L'infanzia e l'adolescenza (dalla veglia di Alberto Marvelli)



Testo della veglia
Lettore

In casa Marvelli si è respirata sempre la fiducia in Dio e nella Sua Provvidenza. La morte del papà di Alberto non affievolì questa fiducia.
Mamma Maria non era un' insegnante, né aveva titoli, né diplomi.
Eppure si dimostrò una educatrice esemplare: non solo educò i suoi figli nell'amore di Dio, ma trovò il tempo addirittura di insegnare catechismo ai bambini della parrocchia e ad impegnarsi anche a livello diocesano.
La vocazione di Alberto rimane quindi garantita dalla santità di sua mamma per tutta la fanciullezza. Ma è nell'adolescenza che Alberto viene fuori.
I tempi di Dio sono davvero misteriosi!
Nel tempo del travaglio fisico e psicologico, nel tempo della ribellione e della scoperta di sé, nel tempo della paura di se stessi e degli altri, nel tempo più a rischio qual è l'adolescenza, questo fiore sboccia improvvisamente tra gli occhi stupiti di chi gli sta intorno.
E sarà come un fiore di quelli di cui parla il salmo: "Nasce al mattino ed avvizzisce la sera".
In così breve tempo Alberto fece tanto, ma veramente tanto. Tra il mattino e la sera passarono solo 13 anni. Abbastanza per fare tutta la volontà di Dio!

Dio è grande, infinitamente grande, infinitamente buono. Il maggior pericolo per un giovane è costituito prima dagli occhi, poi dalle orecchie. Chi riesce a dominare questi due sensi, la vista e l'udito, ha già fatto un passo importante nella via della perfezione. Non nego che sia difficile, ma con l'aiuto di Dio e di Maria tutto si può. Questo appunto cerco di fare.

Alberto 
E' proprio vero! Cominciai così a convertirmi a Dio: difendendo i grandi valori che mia mamma mi aveva insegnato. Non che non volessi condividere l'età dei miei compagni, ma sentivo dentro di me che non potevo tradire le mie idee.
Se una ribellione c'è stata, mi sono ribellato alla superficialità e al qualunquismo. Sentivo poi che più tenevo stretto ciò che faceva parte del mio patrimonio spirituale e più il mio cuore si riempiva di Dio.
E' stato allora che ho scritto la mia prima pagina di diario, quella che avete appena letto.
La fatica dell'adolescenza è stata per me il canale per incontrare il Dio vivente. Nel diario parlavo dei due sensi principali: la vista e l'udito. Ragazzi non inquinate questi sensi, portano direttamente al cuore!
E allora cominciate con gli occhi, con l'ammirare ciò che Dio vi mostra: non avrete tempo di cercare gli idoli. Il vostro guardare sia sempre un contemplare.
Non fermatevi alla superficie, alla sensualità, e neppure allo scrutare razionale.
Cogliete invece il senso vero delle cose, il loro rapporto con Dio, la bellezza nascosta in esse.
E per quanto riguarda l' udito, porgete l'orecchio a Dio e ai fratelli che vi parlano di Dio. La profondità dell'ascolto non si misura dalla lunghezza dei dialoghi. Per diventare fratelli e sorelle è necessario conoscersi attraverso un comunicare ampio e profondo. E nessuna parola cattiva esca più dalla vostra bocca, ma piuttosto, parole buone che possano servire per la necessaria edificazione, giovando a quelli che ascoltano.

Lettore
"Figlio se ti presenti a servire al Signore preparati alla tentazione". Così scrive il libro del Siracide, e così vive il giovanissimo Alberto allo sbocciare della sua santità. Non c'è santità senza lotta, non c'è santità senza rinuncia, non c'è santità senza libertà dal peccato. Certo il diavolo proprio non se l'aspettava di dover combattere da subito contro questo piccolo soldato di Dio.
Ma se avesse letto meglio la Bibbia avrebbe intravisto già la sua sorte: ''Scrivo a voi giovani perché avete vinto il maligno". E' San Giovanni apostolo, il più giovane dei discepoli, a consegnare ad Alberto la palma della vittoria...

"Fra me e Satana vi è sempre guerra dichiarata; egli tenta di trascinarmi nel peccato, io con ogni sforzo, con l'aiuto di Gesù e della Madonna cerco di reagire, di resistere. Devo resistere; sono nato da Gesù e voglio essere tutto Suo. Quanto bisogno ho del Suo aiuto, come mi sento piccolo davanti alla Sua immensa bontà.
Non ci può essere una via di mezzo, non si possono conciliare Gesù e il diavolo, la grazia ed il peccato.
Non vi devono essere più incertezze; la via é presa: tutto soffrire, ma non più peccare".

