Matteo 7,21-29: "In ascolto...". (Commento di don Franco Mastrolonardo)



Parola del Signore
Dal Vangelo secondo Matteo 7,21-29

Testo del Vangelo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. In quel giorno molti mi diranno: “Signore, Signore, non abbiamo forse profetato nel tuo nome? E nel tuo nome non abbiamo forse scacciato demòni? E nel tuo nome non abbiamo forse compiuto molti prodigi?”. Ma allora io dichiarerò loro: “Non vi ho mai conosciuti. Allontanatevi da me, voi che operate l’iniquità!”.
Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia. Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande».
Quando Gesù ebbe terminato questi discorsi, le folle erano stupite del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come i loro scribi.

Meditazione
Non è così scontato che le parole creino comunione. Perlomeno oggi nel Vangelo Gesù ci dice di non riconoscere proprio le persone delle cui parole si sono fatte scudo. Lo chiamavano "Signore, Signore", profetavano nel suo nome… eppure erano così distanti da una relazione vera. Ma il rischio è per tutti noi. Il rischio spesso è di costruire relazioni fatte di parole senza vita.
Non è la comunicazione qualsiasi che crea relazione. Per crescere nel’ amicizia con Dio occorre mettersi prima di tutto in ascolto. E l'ascolto non si misura dalla lunghezza dei dialoghi o dal moltiplicare le parole. Per conoscere Dio e farsi riconoscere da Lui occorre comunicare in forma ampia e profonda. L’amicizia con Dio è cosa seria. Non è quella di Facebook che si chiede e si accetta, si mette e si toglie nel giro di un click. Qui serve la vita intera per entrare in comunione con Dio. E serve la concretezza della vita per stabilizzarla e renderla inossidabile.
Per questo la vita deve passare al vaglio delle prove: subire la pioggia, i venti e lo straripamento dei fiumi. Li ti accorgi se la tua casa, la casa della tua amicizia con Dio ancora esiste o se si è disintegrata nella sabbia su cui è stata costruita.
Ma oggi, più ancora che ai tempi di Gesù, la parola amicizia non è costruita su roccia solida. O perlomeno non sembra costruita su roccia solida. Questo perché la parola stessa è così inflazionata che non è più capace di dare il senso ai contenuti. Ve lo faccio spiegare meglio con questa breve sintesi del Professor Petrosino: una bella riflessione, relazione simpatica e molto chiara nei suoi obiettivi. La trovate su Youtube.

Recita
Federica Lualdi

Musica di sottofondo
Arrangiamento musicale di Gabriele Fabbri

Meditazione
Don Franco Mastrolonardo

Letture di Giovedì 27 Giugno 2024
XII settimana del Tempo Ordinario

Prima Lettura
Dal secondo libro dei Re
2Re 24,8-17

Quando divenne re, Ioiachìn aveva diciotto anni; regnò tre mesi a Gerusalemme. Sua madre era di Gerusalemme e si chiamava Necustà, figlia di Elnatàn. Fece ciò che è male agli occhi del Signore, come aveva fatto suo padre.
In quel tempo gli ufficiali di Nabucodònosor, re di Babilonia, salirono a Gerusalemme e la città fu assediata. Nabucodònosor, re di Babilonia, giunse presso la città mentre i suoi ufficiali l’assediavano. Ioiachìn, re di Giuda, uscì incontro al re di Babilonia, con sua madre, i suoi ministri, i suoi comandanti e i suoi cortigiani; il re di Babilonia lo fece prigioniero nell’anno ottavo del suo regno.
Asportò di là tutti i tesori del tempio del Signore e i tesori della reggia; fece a pezzi tutti gli oggetti d’oro che Salomone, re d’Israele, aveva fatto nel tempio del Signore, come aveva detto il Signore. Deportò tutta Gerusalemme, cioè tutti i comandanti, tutti i combattenti, in numero di diecimila esuli, tutti i falegnami e i fabbri; non rimase che la gente povera della terra.
Deportò a Babilonia Ioiachìn; inoltre portò in esilio da Gerusalemme a Babilonia la madre del re, le mogli del re, i suoi cortigiani e i nobili del paese. Inoltre tutti gli uomini di valore, in numero di settemila, i falegnami e i fabbri, in numero di mille, e tutti gli uomini validi alla guerra, il re di Babilonia li condusse in esilio a Babilonia.
Il re di Babilonia nominò re, al posto di Ioiachìn, Mattanìa suo zio, cambiandogli il nome in Sedecìa.


 
Salmo Responsoriale
Dal Sal 78 (79)

R. Salvaci, Signore, per la gloria del tuo nome.
O Dio, nella tua eredità sono entrate le genti:
hanno profanato il tuo santo tempio,
hanno ridotto Gerusalemme in macerie.
Hanno abbandonato i cadaveri dei tuoi servi
in pasto agli uccelli del cielo,
la carne dei tuoi fedeli agli animali selvatici. R.
 
Hanno versato il loro sangue come acqua
intorno a Gerusalemme
e nessuno seppelliva.
Siamo divenuti il disprezzo dei nostri vicini,
lo scherno e la derisione di chi ci sta intorno.
Fino a quando sarai adirato, Signore: per sempre?
Arderà come fuoco la tua gelosia? R.
 
Non imputare a noi le colpe dei nostri antenati:
presto ci venga incontro la tua misericordia,
perché siamo così poveri!
Aiutaci, o Dio, nostra salvezza,
per la gloria del tuo nome;
liberaci e perdona i nostri peccati
a motivo del tuo nome. R.

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