Luca 6,27-38: "Lazzari felici...". (Commento di don Franco Mastrolonardo)



Parola del Signore
Dal Vangelo secondo Luca 6,27-38

Testo del Vangelo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«A voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male. A chi ti percuote sulla guancia, offri anche l’altra; a chi ti strappa il mantello, non rifiutare neanche la tunica. Da’ a chiunque ti chiede, e a chi prende le cose tue, non chiederle indietro.
E come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro. Se amate quelli che vi amano, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori amano quelli che li amano. E se fate del bene a coloro che fanno del bene a voi, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e la vostra ricompensa sarà grande e sarete figli dell’Altissimo, perché egli è benevolo verso gli ingrati e i malvagi.
Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso.
Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio».

Meditazione
Simmo lazzari felici
gente ca nun trova cchiù pace
quanno canta se dispiace
è sempe pronta a se vuttà'
pe nun perdere l'addore

Partiamo dalla straordinaria chitarra di Pino Daniele con questo malinconico brano "Lazzari felici”.
Chi erano i lazzari ? Con il termine lazzari (o anche lazzaroni) si indicavano i giovani dei ceti popolari della Napoli del XVII, XVIII e XIX secolo. Gente povera come il Lazzaro del Vangelo, quello che chiede l’elemosina alla porta del ricco epulone. Eppure questi lazzari riuscivano a sopravvivere senza eccessive preoccupazioni. Spesso sfaccendati, si adattavano a compiere qualsiasi mestiere non disdegnando, talvolta, di compiere qualche furto o raggiro.
Ecco, Pino Daniele li intitola felici pur riconoscendoli nella tristezza. Ne esalta l'istinto di sopravvivenza che si è qualche modo trapiantato nel popolo napoletano, il quale fieramente riesce sempre ad alzare la testa anche nelle situazioni più difficili e imbarazzanti.
Lazzari felici.
Dalla musica ora passerei alla cinematografia.
Conoscete il film "Lazzaro felice" di Alice Rohrwacher? Straordinario! Ha ripresentato con grande coraggio il cinema fondativo dell’Italia, quello che parte degli ultimi, quello fiabesco e popolare di Pasolini e di Comencini. Quello della terra e della natura, temi tanto cari al compianto maestro Ermanno Olmi. Nel film la regista fa un passo in più rispetto a Pino Daniele. Qui Lazzaro, il protagonista del film, non solo rimane felice ma anche innocente dentro una situazione di povertà e di miseria. E' l’unico, pur in una storia dove il bene e il male sono così facilmente individuabili, a non esprimere mai un giudizio. Vince il male con il bene, è portatore di quella assurda “santità dello stare al mondo e di non pensare male di nessuno, ma semplicemente di credere negli altri esseri umani”.
Ed infine il Vangelo.
Chi sono i Lazzari felici del Vangelo? Sentite cosa dice Gesù: a chi ti percuote sulla guancia, offri anche l’altra; a chi ti strappa il mantello, non rifiutare nemmeno la tunica. Da’ a chiunque ti chiede, e a chi prende le cose tue, non chiederle indietro... Sembrerebbe l’identikit dello sfigato di turno, del bullizzato, dello sconfitto, del loser come slogheggiano i ragazzi oggi in segno di scherno.
Invece Gesù nel Vangelo fa l’elogio del Lazzaro felice, quello che vince il male con il bene, quello che stringe artigli con carezze, quello che non vede inganni e malizia, quello che non conosce il ricambio nell’amore, quello che attraversa il buio della vita a braccetto con la Provvidenza, quello che sfida la morte con la fede.
I Lazzari felici sono i veri santi. Anzi, sono i santi più divertenti, proprio perché più fragili, quelli che nella spiritualità orientale vengono identificati come i pazzi in Cristo, disarmati e disarmanti come poteva essere un san Francesco d’Assisi o un san Filippo Neri…

Recita
Gennj Fabbrucci

Musica di sottofondo
Arrangiamento musicale di Gabriele Fabbri

Meditazione
Don Franco Mastrolonardo

 

 

Letture di Giovedì 12 Settembre 2024
XXIII settimana del Tempo Ordinario

Prima Lettura
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai  Corinzi
1Cor 8,1b-7.11-13

Fratelli, la conoscenza riempie di orgoglio, mentre l’amore edifica. Se qualcuno crede di conoscere qualcosa, non ha ancora imparato come bisogna conoscere. Chi invece ama Dio, è da lui conosciuto.
Riguardo dunque al mangiare le carni sacrificate agli idoli, noi sappiamo che non esiste al mondo alcun idolo e che non c’è alcun dio, se non uno solo. In realtà, anche se vi sono cosiddetti dèi sia nel cielo che sulla terra – e difatti ci sono molti dèi e molti signori –, per noi c’è un solo Dio, il Padre, dal quale tutto proviene e noi siamo per lui; e un solo Signore, Gesù Cristo, in virtù del quale esistono tutte le cose e noi esistiamo grazie a lui.
Ma non tutti hanno la conoscenza; alcuni, fino ad ora abituati agli idoli, mangiano le carni come se fossero sacrificate agli idoli, e così la loro coscienza, debole com’è, resta contaminata.
Ed ecco, per la tua conoscenza, va in rovina il debole, un fratello per il quale Cristo è morto! Peccando così contro i fratelli e ferendo la loro coscienza debole, voi peccate contro Cristo. Per questo, se un cibo scandalizza il mio fratello, non mangerò mai più carne, per non dare scandalo al mio fratello.

 
Salmo Responsoriale
Dal Sal 138 (139)

R. Guidami, Signore, per una via di eternità.

Signore, tu mi scruti e mi conosci,
tu conosci quando mi siedo e quando mi alzo,
intendi da lontano i miei pensieri,
osservi il mio cammino e il mio riposo,
ti sono note tutte le mie vie. R.
 
Sei tu che hai formato i miei reni
e mi hai tessuto nel grembo di mia madre.
Io ti rendo grazie:
hai fatto di me una meraviglia stupenda;
meravigliose sono le tue opere. R.
 
Scrutami, o Dio, e conosci il mio cuore,
provami e conosci i miei pensieri;
vedi se percorro una via di dolore
e guidami per una via di eternità. R.

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