Evangelizzazione 2017. Omelia di don Valerio Celli



Testo dell'omelia
Capisco che voi siete ubriachi di tante cose belle che avete ascoltato anche da parte dei sacerdoti, da parte di don Gianni, don Franco che ha iniziato e certamente anche di don Giacomo…una volta facendo gli Esercizi spirituali in seminario avevano scelto un bravissimo teologo…dopo tre, quattro giorni si è ammalato ed è dovuto tornare a casa e allora è dovuto subentrare il nostro padre spirituale e ha detto: capisco che voi siete tutti ubriachi adesso di buon vino, dovete però adesso accontentarvi di questo bicchiere di vino…tra amici si beve volentieri un bicchiere di vino anche se non è eccellente, perché c’è l’amicizia, è nata l’amicizia. Il Vangelo di oggi ci parla, noi diremmo di guarigione, però in realtà c’è un’altra parola, di salvezza. Bella domanda, questa, perché se vi chiedono: preferisci essere guarito o salvato? Uno direbbe, se sta male, preferisco essere guarito, poi la salvezza arriverà…arriverà…C’è differenza tra essere guariti e salvati perché posso anche essere guarito da Gesù, ma non basta. Gesù ci salva, perché chi è colpito dalla malattia è bello che si guarisca ed è giusto che si guarisca ma poi ci si riammala ancora…invece la salvezza noi diciamo che è eterna…eterna…
Ora vi racconto la storia, breve - non voglio farla lunga - di due persone che io non ho conosciuto ma che purtroppo (in senso buono) ho dovuto presentare, non so se li conoscete, che nella loro vita hanno sperimentato la salvezza. Tutte e due ammalate. Uno è Gian Battista Tomassi, non so se ne avete mai sentito parlare, è vissuto a cavallo del fine 1800 e gli inizi del 1900, figlio di un amministratore che amministrava i beni dei principi romani, tra cui i principi Barberini. Cresce in una famiglia possiamo dire benestante, solo che è colpito fin da piccolo dalla meningite che lo porterà poi gradualmente su una carrozzella. E arriviamo a vent’anni: non può partecipare alle diverse feste principesche che si svolgono nei palazzi dei principi di Roma perché non era come adesso, la sua malattia lo porta all’isolamento, tanto che dice: “Pensavo sempre di togliermi la vita”. Avevo tanta rabbia dentro di me. Tanta rabbia. Ma voleva fare questo gesto in modo eclatante, era il suo grido, e gli capita l’occasione. L’occasione avviene nel 1903, dove delle nobildonne portano Gian Battista a Lourdes. Non c’erano viaggi organizzati, bisognava fare diverse tappe. Queste nobildonne si uniscono ad un pellegrinaggio, anche questo un po’ disagiato, con il Vescovo di Bergamo, che porterà con sé anche il suo giovane segretario, poi ve lo svelo chi è questo giovane segretario…. Cosa fa Gian Battista Tomassi? Oltre ai panni, la sua valigia, porta con sé la rivoltella di suo padre con cinque proiettili perché aveva deciso che nella grotta di Lourdes si sarebbe sparato in fronte o sulle tempie. Questo era il suo progetto, quindi è andato convinto di questo. Arrivato a Lourdes non è stato possibile subito…il primo giorno lui dice: per caso mi sono venuti a prendere, mi hanno portato, non sono riuscito a mettere la mano dentro la valigia per tirar fuori la rivoltella con cinque colpi…quindi è andata buca la prima volta. La seconda volta invece arriva a prendere la rivolterà e a nasconderla sotto la copertina che gli copriva le ginocchia e se la porta alla grotta…è il momento fatale…il primo giorno aveva studiato anche il posto dove avrebbe fatto questo gesto…più vicino alla grotta…quando lo portano alla grotta non è subito possibile in modo veloce, anche perché aveva difficoltà anche nei movimenti, tirare subito fuori la rivoltella e spararsi alla grotta di Lourdes, per dire: qui non c’è grazia, non c’è niente! …viene subito distratto da un ragazzo come lui che ha le stampelle di legno, che è da solo, da solo cerca di attraversare…c’è un passaggio che si fa sotto…e scivolava perché era un po’ bagnato e si è detto in cuor suo: “Io ho una corte di dame nobili che mi portano, questo non ha nessuno”. In quel momento sente che dentro di lui si spegne il desiderio di suicidarsi e allora chiede alle nobildonne di cercare subito un sacerdote nella giornata, perché sente il bisogno di confessarsi. Questo sacerdote viene trovato ed è questo giovane segretario del Vescovo di Bergamo, che si chiamava Angelo Roncalli. Lui dirà un giorno a Lourdes proprio quando inaugurerà la basilica di San Pio X: io ho conosciuto il vostro fondatore, perché, Angelo Roncalli [gli disse] quando torni a Roma, tu che hai tante possibilità, organizza qualcosa per le persone più ammalate, disabili…E non perde tempo, perché quando è a Roma chiama tutte le sue conoscenze e parte il primo treno degli ammalati, benedetto da San Pio X e nasce l’UNITALSI. Lui non è stato guarito, è rimasto sulla carrozzina, è morto giovane…dovrei guardare bene ma non è arrivato forse neanche a trenta anni, perché non ha visto lo sviluppo di questa associazione, che come il samaritano, pagando di tasca propria porta ammalati, disabili facendo con loro il pellegrinaggio…che non è solo portare, spingere una carozzina ma è il coinvolgersi…il coinvolgersi…e questo grazie ad una conversione. Benedetta Bianchi Porro, l’avete conosciuto? Sapete chi è? Questa ragazza di Forlimpopoli, c’è il processo di beatificazione, (è