Lettera di Giuda: Introduzione



Introduzione alla Lettera di Giuda
Sull’autore di questa breve lettera – formata da appena 25 versetti – non c’è chiarezza al cento per cento, dato che è attribuita dalla tradizione a colui che gli evangelisti Matteo e Marco chiamano Taddeo, mentre per Luca si tratta di Giuda, «figlio di Giacomo». Nell’incipit della stessa l’autore si autodefinisce tuttavia «servo di Gesù Cristo e fratello di Giacomo».. Ciò non toglie che possa trattarsi in ogni caso della medesima persona, anche se la Bibbia TOB (acronimo francese per indicarne la Traduzione Ecumenica, frutto della collaborazione fra cattolici, protestanti e ortodossi) non è di questo parere, soprattutto per via della datazione: composta intorno agli anni 80-90 d.C., sarebbe forse da attribuire ad un discepolo di Giuda, “fratello del Signore”, o comunque a qualcuno che si rifà ai suoi insegnamenti. 

Si tratta dell’ultima lettera proposta nella Bibbia, una delle sette definite Cattoliche, così chiamate per primo da sant’Ignazio di Antiochia († 107) per via della loro destinazione “universale” (katholikós in greco), rivolta cioè ai cristiani in genere. 

Il suo contenuto avverte anzitutto i destinatari di una minaccia che incombe: la fede è in pericolo a causa dei “falsi maestri”, probabilmente persone capaci di influenzare la comunità dei credenti, predicatori autorevoli per i quali, una volta che il vangelo ha “abolito” la legge di Mosè, ecco che tutto diventa lecito. Per alcuni studiosi si tratterebbe degli gnostici, coloro i quali pretendevano di essere gli unici a conoscere la vera dottrina (gnosi, “conoscenza”), concependosi come una sorta di elite spirituale che disprezzava la carne – salvo poi abbandonarsi a vizi di ogni genere – ed esaltava lo spirito, ragion per cui Giuda ironizza al versetto 19 definendoli «uomini psichici» (secondo la traduzione letterale greca).  

Lo scritto, che precede ma somiglia abbastanza alla Seconda Lettera di Pietro, entrò a fatica nel canone biblico, forse perché – secondo san Girolamo – cita fonti apocrife, ovvero non riconosciute dalle Chiese, su tutte il libro di Enoch.

In sintesi, i cristiani sono invitati ad essere misericordiosi con chi è stato ingannato dai “falsi maestri”, senza tuttavia dimenticare la prudenza, una delle quattro virtù cardinali, quella che dispone a discernere in ogni circostanza il vero bene, scegliendo i mezzi adeguati per compierlo.     

 

Recita
Cristian Messina

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Gabriele Fabbri

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