Luigi Maria Epicoco sulla preghiera



Ora è sempre molto pericoloso dire qualcosa sulla preghiera perché in realtà, vedete, ci sono alcune cose nella vita che per imparare a farle bisogna farle, non parlarne. Se una persona vuole imparare a portare la bicicletta non deve seguire un corso teorico di come si pedala, di come si muovono i piedi, eccetera, di come bisogna stare in equilibrio. Magari qualche dritta di qualche minuto, ma poi alla fine una persona impara a portare la bicicletta provando a portarla. Nella preghiera è la stessa cosa, la preghiera è una scienza pratica. Si cresce nella preghiera pregando, non ascoltando conferenze.
Allora lo scopo di questo nostro incontro è far venire voglia di pregare, non sostituire questa conferenza, invece di pregare ascoltiamo una conferenza sulla preghiera. Ho pensato con voi così, questa sera di fare un piccolo itinerario, un breve cammino che potesse dire qualche cosa che spero possa ritornarvi utile personalmente per quella che è la vostra esperienza di preghiera.
Ma permettetemi di chiarire i termini perché c'è un grande fraintendimento tra noi cristiani. Noi molto spesso confondiamo la preghiera con le preghiere. Che cosa voglio dire? Che molto spesso noi intendiamo per preghiera le formule di preghiere che pronunciamo. Ma guardate che una persona può dire molte preghiere e non pregare. Cioè può ripetere delle parole che in realtà non sono collegate per niente a sé stesso, al proprio cuore, alla propria mente, alla propria vita. E tutto questo ci dà l'illusione che stiamo pregando, ma in realtà stiamo andando a vuoto.
Allora è molto importante per noi chiarirci bene le idee su che cosa sia la preghiera innanzitutto e spero di portarla davvero alla portata di mano di ciascuno di noi. Cioè accorgerci che ci sono delle cose che ci introducono nella preghiera e forse noi già facciamo senza rendercene conto. E che attraverso di esse noi possiamo crescere in questa arte meravigliosa.
Ma se noi dovessimo partire proprio da una domanda, che cos'è la preghiera? Noi dovremmo rispondere in questo modo: la preghiera è un rapporto, una relazione. E voi sapete che per esserci una relazione ci devono essere almeno due persone. Due persone che entrano in rapporto e relazione tra di loro. Senza queste due persone che entrano in relazione non ci può essere nessuna preghiera o perlomeno non ci può essere nessuna preghiera cristiana. Noi possiamo avere dei gesti, dei riti, che possono essere anche scaramantici, superstiziosi. Li abbiamo cristianizzati magari, ma non hanno niente a che fare con la preghiera.
Perché tu ti accorgi della preghiera soltanto quando ti accorgi che Dio c'è, esiste e ti ama. Allora tu entri in rapporto con Lui. Si tratta allora di capire in che modo noi siamo in relazione con questo Dio e come costruiamo la relazione con questo Dio. E voi sapete che ciascuno di noi è unico e irripetibile. Cioè abbiamo un carattere, una sensibilità, alcune cose che ci aiutano, altre cose invece di cui noi facciamo un po' resistenza.
Insomma, ciascuno di noi quando ha un amico, quando ha un'amica e costruisce una relazione con una persona, lo fa a modo suo, lo fa così com'è. Usa la propria voce, il proprio carattere, la propria indole. Quindi non c'è niente di più personale della preghiera. Perché per pregare devo essere io a pregare. Non devo usare la preghiera di qualcun altro, fare come fa qualcun altro, ma devo trovare il mio modo di pregare, quello che mi aiuta ad esprimere me stesso fino in fondo.
Avete presente, in mezzo a voi sicuramente ci sono persone che hanno figli, no? E chi ha più figli si accorge che ogni figlio è unico, cioè non assomiglia a un altro. Ci sono figli che sono molto vivaci e figli che sono molto riservati. Figli che sono molto affettivi e figli invece che fanno fatica a manifestare l'affetto. Poi dipende anche un po' dall'età, diciamo.
