Sofonia 3,1-2.9-13 con il commento di Vittorio Cicchetti



Dal libro del profeta Sofonia
Sof 3,1-2.9-13

Testo del brano
Così dice il Signore: «Guai alla città ribelle e impura, alla città che opprime! Non ha ascoltato la voce, non ha accettato la correzione. Non ha confidato nel Signore, non si è rivolta al suo Dio». «Allora io darò ai popoli un labbro puro, perché invochino tutti il nome del Signore e lo servano tutti sotto lo stesso giogo. Da oltre i fiumi di Etiopia coloro che mi pregano, tutti quelli che ho disperso, mi porteranno offerte. In quel giorno non avrai vergogna di tutti i misfatti commessi contro di me, perché allora allontanerò da te tutti i superbi gaudenti, e tu cesserai di inorgoglirti sopra il mio santo monte. Lascerò in mezzo a te un popolo umile e povero». Confiderà nel nome del Signore il resto d’Israele. Non commetteranno più iniquità e non proferiranno menzogna; non si troverà più nella loro bocca una lingua fraudolenta. Potranno pascolare e riposare senza che alcuno li molesti.

 

 

Recita
Cristian Messina

Musica di sottofondo
Emotional Music No Copyright / Dramatic Background Music Creative Commons free to use

Meditazione
Vittorio Cicchetti

Meditazione
Il profeta Sofonìa è uno dei profeti minori, in pratica il suo libro nella Bibbia è paragonabile a uno di quei capitoli secondari alla fine dei libri di testo, che un qualunque professore delle scuole superiori trascurerebbe in caso dovesse finire il programma in fretta. Eppure è profeta a tutti gli effetti e questo passo, anche se apparentemente semplice e poco rilevante, mi ha riservato, analizzandolo alcune sorprese. La storia è sempre quella: Israele, il popolo eletto, trascura la sua alleanza con Dio e il profeta fa da tramite per ammonire il popolo; in questo caso però, Sofonìa chiarisce agli israeliti che il suo popolo eletto non è “l’unico”: tutti i popoli invocheranno il Signore, anche da oltre i fiumi dell’Etiopia quando verrà il giorno. In questo giorno il Signore farà una cosa molto precisa: anziché punire gli israeliti, come spesso viene detto in altri passaggi dell’Antico Testamento, allontanerà tutti i superbi gaudenti lasciando solo un popolo umile e povero. Questa profezia mi fa pensare molto alle conseguenze della predicazione di Gesù Cristo: dopo il suo passaggio il popolo d’Israele, il popolo dell’alleanza, non è stato distrutto o eliminato, ma è semplicemente cambiato. La predicazione di Cristo, per certi aspetti così diversa da quelli che erano i precetti della Legge, ha davvero operato una distinzione fondamentale nel popolo ebraico, tanto da diventare una religione a sé stante. Questo passo della Bibbia oggi mi fa riflettere sul concetto di popolo, perché, come ripete Sofonìa, sono i popoli che Dio chiama, le comunità. Il cristianesimo non è solo una fede individuale che ognuno vive nel suo intimo, è una fede del popolo che insieme cammina verso Cristo, aiutandosi vicendevolmente. Nelle nostre comunità, nelle nostre parrocchie, non dobbiamo dimenticarci degli insegnamenti dati al resto d’Israele, che valgono tanto per noi, singolarmente, ma che ci impongono un’attenzione che esce dal personale: anche a me spetta operare, per far diventare la mia comunità sempre più simile al popolo che Dio vuole.

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