partito anche per Gian Battista Tomassi), che incontra proprio nel periodo universitario la malattia…perde tutto: la vista, gradualmente prima l’udito, ad alcuni esami viene buttata fuori…non capiscono questa malattia, la SLA…perde la vista, perde la parola, perde tutta la forza della sua persona. Riuscirà solo a comunicare con una mano: un alfabeto che le avevano fatto, quindi con le dita, riusciva a comunicare così…Dove è stata c’era la fila dei giovani, nel reparto dove era ricoverata…è morta nel 1964…nel gennaio del 1964…io e Franco siamo nati dopo qualche mese…c’era la fila per parlare con lei, tanto è vero che la mamma, la sorella, i parenti [le dicevano]: adesso ti devi riposare…lei si arrabbiava, si arrabbiava…qualcuno ha detto: questa bisogna elevarla a patrona dei giovani! Di quelli che avete incontrato perché era sorda, cieca, muta…molte volte succede no? Che non comunichi più con la bellezza dei sensi eppure c’è qualche parte che il Signore ti tiene in vita per comunicare. Benedetta sapete che non solo ha salvato la vita ai giovani..in quello stato lì! In quello stato lì! Ma anche il matrimonio dei suoi genitori, questo lo sanno in pochi…perché ad un certo punto ha sentito che la mamma non era più quella di prima e allora ha insistito e la mamma le ha detto: ”Lo sai che io e papà ci separiamo…”. E lei ha comunicato con le dita e ha detto:“Di quanti centimetri vi separate?”…è stata ironica….[La mamma continuò]: “Non scherzare, ci stiamo separando…”. “Chiamami papà”. “Papà lo sai che non viene qui perché non accetta la tua malattia, sta sempre sulla porta, nel corridoio…”. “Chiamami papà!”. E ha insistito….la mamma dice: vai oltre per favore, vai oltre, ti sta cercando…E comincia a parlare con papà, non chiede niente a papà…Dice: “Papà quanto sei grande, quanto hai fatto per la nostra famiglia! Quanto fai per la nostra famiglia!”. Il papà si scioglie, perché non si era mai sentito dire “grazie” dalla sua famiglia. Benedetta ha sciolto il cuore del papà, papà e mamma si sono rimessi ancora insieme fino all’anzianità. Ha salvato il matrimonio dei suoi genitori, ma arriviamo ad un momento, quasi alla fine perché Benedetta non riuscirà più a scrivere sul diario proprio da quel momento…questo male la prenderà completamente… A Lourdes nel 1964….non so la data precisa…in maggio farà questo pellegrinaggio a Lourdes…conoscerà a Lourdes una ragazza, anche lei inferma, si chiama Maria, è di Trieste…non so se è ancora viva…tutte e due vengono portate imbarellate, stese, davanti alla grotta…Maria dice a Benedetta:”Dammi la mano, preghiamo insieme, una per l’altra, che la Madonna ci guarisca”. Ad un certo punto Maria si alza dalla barella, c’è un miracolo, una guarigione…lei lo scriverà: “Maria è stata guarita!”. Che bello! Che bel segno! Eppure hanno pregato tutte e due insieme. Benedetta no. Anzi Benedetta, tornando da quel pellegrinaggio, la malattia l’aveva presa di più…allora chi sono le due fortunate? Beh, è stata fortunata Maria perché è guarita…Benedetta, poverina….Maria non è santa…Benedetta sì… Chi delle due ha incontrato la salvezza? Benedetta, perché con la sua malattia è stata missionaria d’amore, di pace, di Gesù. Pensate… strumento…strumento…Maria avrà fatto la sua vita, si sarà sposata…però come il Signore passa o attraverso una conversione del cuore come in Gian Battista Tomassi o come in Benedetta, nella sofferenza e nella malattia. Due segni di salvezza, che il Signore ci ha donato. Questo vuol dire che non bisogna mai spaventarsi perché anche se sono un po' lontani nel tempo, però questo ci fa capire che come tutti i giovani che attraversano il tempo, hanno le loro fatiche, i loro travagli e che però il Signore veramente fa grandi cose, come le sta facendo in voi e in chi avete incontrato. Non abbiate paura! Chi avete incontrato, sicuramente piano piano…forse ci sarà in mezzo a loro un nuovo Gian Battista Tomassi…ne abbiamo bisogno…ne abbiamo bisogno…o forse una futura Benedetta Bianchi Porro, in un altro modo, però che saprà comunicare l’amore, la fede.

Omelia di don Valerio Celli alla S.Messa del 10 luglio 2017 in occasione della Missione di evangelizzazione di strada e di spiaggia svoltasi dal 6 al 10 luglio 2017, a Riccione.

Don Valerio Celli è parroco della Chiesa Mater Admirabilis di Riccione

Vangelo del giorno
Matteo 9, 18-26
In quel tempo, [mentre Gesù parlava,] giunse uno dei capi, gli si prostrò dinanzi e disse: «Mia figlia è morta proprio ora; ma vieni, imponi la tua mano su di lei ed ella vivrà». Gesù si alzò e lo seguì con i suoi discepoli.
Ed ecco, una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni, gli si avvicinò alle spalle e toccò il lembo del suo mantello. Diceva infatti tra sé: «Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò salvata». Gesù si voltò, la vide e disse: «Coraggio, figlia, la tua fede ti ha salvata». E da quell’istante la donna fu salvata.
Arrivato poi nella casa del capo e veduti i flautisti e la folla in agitazione, Gesù disse: «Andate via! La fanciulla infatti non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma dopo che la folla fu cacciata via, egli entrò, le prese la mano e la fanciulla si alzò. E questa notizia si diffuse in tutta quella regione.

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