Però vedete, già lì vi accorgete subito che ognuno ha un suo modo di esprimere il suo bene e il suo amore. Alcuni di noi amano usare le parole per esprimere l'amore, amano parlare, raccontare, ed è una cosa buonissima. Altri invece sostituiscono alleparole i gesti. A volte un sorriso, una mano stretta, un abbraccio. Che cos'è meglio, l'una o l'altra? Entrambe. Se esprimono me stesso è un bene, va benissimo così. Quindi si tratta di capire ciò che più aiuta me, ciò che mi fa essere me stesso in questa relazione con il Signore. Ma ve lo ripeto, innanzitutto noi dobbiamo domandarci se abbiamo capito che il Signore c'è, esiste e che vuole costruire con me un rapporto, una relazione. Perché senza questa convinzione di fondo non può sussistere nessuna vita di preghiera.
E noi possiamo sì dirci cristiani sulla carta, teoricamente, cristiani che ammettono che da qualche parte, forse in una chiesa bella così, c'è il Signore. Ma poi dentro la nostra vita così com'è. Così non è. Cioè ognuno di noi vive invece come se fosse solo, senza costruire nessuna relazione con questo Dio che Gesù ci ha annunciato e ci ha detto che è il nostro Padre e che ci ama.
Allora, se noi partiamo da questa cosa, cioè da questa definizione che la preghiera è una relazione, ed è una relazione in cui io devo essere completamente me stesso, devo capire ciò che più mi fa esprimere il mio modo di essere, devo trovare la mia dimensione, il mio linguaggio, il mio alfabeto. Quindi il vero sforzo è uno sforzo di comprendere la mia misura, il mio modo di entrare in questo bene.
È anche vero che questa relazione non è detto che si poggia sul bene. Voi sapete che io posso costruire una relazione con una persona che non è basata sul bene, magari è basata sulla paura. Io ho paura di Dio, per questo sono in rapporto con Lui. Ho paura della fine che posso fare della mia vita, ho paura del suo giudizio, ho paura di finire all'inferno, ho paura di essere punito. Allora costruisco tutta una vita di preghiera che è posata sulla paura. A messa ci vado, certo, paura, per questo vado a messa. La mattina un segno di croce me lo faccio, certo che me lo faccio, anche la sera. E dico una serie di preghiere anche, perché? Perché ho paura che se non dico quelle preghiere, se non faccio quel segno di croce, se non vado a messa la domenica, mi succede qualche disgrazia. Vedete? C'è un rapporto con Dio, ma quel rapporto con Dio è tutto costruito sulla paura, non sul bene.
Molti di noi, senza rendersene conto, possono avere una vita cristiana in cui il rapporto con Dio è basato principalmente su questa cosa terribile della paura. Questo viene un po' dalla nostra storia personale. Quando noi non abbiamo vissuto magari delle esperienze nella nostra vita positive, questa negatività la portiamo anche nel rapporto con Dio.
Ma c'è una seconda parola molto pericolosa, cioè tu puoi costruire un rapporto con una persona che non soltanto è basato sulla paura, ma su un'altra faccenda serissima per noi esseri umani. Lo sapete qual è? Il senso di colpa. Noi possiamo stare in rapporto con una persona per senso di colpa. E questo è terribile, perché quando tu vuoi bene a una persona per paura o per senso di colpa, tu non vuoi bene a quella persona. Tu sei schiavo di quel rapporto. Quel rapporto è un rapporto tossico, che non ti aiuta a crescere, non sprigiona il meglio di te.
Scusate se continuo a fare l'esempio di un figlio, ma forse così capiamo meglio che cosa vorrei dire. Se io di mia madre ho paura, se mia madre mi fa sentire continuamente sbagliato in colpa, secondo voi come cresco io? Sano? Secondo voi riesco a tirar fuori il meglio di me o cresco insicuro? Secondo voi un bambino che ha paura e si sente continuamente sbagliato, che cosa vede nel mondo? Gioia, luce, pace? O vede pericoli, nemici e sta sempre sulla difensiva, sta sempre in ansia, è sempre teso? E questo perché? Perché è vero che ha un rapporto con la sua mamma, col suo papà, ma quel rapporto è basato sulla paura e sul sentirsi sbagliato.
