Parola del Signore
Dal Vangelo secondo Matteo 10,16-23
Testo del Vangelo
In quel tempo, disse Gesù ai suoi apostoli:
«Ecco: io vi mando come pecore in mezzo a lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe.
Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete condotti davanti a governatori e re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani. Ma, quando vi consegneranno, non preoccupatevi di come o di che cosa direte, perché vi sarà dato in quell’ora ciò che dovrete dire: infatti non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi.
Il fratello farà morire il fratello e il padre il figlio, e i figli si alzeranno ad accusare i genitori e li uccideranno. Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato.
Quando sarete perseguitati in una città, fuggite in un’altra; in verità io vi dico: non avrete finito di percorrere le città d’Israele, prima che venga il Figlio dell’uomo».
Meditazione
L' andar come pecore in mezzo ai lupi del Vangelo mi fa venir alla mente la figura pittoresca di don Abbondio, che come abbiamo sentito, non era affatto un cuor di leone. Infatti l'associazione alla sua figura non è certo per prenderlo d'esempio, quanto per cercar di capire cosa scatta in un fifone quando si tratta di affrontare i lupi.
Se ricordate e conoscete la storia, il Cardinal Federigo Borromeo venuto a sapere del matrimonio mancato e delle disavventure di Renzo e Lucia convoca il parroco dei due promessi sposi, il quale si era sottratto meschinamente ai doveri del suo ministero per paura di perdere la vita, come giustifica lui stesso. Borromeo a quel punto sgrida don Abbondio che non avrebbe dovuto abbracciare il sacerdozio se non ha quel coraggio che gli è così necessario, ma che in ogni caso avrebbe potuto implorarlo e ottenerlo da Dio, proprio come i molti martiri che hanno affrontato la morte traendo la forza dall'ispirazione divina e che, certo, non erano meno attaccati alla vita di quanto non sia lui. E conclude: Non v’ha avvertito che vi mandava come agnello in mezzo ai lupi?
Chissà quale risonanza ha avuto questa citazione nel cuore di don Abbondio, di un pastore, di un discepolo prediletto come è ogni sacerdote.
Da come si muoverà nei capitoli successivi non ci pare abbia dato una scossa di conversione quel rimprovero del Cardinale. D'altronde il curato del Manzoni aveva per la testa questa idea depressiva: se uno il coraggio non ce l'ha, non se lo può dare.
Idea certamente antievangelica. Il coraggio anche se non lo abbiamo per natura, ci giunge per grazia. Il coraggio arriva per la fede e oggi più che mai abbiamo bisogno di uomini coraggiosi.
La sorella del giudice Giovanni Falcone, Maria, in una lettera al cardinale Pappalardo si augurava che nella Chiesa cattolica ci fosse qualche don Abbondio in meno e qualche fra’ Cristoforo in più. È l'augurio che ci facciamo per ciascuno di noi.
Recita
Sabrina Boschetti
Musica di sottofondo
Arrangiamento musicale con chitarra di Gabriele Fabbri
Meditazione
Don Franco Mastrolonardo
Letture di Venerdì 14 Luglio 2023
XVI settimana del Tempo Ordinario
Prima Lettura
Dal libro della Gènesi
Gen 46,1-7.28-30
In quei giorni, Israele dunque levò le tende con quanto possedeva e arrivò a Bersabea, dove offrì sacrifici al Dio di suo padre Isacco.
Dio disse a Israele in una visione nella notte: «Giacobbe, Giacobbe!». Rispose: «Eccomi!». Riprese: «Io sono Dio, il Dio di tuo padre. Non temere di scendere in Egitto, perché laggiù io farò di te una grande nazione. Io scenderò con te in Egitto e io certo ti farò tornare. Giuseppe ti chiuderà gli occhi con le sue mani».
Giacobbe partì da Bersabea e i figli d’Israele fecero salire il loro padre Giacobbe, i loro bambini e le loro donne sui carri che il faraone aveva mandato per trasportarlo. Presero il loro bestiame e tutti i beni che avevano acquistato nella terra di Canaan e vennero in Egitto, Giacobbe e con lui tutti i suoi discendenti. Egli condusse con sé in Egitto i suoi figli e i nipoti, le sue figlie e le nipoti, tutti i suoi discendenti.
Egli aveva mandato Giuda davanti a sé da Giuseppe, perché questi desse istruzioni in Gosen prima del suo arrivo. Arrivarono quindi alla terra di Gosen. Allora Giuseppe fece attaccare il suo carro e salì incontro a Israele, suo padre, in Gosen. Appena se lo vide davanti, gli si gettò al collo e pianse a lungo, stretto al suo collo. Israele disse a Giuseppe: «Posso anche morire, questa volta, dopo aver visto la tua faccia, perché sei ancora vivo».
Salmo Responsoriale
Dal Salmo 36 (37)
R. La salvezza dei giusti viene dal Signore.
Confida nel Signore e fa’ il bene:
abiterai la terra e vi pascolerai con sicurezza.
Cerca la gioia nel Signore:
esaudirà i desideri del tuo cuore. R.
Il Signore conosce i giorni degli uomini integri:
la loro eredità durerà per sempre.
Non si vergogneranno nel tempo della sventura
e nei giorni di carestia saranno saziati. R.
Sta’ lontano dal male e fa’ il bene
e avrai sempre una casa.
Perché il Signore ama il diritto
e non abbandona i suoi fedeli. R.
La salvezza dei giusti viene dal Signore:
nel tempo dell’angoscia è loro fortezza.
Il Signore li aiuta e li libera,
li libera dai malvagi e li salva,
perché in lui si sono rifugiati. R.
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