Matteo 4,18-22: "Conquistati da Gesù...". (Commento di Sr. Nella Letizia Castrucci)



Parola del Signore
Dal Vangelo secondo Matteo 4,18-22

Testo del Vangelo
In quel tempo, mentre camminava lungo il mare di Galilea, Gesù vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini». Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono.
Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedèo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò. Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono.

Meditazione
In questo vangelo troviamo Gesù che cammina, prestando grande attenzione a ciò che lo circonda. Vede due coppie di fratelli che armeggiano con le reti e cosa fa? Li chiama a seguirlo. Stiamo parlando di quattro pescatori, che non sono al tempio a pregare, ma al lavoro sulle loro barche. E questi quattro cosa fanno? Lasciano tutto e lo seguono, subito. È impressionante la stringatezza con cui Matteo racconta queste chiamate, e non solo lui, ma anche gli altri evangelisti (Mc 1, 16-20; Lc 5, 1-11). Gesù parla e loro neanche rispondono. La loro risposta è che lo seguono offrendo la loro vita, che non è davvero poco come risposta, anzi! Diciamo la verità, noi avremmo argomentato un bel po’ per capire: prima di tutto chi era questo rabbi, in che cosa consisteva esattamente diventare pescatori di uomini, cosa comportava seguirlo, e per quanto tempo poi… Loro niente, non fiatano. Le cose sono due: o sono folli, o sono rimasti affascinati da Gesù. Propendo per questa ipotesi: sicuramente sono stati conquistati dal suo sguardo, dalla sua voce e da quello che le sue parole lasciavano intuire di lui, che cioè non era un rabbi come gli altri, ma tanto tanto di più. Però certo una vena di follia fa parte del mistero di queste vocazioni, come di ogni vocazione, perché non si può argomentare lucidamente e razionalmente quanto passa nel nostro cuore quando c’innamoriamo - perché di questo parliamo quando parliamo di vocazione. Dice il filosofo Pascal che «Il cuore ha delle ragioni che la ragione non conosce». Ed è così anche per i discepoli, che sicuramente non avevano tutto chiaro quando hanno deciso di seguire Gesù. Lo sappiamo poi come l’hanno seguito: talora non comprendendo, fraintendendo, e persino rinnegando, tradendo e fuggendo… Eppure, nonostante tutte queste contraddizioni, lo hanno seguito fino alla fine. Fanno parte del seguire anche le incertezze e le infedeltà, perché l’uomo è fatto così. E il Signore non aspetta che siamo perfetti per chiamarci, e neanche che siamo raccolti in preghiera, ma ci chiama come siamo e dove siamo.

Un’ultima parola su quel “subito”, ripetuto in entrambe le chiamate. Subito si fanno le cose che ci piacciono o quelle da cui pensiamo di ricavare un guadagno. Può sembrare allora stridere che i discepoli subito abbiano lasciato: il loro lavoro, le loro cose, il padre, la famiglia… Hanno lasciato, però, perché hanno trovato. Hanno trovato in Gesù il senso della loro vita, il tesoro, per cui vale la pena lasciare tutto. Dirà S. Paolo: «Ritengo che tutto sia una perdita a motivo della sublimità della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore. Per lui ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero spazzatura, per guadagnare Cristo» (Fil 3, 8).

Pietro, Andrea, Giacomo, Giovanni, così come Paolo «sono stati conquistati da Gesù Cristo» (cfr. Fil 3,12) e ce lo dicono con la loro vita donata, tutta e subito.

Recita
Simona Mulazzani

Musica di sottofondo
Arrangiamento musicale con chitarra di Gabriele Fabbri

Meditazione
Sr. Nella Letizia Castrucci, Sorelle Clarisse, Rimini

Letture di Sabato 30 Novembre 2024
Festa di sant'Andrea apostolo

Prima Lettura
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani
Rm 10,9-18
 
Fratello, se con la tua bocca proclamerai: «Gesù è il Signore!», e con il tuo cuore crederai che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo. Con il cuore infatti si crede per ottenere la giustizia, e con la bocca si fa la professione di fede per avere la salvezza.
 
Dice infatti la Scrittura: «Chiunque crede in lui non sarà deluso». Poiché non c’è distinzione fra Giudeo e Greco, dato che lui stesso è il Signore di tutti, ricco verso tutti quelli che lo invocano. Infatti: «Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato».
 
Ora, come invocheranno colui nel quale non hanno creduto? Come crederanno in colui del quale non hanno sentito parlare? Come ne sentiranno parlare senza qualcuno che lo annunci? E come lo annunceranno, se non sono stati inviati? Come sta scritto: «Quanto sono belli i piedi di coloro che recano un lieto annuncio di bene!».
 
Ma non tutti hanno obbedito al Vangelo. Lo dice Isaìa: «Signore, chi ha creduto dopo averci ascoltato?». Dunque, la fede viene dall’ascolto e l’ascolto riguarda la parola di Cristo. Ora io dico: forse non hanno udito? Tutt’altro:
«Per tutta la terra è corsa la loro voce,
e fino agli estremi confini del mondo le loro parole».


 
Salmo Responsoriale
Dal Salmo 18 (19)

R. Per tutta la terra si diffonde il loro annuncio.
I cieli narrano la gloria di Dio,
l’opera delle sue mani annuncia il firmamento.
Il giorno al giorno ne affida il racconto
e la notte alla notte ne trasmette notizia. R.
 
Senza linguaggio, senza parole,
senza che si oda la loro voce,
per tutta la terra si diffonde il loro annuncio
e ai confini del mondo il loro messaggio. R.

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