Ora nessuno di noi vorrebbe un genitore così. Eppure certe volte ci è capitato di avere qualcuno che ci ha voluto bene in maniera sbagliata. Si tratta di farci questa domanda molto seria. Nella nostra vita di fede che rapporto abbiamo con Dio? Abbiamo paura di Lui?Ci sentiamo sempre inadeguati davanti a Lui? O abbiamo capito che lì dove c'è Dio c'è l'esperienza dell'amore? Che significa sentire? Che l'esperienza dell'amore, che significa sentirsi amati? Primo, quando una persona si sente amata, si sente protetta, non si sente sbagliata, sente di poter esprimere quello che pensa. Una persona che si sente amata tira fuori il meglio di sé, una persona che si sente amata cresce sicura, una persona che si sente amata trova il coraggio di fare delle scelte. Se io ho paura di te, delle tue reazioni o di come mi guardi, io non rischio niente nella mia vita, vivo sempre nel mio guscio.
Allora questa preghiera può cambiare completamente la nostra vita, quando noi ci ricordiamo che tutto l'annuncio del Vangelo, quando qualcuno vi dice ma tu il Vangelo lo conosci? Voi dovete subito rispondere che magari non conoscete a memoria ogni singolo versetto, ma voi il Vangelo lo conoscete benissimo perché la buona notizia del Vangelo è che noi siamo amati e siamo amati fino al punto che il Figlio di Dio ha dato la vita per ciascuno di noi. Questo basta e avanza a dire che noi conosciamo il Vangelo.
Ora questa esperienza dell'amore è la base della nostra esperienza di preghiera? Questa è la domanda vera. Perché vedete un po', se io comincio a vivere una vita di fede e una vita di preghiera che esprime non questo amore ma che esprime tutto quello che vi ho detto prima, esteriormente io posso vedere una persona molto religiosa, esteriormente posso vedere una persona praticante, ma nella sostanza quella persona è come se vivesse nell'inferno. Perché? Perché non si sente guardata nella maniera giusta. Allora significa che quella persona ha bisogno di essere evangelizzata, ha bisogno di essere convertita e tutti noi nella vita a un certo punto abbiamo bisogno di rifare il tagliando. Abbiamo bisogno di domandarci che fede ho io e da che cosa si vede la mia fede, da come prego e come prego.
Ecco, qui inizia la seconda parte di quello che voglio raccontarvi questa sera. La prima cosa, vedete, è che finché un cristiano non prega è ateo. Noi siamo convinti che gli atei sono quelli che dicono che Dio non esiste. In realtà non è così. Si può essere atei dicendo che Dio esiste. Io sono ateo perché vivo come se Dio non esistesse. Se io sono in casa con una persona e a questa persona io non le rivolgo la parola, non la guardo, non costruisco nessun rapporto di bene, c'è e basta questa persona, ma io la ignoro. Secondo voi, una persona che vive come se fosse da sola può dire di avere una relazione con qualcuno? No. Allora, la stessa cosa è per un cristiano. Un cristiano che non prega è un ateo. Vive come se Dio non ci fosse. E qui il problema è serio. Lo sapete perché? Perché Gesù nel Vangelo a un certo punto dice così, pregate e vegliate per non cadere in tentazione. In pratica, solo quando preghiamo veniamo messi nella situazione in cui possiamo vincere il male. Quando invece non preghiamo, noi siamo completamente in balia del male, anche se non ce ne accorgiamo.
Perché vedete, il male non ha lo scopo semplicemente di farci sbagliare. Noi siamo convinti che il male è quello che ci fa accadere una disgrazia. Ma il male è quello che ci fa vedere le cose alla maniera di questo mondo, che ci fa vivere come tutti gli altri esseri di questo mondo, che non ci fa vedere le cose come le vede Gesù, che non ci fa vedere dietro tutte le cose che accadono dentro la nostra vita un significato più grande, più profondo. E soprattutto quando dentro la nostra vita si affaccia un'esperienza difficile, quando noi ci accorgiamo di dover vivere una croce, ad esempio, se tu non hai lo sguardo della fede, quella croce ti uccide, ti schiaccia, ti annulla. Se hai lo sguardo della fede ti accorgi che attraverso quella croce tu puoi santificarti. Tutto cambia. Lo sguardo che abbiamo sulla realtà, lo sguardo che ci dona Gesù, fa cambiarecompletamente la nostra vita. Ma noi come facciamo ad apprendere questo sguardo? Beh, penso che anche a Procida si dica questo detto popolare, no? Chi va con lo zoppo impara a zoppicare. Cioè, certe cose tu le impari solo se frequenti qualcuno. Allora, se tu frequenti Cristo, anche se non te ne accorgi, cominci a ragionare come ragiona Lui, a guardare le cose come le guarda Lui, a stare al mondo come sta Lui, a costruire relazioni come le costruiva Lui. Non c'è bisogno di grandi spiegazioni. La frequenza con una persona ti lascia qualcosa addosso. Noi assomigliamo sempre a chi frequentiamo, eh? Nella preghiera noi decidiamo di frequentare Gesù e frequentando Gesù cominciamo ad assomigliare a Lui. Quindi la prima vera grande cosa per noi è questa: è cominciare a pregare. Certo, se una persona prega male, tu puoi sempre aggiustare la preghiera di una persona che prega male. Ma se una persona non prega, che aggiusti? Allora, noi possiamo crescere nella preghiera se preghiamo. Si tratta quindi di iniziare una qualunque esperienza di preghiera e poi di raddrizzare il tiro, e poi di accorgerci che man mano noi possiamo migliorare in qualcosa.
