Luca 11,29-32:" I segni: pretesi o accolti?".



Parola del Signore
Dal Vangelo secondo Luca 11,29-32

Testo del Vangelo
In quel tempo, mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire:
«Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona. Poiché, come Giona fu un segno per quelli di Nìnive, così anche il Figlio dell'uomo lo sarà per questa generazione.
Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro gli uomini di questa generazione e li condannerà, perché ella venne dagli estremi confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone.
Nel giorno del giudizio, gli abitanti di Nìnive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona».

 

Meditazione
E' una generazione malvagia. E sapete perché? Perché cerca segni.
Proviamo a capirci meglio. Cos'è il segno? Il segno, nella sua spiegazione più elementare, è un indicatore che porta una informazione o un significato connesso a ciò che rappresenta.
Ad esempio, un segnale stradale è un segno che fornisce indicazioni sulla direzione da seguire, oppure il fumo in lontananza è un segna che dice un fuoco ect. I segni, inoltre, sono naturalmente comprensibili.
Anche l’animale capisce i segni. Se prendi il guinzaglio, il cane lo coglie come il segno che uscirai a passeggio con lui, e si mette a saltare.
L’uomo, però, a differenza degli animali, riesce a leggere la realtà come segno dell’ amore di Dio per gli uomini. Di contro, riesce anche a stravolgere la comprensione dei segni. Come si dice: scambia lucciole per lanterne. Se indichi a qualcuno la luna, è facile che lui ti guardi la punta del dito, piuttosto che la luna. Quindi è facile che piuttosto che guardare l'Amore di Dio, ci fossilizziamo sul segno. E questo crea dei seri problemi, soprattutto nell'ambito religioso. Perché, se il segno perde il significato a cui si riferisce, il segno sacro diventa idolatria. Facciamo un esempio. Il ramo di ulivo è un segno, che fa tanto bene perché ci indica la pace, la colomba di Noè che annunciava fine del diluvio, l'ingresso di Gesù in Gerusalemme. Acquisisce poi una importanza rilevante nel momento in cui ci viene consegnato all'interno della celebrazione delle Palme. Ora se scambiamo il dito per la luna, succede che, disinteressandomi della Messa, andrò in Chiesa solo per prendere il ramo di ulivo, il più grande , il più bello e magari più di uno, perché più sono i rami che mi accaparro, più ottengo benedizioni. Ecco allora che il ramo di ulivo diventa l'oggetto idolatrico. Svuotandosi del significato a cui rimanda, acquisisce potere e crea dipendenza. E' un legame tossico.
Ora. Quando un cristiano si attacca ai segni in maniera idolatrica, non solo perde di vista Gesù, ma diventa malvagio. Ecco la generazione malvagia di cui sopra nel Vangelo, che cerca segni e non si accorge del segno che è Gesù stesso. I segni non vanno pretesi, vanno semplicemente guardati con sorpresa e gratitudine. Servono solo a farci camminare verso quella bellezza infinita di cui il segno è giusto l'indicatore.

 

Recita
Federica Lualdi, Riccardo Cenci

Musica di sottofondo
J.S.Bach. Matthaeus Passion. Erbarme Dich, mein Gott. Diritti Creative Commons.

Letture di Mercoledì 12 Marzo 2025
I settimana di Quaresima

Prima Lettura
Dal libro del profeta Giona
Gn 3,1-10
 
In quel tempo, fu rivolta a Giona la parola del Signore: «Àlzati, va' a Nìnive, la grande città, e annuncia loro quanto ti dico». Giona si alzò e andò a Nìnive secondo la parola del Signore.
Nìnive era una città molto grande, larga tre giornate di cammino. Giona cominciò a percorrere la città per un giorno di cammino e predicava: «Ancora quaranta giorni e Nìnive sarà distrutta».
I cittadini di Nìnive credettero a Dio e bandirono un digiuno, vestirono il sacco, grandi e piccoli. Giunta la notizia fino al re di Nìnive, egli si alzò dal trono, si tolse il manto, si coprì di sacco e si mise a sedere sulla cenere.
 
Per ordine del re e dei suoi grandi fu poi proclamato a Nìnive questo decreto: «Uomini e animali, armenti e greggi non gustino nulla, non pascolino, non bevano acqua. Uomini e bestie si coprano di sacco e Dio sia invocato con tutte le forze; ognuno si converta dalla sua condotta malvagia e dalla violenza che è nelle sue mani. Chi sa che Dio non cambi, si ravveda, deponga il suo ardente sdegno e noi non abbiamo a perire!».
Dio vide le loro opere, che cioè si erano convertiti dalla loro condotta malvagia, e Dio si ravvide riguardo al male che aveva minacciato di fare loro e non lo fece.


Salmo Responsoriale
Dal Salmo 50 (51)

R. Tu non disprezzi, o Dio, un cuore contrito e affranto.
Pietà di me, o Dio, nel tuo amore;
nella tua grande misericordia
cancella la mia iniquità.
Lavami tutto dalla mia colpa,
dal mio peccato rendimi puro. R.
 
Crea in me, o Dio, un cuore puro,
rinnova in me uno spirito saldo.
Non scacciarmi dalla tua presenza
e non privarmi del tuo santo spirito. R.
 
Tu non gradisci il sacrificio;
se offro olocàusti, tu non li accetti.
Uno spirito contrito è sacrificio a Dio;
un cuore contrito e affranto tu, o Dio, non disprezzi. R.

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