Qoèlet 11,9-12,8 con il commento di Francesca Palmieri



Dal libro del Qoèlet
Qo 11,9-12,8

Testo del brano
Godi, o giovane, nella tua giovinezza, e si rallegri il tuo cuore nei giorni della tua gioventù. Segui pure le vie del tuo cuore e i desideri dei tuoi occhi. Sappi però che su tutto questo Dio ti convocherà in giudizio. Caccia la malinconia dal tuo cuore, allontana dal tuo corpo il dolore, perché la giovinezza e i capelli neri sono un soffio. Ricòrdati del tuo creatore nei giorni della tua giovinezza, prima che vengano i giorni tristi e giungano gli anni di cui dovrai dire: «Non ci provo alcun gusto»; prima che si oscurino il sole, la luce, la luna e le stelle e tornino ancora le nubi dopo la pioggia; quando tremeranno i custodi della casa e si curveranno i gagliardi e cesseranno di lavorare le donne che macinano, perché rimaste poche, e si offuscheranno quelle che guardano dalle finestre e si chiuderanno i battenti sulla strada; quando si abbasserà il rumore della mola e si attenuerà il cinguettio degli uccelli e si affievoliranno tutti i toni del canto; quando si avrà paura delle alture e terrore si proverà nel cammino; quando fiorirà il mandorlo e la locusta si trascinerà a stento e il cappero non avrà più effetto, poiché l’uomo se ne va nella dimora eterna e i piagnoni si aggirano per la strada; prima che si spezzi il filo d’argento e la lucerna d’oro s’infranga e si rompa l’anfora alla fonte e la carrucola cada nel pozzo, e ritorni la polvere alla terra, com’era prima, e il soffio vitale torni a Dio, che lo ha dato. Vanità delle vanità, dice Qoèlet, tutto è vanità.

 

 

 

Recita
Cristian Messina

Musica di sottofondo
Dan Bodan. Mongrel Dance. Diritti Creative Commons

Meditazione
Francesca Palmieri

Meditazione
Nelle parole del Qoèlet ritroviamo oggi l’invito a godere delle età della nostra vita con lo sguardo verso il Creatore che ce l’ha donata. In modo particolare siamo chiamati ad accogliere il tempo della vecchiaia e della morte, in cui «l’uomo se ne va alla Dimora eterna». Così alla fine della nostra vita facciamo i conti con la verità di noi stessi, con la vanità delle cose che non durano e possiamo accogliere ciò che conta davvero e che rimane, ovvero l’amore dato e ricevuto, perché solo questo è ciò che possediamo. Tutto passa e trova senso solo in uno sguardo che ci permette di guardare in alto, verso l’Eterno. Così siamo chiamati a vivere i nostri giorni in una dimensione di “passaggio” che ci fa stare e godere nel qui ed ora, e al contempo ci richiama all’infinito di Dio dove tutto trova senso, e la vita diventa un cammino da vivere in modo appassionato, con i piedi ben piantati a terra e lo sguardo verso quel cielo dal quale veniamo e al quale ritorniamo, perché «lo Spirito torni a Dio che lo ha dato».

Scarica la nostra App su