Ma forse vi stupirà sentirmi dire una cosa, che è questa. Sapete quando inizia la preghiera? La preghiera innanzitutto non è un'iniziativa nostra, è un'iniziativa dello Spirito Santo dentro di noi. E il primo modo attraverso cui noi iniziamo a pregare è desiderare di pregare. Forse non ci riusciamo, ma abbiamo un desiderio profondo di imparare a pregare, un desiderio profondo di prendersi uno spazio per la preghiera. Poi alla fine non ci prendiamo questo spazio, non facciamo nulla, ma questo desiderio della preghiera è già preghiera. Quando ogni tanto viene qualcuno a confessarsi e mi dice, padre io non so pregare, ho un grande desiderio di pregare ma non so pregare. Io gli dico, hai iniziato. La preghiera è questo desiderio. Se tu hai il desiderio di pregare, tu stai già pregando. I grandi santi, anche quelli che sono arrivati alle altezze più alte della vita spirituale, avevano sempre la sensazione di non saper pregare. E avevano sempre il desiderio di voler imparare la preghiera. Quindi non disprezzate voi stessi quando avete questo desiderio, pensando che in realtà siete incapaci, che non sapete pregare.
Poi non vi dico quando una persona dice, ma io vedo gli altri, io non riesco a pregare come gli altri. Io vedo quelli che si riescono a stare mezz'ora davanti al Santissimo, io mi distraggo. Quelli che dicono il rosario, a me dopo la terza Ave Maria sono altrove. Quelli che fanno silenzio, ma io nel silenzio impazzisco. Non vi dovete mettere a paragone con gli altri. Questo è un errore terribile. Ve lo ripeto, per quello che vi ho detto prima, ognuno di noi ha il suo modo di pregare. Ciò che aiuta me potrebbe non aiutare voi. Allora, quando io ho capito che cos'è che mi aiuta in questa relazione con Gesù, questa cosa io la coltivo. Questa cosa io la porto avanti, la approfondisco dentro la mia vita.
Vedete, siamo partiti dicendo, per migliorare la preghiera, tu almeno devi iniziare a pregare. Dice, ma da dove inizio? Inizia con quello che sai. Da bambini, spero, a tutti noi hanno insegnato qualche preghiera. L'inizio di ogni preghiera è quella che si chiama la preghiera vocale. Che cos'è la preghiera vocale? È la preghiera che facciamo con le nostre parole, con la nostra bocca. All'inizio di questo nostro incontro noi abbiamo pronunciato l'Ave Maria. L'abbiamo pronunciata perché la conosciamo a memoria.
