Lettera di Giuda 17,20-25 con il commento di Vittoria Salvatori



Dalla Lettera di Giuda
Gd 17.20-25

Testo del brano
Voi, o carissimi, ricordatevi delle cose che furono predette dagli apostoli del Signore nostro Gesù Cristo. Costruite voi stessi sopra la vostra santissima fede, pregate nello Spirito Santo, conservatevi nell’amore di Dio, attendendo la misericordia del Signore nostro Gesù Cristo per la vita eterna. Siate misericordiosi verso quelli che sono indecisi e salvateli strappandoli dal fuoco; di altri infine abbiate compassione con timore, stando lontani perfino dai vestiti, contaminati dal loro corpo. A colui che può preservarvi da ogni caduta e farvi comparire davanti alla sua gloria senza difetti e colmi di gioia, all’unico Dio, nostro salvatore, per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore, gloria, maestà, forza e potenza prima di ogni tempo, ora e per sempre. Amen.

 

 

Recita
Cristian Messina

Musica di sottofondo
Gabriele Fabbri

Meditazione
Vittoria Salvatori

Meditazione
In questo brano Giuda mette in guardia chi lo sta ascoltando da alcuni impostori, come li definisce lui «gente che non ha lo Spirito», ed esorta i suoi ascoltatori a vivere invece secondo la fede, seguendo gli insegnamenti dell’unico che parla di verità e misericordia. Secondo alcuni studiosi Giuda si riferiva ai falsi maestri che, in quel tempo, predicavano con lo scopo di influenzare le comunità dei credenti o, secondo altri, si tratterebbe degli gnostici, persone che si autoproclamavano come le uniche a conoscere la verità. In sintesi Giuda ci dice: “guardatevi bene da coloro che vivono di soli istinti e pregate continuamente e con fiducia, con la certezza che alla fine dei tempi il nostro Salvatore ci condurrà alla vita eterna”. Ma chi sono oggi questi “impostori” che vivono di istinti? Se penso al mondo in cui viviamo oggi, sono tantissimi gli esempi di persone che, perdendo di vista ciò che conta davvero, il fine ultimo della nostra esistenza, vivono unicamente per apparire, guadagnare e dettare mode che altri devono seguire senza pensare; basti pensare al mondo dei social nel quale il pilastro principale è l’apparenza, dove non sei veramente amico di una persona se non posti una foto con lei o con lui, dove non sei stato veramente in vacanza in un luogo se non pubblichi foto del viaggio, dove vige una legge non scritta: “posto quindi sono”, in altre parole: per far vedere chi sono, che persone frequento e i posti che visito, lo devo postare sui social altrimenti è come se non fosse vero, è come se non avessi mai fatto quelle cose. E così si perde di vista il vero senso delle amicizie, il vero bello dei viaggi o delle esperienze..
Un altro esempio che mi viene in mente è la pubblicità, innocui video di pochi secondi che però fanno nascere in chi li guarda il desiderio di avere quell’oggetto, anche se in realtà non c’è la vera esigenza di possederlo. Citando un famoso film: «La pubblicità ci fa inseguire le macchine e i vestiti.. facciamo lavori che odiamo per comprare cose che non ci servono» (Fight Club). Oppure, per citare un altro esempio, la tecnologia sempre più avanzata, che ci fa avere tutto ciò che desideriamo in tempi brevi e ci allontana dal valore dell’attesa.. l’attesa: un valore che oggi viene sempre più messo da parte, ma fondamentale quando si parla di maturare qualcosa di semplice, come una piantina, o qualcosa di più importante come una relazione. Ed è anche di attesa che si parla in questo testo di Giuda. Noi cristiani siamo chiamati all’attesa, un’attesa fiduciosa, piena di speranza e avvolta dalla grazia dello Spirito Santo. I tempi di Dio non sono i tempi nostri, ma per molti è diventato difficile aspettare, mentre è più facile seguire ciò che da una soddisfazione immediata ma destinata a consumarsi in breve. E come possiamo noi cristiani trasmettere oggi l’importanza dell’attesa, in un mondo che è abituato ad avere tutto subito, che non è abituato ad aspettare? Come possiamo spiegare a coloro che seguono gli “impostori” che, invece, ciò che ci donerà il Signore, se saremo capaci di attendere, supererà ogni nostra aspettativa e sarà per sempre? Sicuramente, provando ad essere noi i primi a farci portatori di ciò che ci chiede il Signore, essendo testimonianza per gli altri con la nostra stessa vita e con le azioni del nostro piccolo mondo quotidiano; riscoprendo la meditazione e imparando a valorizzare le relazioni personali, puntando più alla qualità che alla quantità. Sembra banale, ma l’esortazione della lettera a “prenderci cura” del prossimo che è indeciso, che vorrebbe seguire maggiormente la via spirituale, ma è continuamente riportato nel modo consumistico e virtuale odierno da stimoli più o meno espliciti, lo possiamo fare solamente dedicandoci di più all’introspezione, per saper meglio comunicare la gioia che deriva dalla Via del Signore, e alla comunicazione di questa nostra certezza all’altro, nella dimensione intima della relazione. A mio parere, quindi, per farci portatori veri del messaggio di Gesù, dobbiamo costringerci a creare alcune di queste relazioni sempre più forti, con basi che non cedano al primo vento che cambia.

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