Alberto
Non sono stati momenti facili. L'adolescenza l'ho vissuta in tutta la sua pienezza fra l'entusiasmo di chi si sente di spostare le montagne e la paura di non potercela fare.
Nella paura ero attaccato continuamente dal maligno: mi insinuava la sfiducia in me stesso, il dubbio sugli altri. Una voce continua mi diceva:
"Non vedi che non ti capisce nessuno! Fa quello che fanno gli altri e ti sentirai accettato". E' stata dura per me.
Il mio spirito ribelle e il mio orgoglio si sono alleati con Dio. Non ho mai accettato la mediocrità, mai. Sentivo che non potevo cedere ai compromessi, non potevo seguire gli altri sulle strade del male.
Il rischio era forse perdere degli amici, ma per me era niente confronto a perdere la mia dignità. Subito nel cuore ad ogni mia nettezza seguivano due voci.
La prima che mi insinuava il diavolo:
"Povero ragazzo, sei chiuso nei tuoi schemi rigidi. Non ti resta che pensare alle tue cose e sarai sempre solo... ."
L'altra invece di Dio attraverso i suoi angeli: "Alberto non temere io sarò con te per tutti i giorni fino alla fine del mondo".
E questo mi bastava! Il saper Gesù dalla mia parte non mi faceva temere nulla.

"Ci sono due vie per vincere il peccato: una negativa, fuggire le occasioni del male; l'altra positiva, procurarsi occasioni di bene che possa giovarci all'anima. Se uno vuole evitare i peccati, sul punto di commetterli deve ripetere “Gesù mi vede” e così la tentazione fugge".

Così mi ripetevo spesso in quel periodo della mia vita. Assaporavo tutto il gusto della battaglia. Sentivo che il nemico da combattere non era fuori di me, ma dentro di me. La battaglia era tutta interiore.
Combattevo e Gesù mi dava la vittoria.
Questo ho imparato da Gesù; e anche quando i problemi diventarono poi più grandi, con l'avanzare dell'età, il modo per vincerli era sempre quello: chiedere a Gesù la vittoria. Questo mi ha dato una fiducia enorme in me stesso e una immensa sicurezza: ovviamente non nelle mie forze, ma nel Dio dell'universo. Mi sentivo sempre guardato da Gesù, ma non come da colui che è con il fucile puntato pronto a sparare ad ogni minimo sbaglio; ma come da un papà che ti segue sempre discreto, delicato, e soprattutto presente.

Lettore 
Alberto era solito dare a noi aspiranti uno spunto sulle letture della domenica, e quel giorno, giorno dell'Ascensione capitò questa frase “Io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo". Chi ha Dio comunica Dio, e Alberto fece sue queste parole di Gesù e ce le trasmise con una certa commozione. Vi rendete conto di quello che ci dice Gesù?
Non le ha dette mica il saltimbanco della piazza o il parolaio del mercato que-ste parole... le ha dette Gesù!"  
Era chiaro quando parlava. Aveva appena due anni in più di noi, ma ci sembrava che ne avesse venti per l’autorità che aveva nei nostri confronti. Eppure la sua autorità non sopprimeva le nostre personalità. Ci fu uno degli aspiranti che allora gli chiese:
"Ma se Gesù è sempre con noi, allora noi non siamo liberi!?” Alberto avvicinandosi a lui, come un padre che cerca di spiegare gli elementari al figlio gli rispose con un tono di profonda serenità:
"La presenza di Dio non condiziona assolutamente la nostra libertà. Lui sta alla porta e bussa. Ma non vi entra se tu non gli apri. Piuttosto è il peccato che ci priva di libertà e condiziona le nostre scelte.
Il primo passo verso la libertà è vincere il peccato".

Recita
Don Franco Mastrolonardo e i ragazzi del Punto Giovane di Riccione

Autore
F. Mastrolonardo. “Veglia Marvelli”. Punto Giovane, 2015. iBooks. https://itun.es/it/UifY5.l

Chi è Alberto Marvelli
Alberto Marvelli nasce a Ferrara il 21 marzo del 1918 e muore a Rimini il 5 ottobre 1946 ad appena 28 anni. Una vita breve, ma ricca. Secondogenito di sette fratelli Alberto si stabilì con la sua famiglia a Rimini nel 1930. Qui frequentò l'oratorio salesiano, di cui visse intensamente la vita. Dopo le scuole primarie e il ginnasio, si iscrisse al Liceo Classico Giulio Cesare… Prestò servizio militare a Trieste nel '41 e a Treviso nel ’43 fino all'otto settembre. Nel giugno del '42 si laureò in ingegneria meccanica a Bologna. Per alcuni mesi del 1942 fu impiegato alla Fiat di Torino all'ufficio progetti. Nell'anno scolastico 1942/43 fu insegnante presso l'Istituto Tecnico Industriale di Rimini. Nel periodo bellico e post-bellico della seconda guerra mondiale, dal 1940 al 1946, nella Rimini martoriata e distrutta dai bombardamenti, fu figura di grande rilievo, non solo per l'integrità di vita, ma anche per l'impegno sociale e politico. Cattolico fervente, uomo di fede e di preghiera, visse il suo impegno laicale nella costruzione della città terrena, con competenza, onestà, rettitudine: fu buon amministratore dei beni pubblici. Fu assessore comunale con l'incarico dell'Ufficio Alloggi e Ricostruzione; ingegnere responsabile della locale sezione del Genio Civile. Militò nelle organizzazioni cattoliche; vice presidente dell'Azione Cattolica, presidente dei laureati cattolici, membro del direttivo della Democrazia Cristiana. Il 5 ottobre 1946, mentre si recava a tenere un comizio per le elezioni amministrative - anche lui era nel lista per la D.C. - morì investito da un camion militare.

Scarica la nostra App su