Matteo 13,1-23: "Il seme della Parola...". (Commento di don Franco Mastrolonardo)



Parola del Signore
Dal Vangelo secondo Matteo Mt 13,1-23

Testo del Vangelo
Quel giorno Gesù uscì di casa e sedette in riva al mare. Si radunò attorno a lui tanta folla che egli salì su una barca e si mise a sedere, mentre tutta la folla stava sulla spiaggia. Egli parlò loro di molte cose con parabole. E disse: «Ecco, il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. Un'altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c'era molta terra; germogliò subito, perché il terreno non era profondo, ma quando spuntò il sole fu bruciata e, non avendo radici, seccò. Un'altra parte cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono. Un'altra parte cadde sul terreno buono e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per uno. Chi ha orecchi, ascolti». Gli si avvicinarono allora i discepoli e gli dissero: «Perché a loro parli con parabole?». Egli rispose loro: «Perché a voi è dato conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a loro non è dato. Infatti a colui che ha, verrà dato e sarà nell'abbondanza; ma a colui che non ha, sarà tolto anche quello che ha. Per questo a loro parlo con parabole: perché guardando non vedono, udendo non ascoltano e non comprendono. Così si compie per loro la profezia di Isaìa che dice: Udrete, sì, ma non comprenderete, guarderete, sì, ma non vedrete. Perché il cuore di questo popolo è diventato insensibile, sono diventati duri di orecchi e hanno chiuso gli occhi, perché non vedano con gli occhi, non ascoltino con gli orecchi e non comprendano con il cuore e non si convertano e io li guarisca!. Beati invece i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché ascoltano. In verità io vi dico: molti profeti e molti giusti hanno desiderato vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono! Voi dunque ascoltate la parabola del seminatore. Ogni volta che uno ascolta la parola del Regno e non la comprende, viene il Maligno e ruba ciò che è stato seminato nel suo cuore: questo è il seme seminato lungo la strada. Quello che è stato seminato sul terreno sassoso è colui che ascolta la Parola e l'accoglie subito con gioia, ma non ha in sé radici ed è incostante, sicché, appena giunge una tribolazione o una persecuzione a causa della Parola, egli subito viene meno. Quello seminato tra i rovi è colui che ascolta la Parola, ma la preoccupazione del mondo e la seduzione della ricchezza soffocano la Parola ed essa non dà frutto. Quello seminato sul terreno buono è colui che ascolta la Parola e la comprende; questi dà frutto e produce il cento, il sessanta, il trenta per uno».

 

Meditazione
Oggi onestamente non ci sarebbe bisogno di spiegare il Vangelo perché fa tutto Gesù.
Però sento il bisogno di contemplare la figura di questo seminatore che, come nel quadro di Van Gogh, semina quasi distrattamente il seme della Parola. Pare si allontani rispetto al tracciato andando a gettare il seme fuori dei solchi preparati pazientemente dal contadino. Semina dappertutto, sulla strada, nei rovi, sul terreno sassoso come un cieco mandato solitario senza riferimenti intorno a lui.
Ma in realtà dove semina costui?
Dirà la liturgia dei Vespri: il Figlio di Dio viene per seminare nei solchi dell'umanità il seme della Parola. Bellissimo. Quel seminatore semina nei solchi dell’umanità. I solchi dicono delle spaccature, dei tagli, delle fenditure, scavi aperti, segni, ferite. I solchi di un viso sono le rughe. È l'umanità segnata dal tempo e dalla Storia. E’ la Storia stessa che apre e richiude quel terreno su cui il cieco seminatore getta il seme. E così la storia degli uomini diventa lo stesso Regno. Nel dipinto di Van Gogh l’andamento cronologico della semina è capovolto. Dietro il seminatore brilla già l’oro del grano come se Dio vedesse già nei solchi aridi della terra la luce del Regno che verrà.
Ma in fondo la semina non è nella fede già tempo di raccolta? La terra non copre forse il suo segreto per il tempo dell’incubazione per aiutarci a credere ciò che non è ancora, ciò che sarà, che fiorirà, che darà frutti. La semina è il tempo di gettar via piangendo, come dicono i salmi, per poi raccogliere in letizia.
Concludo a proposito con questo bel passaggio di una teologa protestante, Lidia Maggi.

Recita
Sara Urbinati

Musica di sottofondo
Arrangiamento musica di Gabriele Fabbri

Meditazione
Don Franco Mastrolonardo

Letture di Domenica 16 Luglio 2023
XV Domenica del Tempo Ordinario Anno A

Prima Lettura
Is 55,10-11

Così dice il Signore:
«Come la pioggia e la neve scendono dal cielo
e non vi ritornano senza avere irrigato la terra,
senza averla fecondata e fatta germogliare,
perché dia il seme a chi semina
e il pane a chi mangia,
così sarà della mia parola uscita dalla mia bocca:
non ritornerà a me senza effetto,
senza aver operato ciò che desidero
e senza aver compiuto ciò per cui l'ho mandata».


Salmo Responsoriale
Dal Sal 64 (65)

R. Tu visiti la terra, Signore, e benedici i suoi germogli.
Tu visiti la terra e la disseti,
la ricolmi di ricchezze.
Il fiume di Dio è gonfio di acque;
tu prepari il frumento per gli uomini. R.

Così prepari la terra:
ne irrìghi i solchi, ne spiani le zolle,
la bagni con le piogge e benedici i suoi germogli. R.

Coroni l'anno con i tuoi benefici,
i tuoi solchi stillano abbondanza.
Stillano i pascoli del deserto
e le colline si cingono di esultanza. R.

I prati si coprono di greggi,
le valli si ammantano di messi:
gridano e cantano di gioia! R.

Seconda Lettura
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani
Rm 8,18-23

Fratelli, ritengo che le sofferenze del tempo presente non siano paragonabili alla gloria futura che sarà rivelata in noi. L'ardente aspettativa della creazione, infatti, è protesa verso la rivelazione dei figli di Dio.
La creazione infatti è stata sottoposta alla caducità - non per sua volontà, ma per volontà di colui che l'ha sottoposta - nella speranza che anche la stessa creazione sarà liberata dalla schiavitù della corruzione per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio.
Sappiamo infatti che tutta insieme la creazione geme e soffre le doglie del parto fino ad oggi. Non solo, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l'adozione a figli, la redenzione del nostro corpo.

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