Matteo 9,36-10,8: "Chiamati per nome...". (Commento di don Franco Mastrolonardo)



Parola del Signore
Dal Vangelo secondo Matteo 9,36-10,8

Testo del Vangelo
In quel tempo, Gesù, vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore. Allora disse ai suoi discepoli: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe perché mandi operai nella sua messe!».
Chiamati a sé i suoi dodici discepoli, diede loro potere sugli spiriti impuri per scacciarli e guarire ogni malattia e ogni infermità.
I nomi dei dodici apostoli sono: primo, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello; Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello; Filippo e Bartolomeo; Tommaso e Matteo il pubblicano; Giacomo, figlio di Alfeo, e Taddeo; Simone il Cananeo e Giuda l’Iscariota, colui che poi lo tradì.
Questi sono i Dodici che Gesù invò, ordinando loro: «Non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani; rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d’Israele. Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date».

Meditazione
Bellissima questa convocazione. Come un allenatore di calcio convoca i calciatori per affrontare una partita o un torneo, così Gesù convoca i discepoli per la missione alle pecore perdute della casa di Israele. Ma come avviene questa convocazione e cosa produce nei discepoli?
La convocazione avviene per una chiamata. Gesù li chiama a sé. Con qualcuno, tipo Simone, Gesù si sente in diritto addirittura di cambiargli nome. Il dare un nome, il cambiare il nome, il chiamare a sé dice una cosa semplicissima: Gesù possiede questi discepoli. Ne diventa in un certo senso proprietario. E infatti Il Vangelo cita: "i suoi dodici discepoli". I suoi. Ora quel discepoli fanno parte non tanto di una squadra nuova, ma appartengono all’allenatore stesso. Cosa produce questa convocazione nei discepoli? Appunto un cambio di appartenenza. Ora appartengono a Gesù. Sapete perché ancora oggi alcuni ordini religiosi chiedono il cambio di nome quando si fa la professione solenne? Proprio per questo motivo: per visibilizzare questo passaggio di proprietà. E sapete anche che il passaggio di proprietà ha dei costi. Il costo in questo caso è il lasciar tutto.

Recita
Patrizia Sensoli

Meditazione
Don Franco Mastrolonardo

Musica di sottofofondo
Gabriele Fabbri

Letture di Domenica 18 Giugno 2023
XI Domenica del Tempo Ordinario Anno A

Prima Lettura
Dal libro dell'Èsodo
Es 19,2-6a

In quei giorni, gli Israeliti, levate le tende da Refidìm, giunsero al deserto del Sinai, dove si accamparono; Israele si accampò davanti al monte.
Mosè salì verso Dio, e il Signore lo chiamò dal monte, dicendo: «Questo dirai alla casa di Giacobbe e annuncerai agli Israeliti: “Voi stessi avete visto ciò che io ho fatto all’Egitto e come ho sollevato voi su ali di aquile e vi ho fatti venire fino a me. Ora, se darete ascolto alla mia voce e custodirete la mia alleanza, voi sarete per me una proprietà particolare tra tutti i popoli; mia infatti è tutta la terra! Voi sarete per me un regno di sacerdoti e una nazione santa”».


Salmo Responsoriale
Dal Sal 99 (100)

R. Noi siamo suo popolo, gregge che egli guida.
Acclamate il Signore, voi tutti della terra,
servite il Signore nella gioia,
presentatevi a lui con esultanza. R.

Riconoscete che solo il Signore è Dio:
egli ci ha fatti e noi siamo suoi,
suo popolo e gregge del suo pascolo. R.

Buono è il Signore,
il suo amore è per sempre,
la sua fedeltà di generazione in generazione. R.

Seconda Lettura
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani
Rm 5,6-11

Fratelli, quando eravamo ancora deboli, nel tempo stabilito Cristo morì per gli empi.
Ora, a stento qualcuno è disposto a morire per un giusto; forse qualcuno oserebbe morire per una persona buona. Ma Dio dimostra il suo amore verso di noi nel fatto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi.
A maggior ragione ora, giustificati nel suo sangue, saremo salvati dall’ira per mezzo di lui. Se infatti, quand’eravamo nemici, siamo stati riconciliati con Dio per mezzo della morte del Figlio suo, molto più, ora che siamo riconciliati, saremo salvati mediante la sua vita. Non solo, ma ci gloriamo pure in Dio, per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo, grazie al quale ora abbiamo ricevuto la riconciliazione.

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