Marco 5,21-43: "Le prese la mano...". (Commento di don Franco Mastrolonardo)



Parola del Signore
Dal Vangelo secondo Marco 5,21-43

Testo del Vangelo
In quel tempo, essendo Gesù passato di nuovo in barca all'altra riva, gli si radunò attorno molta folla ed egli stava lungo il mare. E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, come lo vide, gli si gettò ai piedi e lo supplicò con insistenza: «La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva». Andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno.
Ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza nessun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando, udito parlare di Gesù, venne tra la folla e da dietro toccò il suo mantello. Diceva infatti: «Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata». E subito le si fermò il flusso di sangue e sentì nel suo corpo che era guarita dal male.
E subito Gesù, essendosi reso conto della forza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: «Chi ha toccato le mie vesti?». I suoi discepoli gli dissero: «Tu vedi la folla che si stringe intorno a te e dici: "Chi mi ha toccato?"». Egli guardava attorno, per vedere colei che aveva fatto questo. E la donna, impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. Ed egli le disse: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va' in pace e sii guarita dal tuo male».
Stava ancora parlando, quando dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?». Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, soltanto abbi fede!». E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo.
Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte. Entrato, disse loro: «Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina. Prese la mano della bambina e le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico: àlzati!». E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle da mangiare.

Meditazione
Mi fermo su due gesti. Il primo è quello richiesto dal padre della fanciulla a Gesù, il secondo è quello che attua Gesù nei confronti della ragazzina.
Partiamo dal primo. Questo capo della sinagoga che sappiamo dall'evangelista Marco chiamarsi Giairo chiede a Gesù la guarigione della figlioletta. Anzi chiede più di una guarigione, perchè la bambina è morta. Chiede una risuscitazione. Ma non mi fermo sulla richiesta sproporzionata che viene fatta quanto sul gesto con cui il padre chiede la risuscitazione. Chiede un gesto ufficiale, un gesto di benedizione, un gesto che ha accompagnato il ministero dei profeti nell'Antico Testamento, il gesto solenne dei sacerdoti, che è passato di autorità nella liturgia cristiana. L'imposizione delle mani: il gesto religioso per antonomasia.
E adesso andiamo al secondo gesto, alla fine del brano, quello che compie Gesù verso la ragazzina. Il gesto è il prendere per mano la ragazzina.
Non un gesto religioso, ma un gesto di profonda tenerezza umana. Non un porsi dall'alto, ma un fianco a fianco di Gesù. Bellissimo! Sempre il numero uno Gesù.
Cosa mi suggerisce tutto questo? Per me è immediato. La ragazzina del Vangelo è metafora della nostra gioventù. Di cosa hanno bisogno oggi i giovani per rinascere? Una certa generazione adulta chiede siano educati alla religiosità, alla dottrina. Loro invece, i giovani, hanno bisogno di umanità, di tenerezza. Non il Dio della religione, ma la condivisione della loro vita.
"A latitare tra i più giovani è il Dio con la maiuscola, il Signore terrifico dell’Antico Testamento, sostituito da un altro più dimesso, il Dio minuscolo delle piccole cose, che non è più un’entità carica di mistero ma ha a che fare con la ricerca di un’armonia personale. Alla dimensione della trascendenza e della eternità subentra quella dell’immanenza e la temporalità. E il Dio del timore cede il passo alla figura dell’amore”.

 

Recita
Giulio Migani

Musica di sottofondo
Arrangiamento musicale di Gabriele Fabbri

Meditazione
Don Franco Mastrolonardo

Letture di Martedì 30 Gennaio 2024
IV settimana del Tempo Ordinario

Prima Lettura
Dal secondo libro di Samuèle
2Sam 18,9-10.14.24-25.30;19,1-4

In quei giorni, Assalonne s’imbatté nei servi di Davide. Assalonne cavalcava il mulo; il mulo entrò sotto il groviglio di una grande quercia e la testa di Assalonne rimase impigliata nella quercia e così egli restò sospeso fra cielo e terra, mentre il mulo che era sotto di lui passò oltre. Un uomo lo vide e venne a riferire a Ioab: «Ho visto Assalonne appeso a una quercia». Allora Ioab prese in mano tre dardi e li ficcò nel cuore di Assalonne, che era ancora vivo nel folto della quercia. Poi Ioab disse all’Etìope: «Va’ e riferisci al re quello che hai visto».
Davide stava seduto fra le due porte; la sentinella salì sul tetto della porta sopra le mura, alzò gli occhi, guardò, ed ecco vide un uomo correre tutto solo. La sentinella gridò e l’annunciò al re. Il re disse: «Se è solo, ha in bocca una bella notizia».
Il re gli disse: «Mettiti là, da parte». Quegli si mise da parte e aspettò. Ed ecco arrivare l’Etìope che disse: «Si rallegri per la notizia il re, mio signore! Il Signore ti ha liberato oggi da quanti erano insorti contro di te». Il re disse all’Etìope: «Il giovane Assalonne sta bene?». L’Etìope rispose: «Diventino come quel giovane i nemici del re, mio signore, e quanti insorgono contro di te per farti del male!».
Allora il re fu scosso da un tremito, salì al piano di sopra della porta e pianse; diceva andandosene: «Figlio mio Assalonne! Figlio mio, figlio mio Assalonne! Fossi morto io invece di te, Assalonne, figlio mio, figlio mio!». Fu riferito a Ioab: «Ecco il re piange e fa lutto per Assalonne». La vittoria in quel giorno si cambiò in lutto per tutto il popolo, perché il popolo sentì dire in quel giorno: «Il re è desolato a causa del figlio».


Salmo Responsoriale
Dal Salmo 85 (86)

R. Signore, tendi l'orecchio, rispondimi.
Signore, tendi l’orecchio, rispondimi,
perché io sono povero e misero.
Custodiscimi perché sono fedele;
tu, Dio mio, salva il tuo servo, che in te confida.   R.

Pietà di me, Signore,
a te grido tutto il giorno.
Rallegra la vita del tuo servo,
perché a te, Signore, rivolgo l’anima mia.  R.

Tu sei buono, Signore, e perdoni,
sei pieno di misericordia con chi t’invoca.
Porgi l’orecchio, Signore, alla mia preghiera
e sii attento alla voce delle mie suppliche.   R.

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