
Parola del Signore
Dal Vangelo secondo Marco 13,33-37
Testo del brano
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento. È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare.
Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; fate in modo che, giungendo all'improvviso, non vi trovi addormentati.
Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!».
Recita
Alan Santini
Musica di sottofondo
Alan Santini
Meditazione
Suor Nella Letizia Castrucci
Meditazione
Oggi entriamo nel tempo dell’Avvento, che segna l’inizio di un nuovo anno liturgico, e lo facciamo con parole del tutto simili a quelle del vangelo di ieri, che chiudeva l’anno liturgico. Infatti ieri le parole di Gesù erano: «State attenti a voi stessi… Vegliate in ogni momento!», mentre oggi ci dice: «Fate attenzione, vegliate!». Vorrà dire che queste parole sono importanti se la Chiesa ce le fa sentire sia all’inizio che alla fine, come una consegna da custodire lungo tutto il cammino dell’anno.
Mi soffermo in particolare sul verbo vegliare, tanto più che nel vangelo di oggi viene ripetuto per ben tre volte.
Ci si potrebbe domandare: “Perché Gesù raccomanda di vegliare, e non per esempio di amare, di avere fede… ?!”.
Andiamo a vedere anzitutto cosa significa la parola vegliare. Nel vocabolario troviamo tre significati principali:
1) Restare svegli, soprattutto nelle ore notturne
2) Stare attenti
3) Proteggere, assistere.
Questo ci dice che colui o colei che veglia è disposto a perdere le ore del sonno, a restare con gli occhi ben aperti e a proteggere, e questi sono verbi che denotano una persona che ama e che attende qualcosa o meglio qualcuno, impegnando tutto di sé, spirito, anima e corpo, per arrivare all’incontro desiderato. E non sono forse questi verbi che denotano la fede?
Quindi chi veglia ama e crede, anzi sa vegliare chi ama e chi crede che il Signore viene. Lo ripeteremo tante volte lungo l’Avvento: “Maràna tha! Vieni, Signore”. Gesù è già venuto più di 2000 anni fa e sappiamo che tornerà alla fine dei tempi, ma viene ogni giorno nella nostra vita, però se ne accorge solo chi sta attento, fa’ attenzione e veglia.
Sant’Agostino diceva: “Timeo Dominum transeuntem”, cioè “Temo il Signore che passa” e “non ritorna”, aggiungeva.
Ecco, la nostra vita è spesso così abitata da rumori e distrazioni, che non ci è facile accorgerci dei passaggi del Signore. È senz’altro più facile accorgerci quando ci sembra che “non passa”, nei momenti di dolore, di fatica, di buio…
C’è bisogno di allenamento, senza dubbio, perché nessuno è nato “imparato”. E la Chiesa nella sua sapienza ci fa dono proprio del tempo dell’Avvento per aiutarci a vivere l’attesa, che ci fa affinare lo sguardo degli occhi e del cuore, per cogliere il passaggio del Signore e riconoscerne la voce, che essendo una “voce di silenzio sottile”, come dice la Scrittura in 1Re 19,12, ha bisogno che impariamo questa arte tanto dimenticata, ma preziosa del silenzio, in cui, come diceva il teologo Bonhoeffer, «è insita un meraviglioso potere di osservazione, di chiarificazione e di concentrazione sulle cose essenziali».
Buon Avvento e buona veglia!
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