Attenzione, quando la preghiera vocale è una preghiera efficace? Non soltanto quando tu ripeti delle parole, ma quando tu hai la consapevolezza delle parole che stai dicendo. Non so se ci avete mai pensato. Quando noi diciamo Ave Maria, da dove abbiamo preso queste parole? Ave Maria. Le abbiamo prese dal Vangelo di Luca. Sono le parole che l'angelo Gabriele rivolge alla Madonna, che le dice rallegrati Maria, ti saluto o piena di grazia, il Signore è con te. Ora voi pensate che noi quandoci rivolgiamo alla Madonna abbiamo in bocca le parole dell'arcangelo Gabriele. Ave Maria, piena di grazia, il Signore è con te. Tu sei benedetta fra le donne. Sono le parole che Elisabetta pronuncia quando Maria entra in casa. A che cosa debbo che la madre del mio Signore venga presso di me? Tu sei la benedetta fra tutte le donne. Tutte le generazioni ti chiameranno beata, benedetta fra le donne. Benedetto il frutto del tuo seno Gesù, il frutto che Maria si porta nel grembo. Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Ora, pensate a questa potenza di una preghiera in cui per tutta la vita noi, ripetendo l'Ave Maria, abbiamo detto alla Madonna, prega per noi ora e quando sarà il momento più difficile della nostra vita, che sarà la fine di questo viaggio. Ora, se per tutta la vita abbiamo ripetuto alla Madonna questa cosa, secondo voi, quando ci troviamo in punto di morte, non la ritroveremo lì ad aiutarci? Non la ritroveremo lì a prenderci per mano e ad accompagnarci in quell'ultimo viaggio? Ma noi non ci pensiamo, perché abbiamo trasformato la preghiera vocale, sapete in che cosa? In una recita, in una poesia. Allora io vi dico, tornate a pregare usando le preghiere vocali. Ma queste preghiere non devono essere una pappardella che noi ripetiamo a memoria. Una filastrocca. No, noi dobbiamo pensare a quelle parole, dare un peso a quelle parole, essere consapevoli di quelle parole.
E quante preghiere dobbiamo dire? Guardate, basta che tu dici bene un'Ave Maria, che un intero rosario senza pensarci. Già soltanto se all'interno di una giornata, per qualche istante, noi ci fermiamo a pregare bene una di queste preghiere:
- Il Padre nostro,
- L'Ave Maria,
- Un ricordo per i defunti,
- L'affidamento all'angelo custode.
Guardate che noi stiamo pregando. E senza rendercene conto, la grazia di Dio comincia a operare dentro di noi. Perché sapete cosa succede? Quando tu entri in relazione con Dio, ciò che ti passa, il bene. Il bene, noi teologicamente lo chiamiamo la grazia. Significa che l'amore di Dio entra dentro la tua vita. E quando le persone si sentono amate, guariscono. Quando le persone si sentono amate, risorgono. Quando le persone si sentono amate, trovano il coraggio di fare qualcosa. Una sola Ave Maria recitata così, vi ha già donato la preghiera di cui vi sto parlando. Ma non accontentatevi di questa preghiera. Tra le preghiere vocali c'è un altro tipo di preghiera, che è la vostra. Cioè, dobbiamo imparare a parlare con Dio.
Anche in questo caso vi uso un'immagine familiare, che tante volte mi capita di usare. Forse perché l'ho fatto io da bambino, o forse perché lo vedo anche nei bambini, nei figli delle persone che sono accanto a me. I bambini molto spesso hanno il desiderio, soprattutto quando sono piccoli, quando cominciano l'asilo, la scuola, hanno il desiderio di raccontare. Di raccontare che cosa è successo, che cosa hanno vissuto, che cosa hanno fatto, l'amichetto che si è preso la penna e che poi mi ha spinto, e poi abbiamo fatto il disegno e la maestra mi ha detto, mi ha fatto.

Incontro tenuto da Don Luigi Maria Epicoco presso la parrocchia Maria SS. della pietà e S. Giovanni Battista in Procida. Guarda il video su youtube

 

Parlare di preghiera è sempre rischioso, perché la preghiera non si impara con le parole ma con l’esperienza. Come andare in bicicletta, si impara pregando, non ascoltando conferenze. Questo incontro non vuole spiegare tutto sulla preghiera, ma suscitare il desiderio di iniziare o approfondire un rapporto personale con Dio. La preghiera, infatti, non è una serie di formule, ma una relazione viva e autentica con un Dio che ci ama. Spesso, però, rischiamo di pregare mossi dalla paura o dal senso di colpa, dimenticando che il fondamento vero della preghiera cristiana è l’amore. Solo sentendoci amati possiamo entrare in dialogo vero con Dio, trovare il nostro modo personale di pregare e crescere nella fede. Perché, in fondo, un cristiano che non prega vive come se Dio non esistesse. E senza preghiera, non abbiamo lo sguardo giusto per affrontare la vita, soprattutto nei momenti di prova.

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