Giovanni 17,20-26: "A Sua immagine e somiglianza...". (Commento di don Franco Mastrolonardo)



Parola del Signore
Dal Vangelo secondo Giovanni 17,20-26

Testo del Vangelo
In quel tempo, Gesù, alzàti gli occhi al cielo, pregò dicendo:
«Non prego solo per questi, ma anche per quelli che crederanno in me mediante la loro parola: perché tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato.
E la gloria che tu hai dato a me, io l'ho data a loro, perché siano una sola cosa come noi siamo una sola cosa. Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell'unità e il mondo conosca che tu mi hai mandato e che li hai amati come hai amato me.
Padre, voglio che quelli che mi hai dato siano anch'essi con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che tu mi hai dato; poiché mi hai amato prima della creazione del mondo.
Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto, e questi hanno conosciuto che tu mi hai mandato. E io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, perché l'amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro».

Meditazione
Abbiamo contemplato lo Spirito Vivicante, Cristificante e Santificante. Ci terrei ovviamente a precisare che non esistono tre Spiriti Santi. Lo Spirito Santo è uno come uno è Dio, ma precisarne le caratteristiche ci aiuta a capire meglio la sua identità e la sua missione. Non so, facendo un paragone banale con il calcio se commento una partita presentando una squadra che gioca con il 4-1-3-2 la identifico meglio rispetto al dire giocano dieci giocatori in campo più il portiere. Poi magari la domenica dopo gioca più sbilanciata in avanti con un 3-4-3 ma se facciamo il conto sono sempre dieci più il portiere. La squadra è sempre quella. Quindi lo Spirito è uno, ma gioca su tre linee: vivifica, cristifica e santifica.
Ora abbiamo detto che il processo di santificazione è legato necessariamente alla cooperazione umana. Più l’uomo risponde, più lo Spirito agisce. Più agisce e più l’uomo viene santificato e cristificato. Si diceva di san Francesco che era diventato, appunto, un altro Cristo, anche in virtù del dono delle stigmate. In effetti l’opera di santificazione più esemplare è quella legata alla vita dei santi, che si chiamano appunto così perché investiti dallo Spirito Santificante. I meriti dei santi non risiedono tanto nelle loro virtù umane, quanto nella capacità di rispondere sì allo Spirito Santo. Umanamente i santi non sono più di noi, anzi. Confrontando la calligrafia di san Francesco nei pochissimi scritti rimastici alcuni studiosi hanno riscontrato in lui elementi patologici e più di uno lo ha definito pazzo. Eppure Francesco si è lasciato così coinvolgere nell’opera di santificazione che le sue fragilità psicologiche sono divenute strumento di salvezza per la Chiesa e per la storia degli uomini.
In effetti lo Spirito Santificante viene a recuperare uno strappo, una lacerazione profonda che segna drasticamente la nostra umanità. Stiamo parlando del peccato. Perché l’azione dello Spirito Santo è così fondamentale? Perché nel corso della nostra storia permette di ripristinare in noi la somiglianza con Dio ferita, appunto, dal peccato. Di fatto Gesù ci ha già conquistato la salvezza, ha portato il cielo sulla terra, ci ha aperto le porte del Paradiso immergendoci già da ora nella vita eterna. Ma noi spesso non viviamo la gioia di tutto questo, anzi!.
Il problema non è suo, quanto nostro. Siamo noi che offuscati dal peccato non percepiamo il Regno di Dio in mezzo a noi. E l'arcano di fondo è esattamente questo: Pur essendo fatti ad immagine di Dio, perdiamo la sua somiglianza. Solo con lo Spirito Santificante abbiamo la possibilità di ripristinare quella somiglianza. Vedremo domani come.

Recita
Sabrina Boschetti

Musica di sottofondo
P.H.Erlebach. Halleluja. Performer Michel Rondeau. Diritti Creative Commons. musopen.org

Meditazione
Don Franco Mastrolonardo

Letture di Giovedì 16 Maggio 2024
VII settimana di Pasqua

Prima Lettura
Dagli Atti degli Apostoli
At 22,30; 23,6-11

In quei giorni, [il comandante della corte,] volendo conoscere la realtà dei fatti, cioè il motivo per cui Paolo veniva accusato dai Giudei, gli fece togliere le catene e ordinò che si riunissero i capi dei sacerdoti e tutto il sinedrio; fece condurre giù Paolo e lo fece comparire davanti a loro.
Paolo, sapendo che una parte era di sadducèi e una parte di farisei, disse a gran voce nel sinedrio: «Fratelli, io sono fariseo, figlio di farisei; sono chiamato in giudizio a motivo della speranza nella risurrezione dei morti».
Appena ebbe detto questo, scoppiò una disputa tra farisei e sadducèi e l'assemblea si divise. I sadducèi infatti affermano che non c'è risurrezione né angeli né spiriti; i farisei invece professano tutte queste cose. Ci fu allora un grande chiasso e alcuni scribi del partito dei farisei si alzarono in piedi e protestavano dicendo: «Non troviamo nulla di male in quest'uomo. Forse uno spirito o un angelo gli ha parlato».
La disputa si accese a tal punto che il comandante, temendo che Paolo venisse linciato da quelli, ordinò alla truppa di scendere, portarlo via e ricondurlo nella fortezza.
La notte seguente gli venne accanto il Signore e gli disse: «Coraggio! Come hai testimoniato a Gerusalemme le cose che mi riguardano, così è necessario che tu dia testimonianza anche a Roma».


Salmo Responsoriale
Dal Sal 15 (16)

R. Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio.
Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio.
Ho detto al Signore: «Il mio Signore sei tu».
Il Signore è mia parte di eredità e mio calice:
nelle tue mani è la mia vita. R.

Benedico il Signore che mi ha dato consiglio;
anche di notte il mio animo mi istruisce.
Io pongo sempre davanti a me il Signore,
sta alla mia destra, non potrò vacillare. R.

Per questo gioisce il mio cuore
ed esulta la mia anima;
anche il mio corpo riposa al sicuro,
perché non abbandonerai la mia vita negli inferi,
né lascerai che il tuo fedele veda la fossa. R.

Mi indicherai il sentiero della vita,
gioia piena alla tua presenza,
dolcezza senza fine alla tua destra. R.

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