1Cronache 15,3-4.15-16;16,1-2 con il commento di Giovanni Antonini



Dal primo libro delle Cronache
1Cr 15,3-4.15-16;16,1-2

Testo del brano
In quei giorni, Davide convocò tutto Israele a Gerusalemme, per far salire l’arca del Signore nel posto che le aveva preparato. Davide radunò i figli di Aronne e i leviti. I figli dei leviti sollevarono l’arca di Dio sulle loro spalle per mezzo di stanghe, come aveva prescritto Mosè sulla parola del Signore. Davide disse ai capi dei leviti di tenere pronti i loro fratelli, i cantori con gli strumenti musicali, arpe, cetre e cíbali, perché, levando la loro voce, facessero udire i suoni di gioia. Introdussero dunque l’arca di Dio e la collocarono al centro della tenda che Davide aveva piantato per essa; offrirono olocausti e sacrifici di comunione davanti a Dio. Quando ebbe finito di offrire gli olocausti e i sacrifici di comunione, Davide benedisse il popolo nel nome del Signore.

 

 

Recita
Criatian Messina

Musica di sottofondo
F.Chopin. Préludes. Op.28. No.13 "Loss". Performer Ivan Ilic. Diritti Creative Commons. Musopen.org

Meditazione
Giovanni Antonini

Meditazione
Quando facciamo festa, cerchiamo sempre di realizzare una grande e bella festa. Se ci chiediamo quali siano i fattori essenziali per rendere vera una festa, dobbiamo soffermarci su alcuni dettagli. Il primo è il fatto che non si può fare festa da soli. Per tale ragione Davide convoca «tutto Israele a Gerusalemme», perché festa è sinonimo di insieme, e solo insieme si può festeggiare. Il secondo dettaglio che dobbiamo evidenziare è la musica. Non penso di essere mai andato ad una festa dove non ci fosse stata una cassa che potesse emanare il giusto sottofondo. Ma a cosa serve la musica durante una festa? Me lo sono domandato molte volte, specialmente quando sono vicino a un amico e non riesco a comprendere le parole che mi dice perché la musica è troppo alta, oppure quando torno a casa e mi iniziano a fischiare le orecchie. Perché la musica? Ho sempre pensato che la musica dovesse essere un escamotage per riempire la serata, per far si che il silenzio non fosse il protagonista. Un po’ penso sia così, ma penso anche che in questo brano venga dato il giusto ruolo alla musica. «perché levando la loro voce, facessero udire i suoni di gioia». La musica è un mezzo; il fine è la gioia. E gioia è il terzo fattore essenziale di una festa. È festa quando c’è gioia. Qui c’è la chiave di volta. La gioia deve essere il centro della nostra vita di uomini. La nostra vita deve essere una continua ricerca della gioia, la gioia vera, quella gioia che senti dentro e ti lascia un senso di pace, serenità, quiete, ma contemporaneamente ti dona una voglia assurda di vivere, di condividere, di amare. Ecco, penso che la vita dell’uomo, la mia vita, la tua vita, proprio la tua che stai ascoltando queste parole, deve essere un inno di gioia. Pier Giorgio Frassati disse: «Tu mi domandi se sono allegro; e come non potrei esserlo? Finché la fede mi darà la forza sarò sempre allegro. Ogni cattolico non può non essere allegro». Ho queste parole incollate sul muro della mia scrivania, belle grandi, affinché ogni volta, anche nei giorni più bui, mi ricordi che vivere significa ricercare la gioia, essere allegri, contemplare il divino. Non sono stupido, so che essere gioiosi è faticoso, quasi impossibile, perché viviamo in un mondo dove non è il sorriso della persona che abbiamo davanti che conta. Ho sempre pensato che ognuno di noi abbia un compito, e penso che il mio sia quello di donare gioia. Nonostante tutto, nonostante ogni fatica, diverbio, problema, l’importante è tornare alla fonte della gioia. Quella fonte che ci è sempre accanto, che anzi è sempre dentro di noi pronta ogni volta a sorreggerci, ad accompagnarci e a prenderci in braccio. Fare festa è bello, se si fa insieme, con un po’ di musica, e con gioia. La gioia della vita. La gioia di vivere.

 

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