Luca 10,17-24: "Noi siamo la gioia di Dio". (Commento di padre Silvano Fausti)



Parola del Signore
Dal Vangelo secondo Luca 10, 17-24

Testo del Vangelo
In quel tempo, i settantadue tornarono pieni di gioia, dicendo: «Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome».
Egli disse loro: «Vedevo Satana cadere dal cielo come una folgore. Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni e sopra tutta la potenza del nemico: nulla potrà danneggiarvi. Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli».
In quella stessa ora Gesù esultò di gioia nello Spirito Santo e disse: «Ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio e nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo».
E, rivolto ai discepoli, in disparte, disse: «Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete. Io vi dico che molti profeti e re hanno voluto vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono».

Meditazione
Qui vediamo il frutto della missione, che ha una caratteristica precisa: quella della gioia; i discepoli vanno lì con gioia, Gesù si mette a danzare di gioia, il Padre si compiace di gioia, e poi dice a tutti gli altri: beati quelli che vedono ciò che voi state vedendo e siamo noi che stiamo guardando. Quindi il segno fondamentale è la gioia dei discepoli, la danza del Figlio, la gioia del Padre e la beatitudine dei lettori, ma perché? Per il frutto della missione e vediamo che i frutti della missione sono diversi. Il primo frutto è che i demoni si sono sottomessi, di questo sono contentissimi: la vittoria sul male. E Gesù dice: guardate, sì, giusto essere contenti di questo, anch’io ho visto Satana cadere, ma sappiate che c’è qualcosa di più della vittoria sul male, ora potete anche calpestare serpenti e scorpioni, cioè non solo avete vinto il male, ma siete tornati allo stato paradisiaco: l’uomo restituito a sé stesso, la sua umanità piena, signore del creato, ma, dicevo, non gioite per questo: c’è qualcosa di più. Voi, andando verso i fratelli, siete diventati figli di Dio, il vostro nome è scritto nel Nome, in Dio. E, a questo punto, Gesù si mette a danzare di gioia nello Spirito e a lodare il Padre: è lo squarcio più bello di tutti i sinottici sulla Trinità, sulla rivelazione dell’amore tra Padre e Figlio comunicato a noi perché, finalmente, Dio è contento; dice: finalmente trovo tutti i miei figli, al ritorno della missione, perché tutti hanno conosciuto il mio amore, tutti allora si amano e veramente la creazione qui raggiunge la perfezione: è il fine per cui Dio ha creato il mondo ed è contento, danza di gioia. E capire che noi siamo la gioia di Dio è la più bella scoperta per noi e per Dio: per noi che siamo figli e per Dio che è Padre. E poi questa gioia si trasmette agli occhi che guardano quello che voi vedete e ascoltano quello che voi ascoltate, cioè a noi, che attraverso l’ascolto vediamo questa scena a partecipiamo alla stessa gioia.

Recita
Sabrina Boschetti

Musica di sottofondo
Arrangiamento musicale di Gabriele Fabbri

Meditazione
Padre Silvano Fausti
www.gesuiti-villapizzone.it

 

Letture di Sabato 5 Ottobre 2024
XXVI settimana del Tempo Ordinario

Prima Lettura
Dal libro di Giobbe
Gb 42,1-3.5-6.12-16
 
Giobbe prese a dire al Signore:
«Comprendo che tu puoi tutto
e che nessun progetto per te è impossibile.
Chi è colui che, da ignorante,
può oscurare il tuo piano?
Davvero ho esposto cose che non capisco,
cose troppo meravigliose per me, che non comprendo.
Io ti conoscevo solo per sentito dire,
ma ora i miei occhi ti hanno veduto.
Perciò mi ricredo e mi pento
sopra polvere e cenere».
 
Il Signore benedisse il futuro di Giobbe più del suo passato.
Così possedette quattordicimila pecore e seimila cammelli, mille paia di buoi e mille asine.
Ebbe anche sette figli e tre figlie. Alla prima mise nome Colomba, alla seconda Cassia e alla terza Argentea.
In tutta la terra non si trovarono donne così belle come le figlie di Giobbe e il loro padre le mise a parte dell’eredità insieme con i loro fratelli.
Dopo tutto questo, Giobbe visse ancora centoquarant’anni e vide figli e nipoti per quattro generazioni.
Poi Giobbe morì, vecchio e sazio di giorni.


Salmo Responsoriale
Dal Salmo 118 (119)

R. Fa’ risplendere il tuo volto sul tuo servo, Signore.
Insegnami il gusto del bene e la conoscenza,
perché ho fiducia nei tuoi comandi.
Bene per me se sono stato umiliato,
perché impari i tuoi decreti. R.
 
Signore, io so che i tuoi giudizi sono giusti
e con ragione mi hai umiliato.
Per i tuoi giudizi tutto è stabile fino ad oggi,
perché ogni cosa è al tuo servizio. R.
 
Io sono tuo servo: fammi comprendere
e conoscerò i tuoi insegnamenti.
La rivelazione delle tue parole illumina,
dona intelligenza ai semplici. R.
 

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