Luca 4,24-30: "Gesù a Nazaret...". (Commento di don Franco Mastrolonardo)



Parola del Signore
Dal Vangelo secondo Luca 4,24-30

Testo del Vangelo
In quel tempo, Gesù cominciò a dire nella sinagoga a Nàzaret: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c'erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidóne. C'erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Elisèo, ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro».
All'udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costrita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.

Meditazione
Siamo al processo religioso di Gesù. Gesù è condannato dalle autorità religiose. Oggi siamo a Nazareth, nella sinagoga, ma è chiaro il parallelo con il processo da parte delle somme autorità del Tempio. Ricordate il sommo sacerdote che, sdegnato, si straccia le vesti? Gesù è processato e condannato a portare la croce e a uscir fuori delle mura di Gerusalemme. Infatti cosa dice il Vangelo di oggi? Si alzarono e lo cacciarono fuori dalla città. E dove lo portano? Sul ciglio di un monte. Anche qui è chiaro il parallelo con il Golgota, il basso monte fuori dalle mura di Gerusalemme. Fin qui quindi è chiara la traslitterazione da Nazareth a Gerusalemme, ma vediamo il finale. Dice: "Lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù". Buttare uno giù da un monte significa ucciderlo. E cosa faranno poi con Gesù? Lo uccideranno. Non giù da un monte ma su una croce. Ma non finisce qui. L'evangelista Luca elegantemente aggiunge quella frase, che, se tolta da un contesto teologico, risulta alquanto bizzarro. Infatti, come è possibile immaginare Gesù, condotto fin sul ciglio del monte per essere buttato giù, e lui tranquillamente passa in mezzo a loro. Che significa? Che si libera e scappa? Che si mette d'accordo con qualcuno per liberarsi? Non credo vada letto in modo letterale. Qui evidentemente Luca vuol darci il passaggio della Resurrezione: essere buttato giù dal monte e passare in mezzo a loro è metafora di morte e di Resurrezione. Ora, alla luce di questa interpretazione, provate a rileggere le ultime righe, vi accorgerete di come l'evangelista abbia riassunto davvero il Mistero pasquale di Gesù.

 

Recita
Gennj Fabbrucci

Musica di sottofondo
Arrangiamento di Gabriele Fabbri

Meditazione
Don Franco Mastrolonardo

Letture di Lunedì 8 Marzo 2021
III settimana di Quaresima

Prima Lettura
Dal secondo libro dei Re
2Re 5,1-15a
 
In quei giorni Naamàn, comandante dell'esercito del re di Aram, era un personaggio autorevole presso il suo signore e stimato, perché per suo mezzo il Signore aveva concesso la salvezza agli Aramèi. Ma questo uomo prode era lebbroso.
 
Ora bande aramèe avevano condotto via prigioniera dalla terra d'Israele una ragazza, che era finita al servizio della moglie di Naamàn. Lei disse alla padrona: «Oh, se il mio signore potesse presentarsi al profeta che è a Samarìa, certo lo libererebbe dalla lebbra». Naamàn andò a riferire al suo signore: «La ragazza che proviene dalle terra d'Israele ha detto così e così». Il re di Aram gli disse: «Va' pure, io stesso invierò una lettera al re d'Israele».
 
Partì dunque, prendendo con sé dieci talenti d'argento, seimila sicli d'oro e dieci mute di abiti. Portò la lettera al re d'Israele, nella quale si diceva: «Orbene, insieme con questa lettera ho mandato da te Naamàn, mio ministro, perché tu lo liberi dalla sua lebbra». Letta la lettera, il re d'Israele si stracciò le vesti dicendo: «Sono forse Dio per dare la morte o la vita, perché costui mi ordini di liberare un uomo dalla sua lebbra? Riconoscete e vedete che egli evidentemente cerca pretesti contro di me».
 
Quando Elisèo, uomo di Dio, seppe che il re d'Israele si era stracciato le vesti, mandò a dire al re: «Perché ti sei stracciato le vesti? Quell'uomo venga da me e saprà che c'è un profeta in Israele». Naamàn arrivò con i suoi cavalli e con il suo carro e si fermò alla porta della casa di Elisèo. Elisèo gli mandò un messaggero per dirgli: «Va', bàgnati sette volte nel Giordano: il tuo corpo ti ritornerà sano e sarai purificato».
 
Naamàn si sdegnò e se ne andò dicendo: «Ecco, io pensavo: "Certo, verrà fuori e, stando in piedi, invocherà il nome del Signore, suo Dio, agiterà la sua mano verso la parte malata e toglierà la lebbra". Forse l'Abanà e il Parpar, fiumi di Damàsco, non sono migliori di tutte le acque d'Israele? Non potrei bagnarmi in quelli per purificarmi?». Si voltò e se ne partì adirato.
Gli si avvicinarono i suoi servi e gli dissero: «Padre mio, se il profeta ti avesse ordinato una gran cosa, non l'avresti forse eseguita? Tanto più ora che ti ha detto: "Bàgnati e sarai purificato"». Egli allora scese e si immerse nel Giordano sette volte, secondo la parola dell'uomo di Dio, e il suo corpo ridivenne come il corpo di un ragazzo; egli era purificato.
 
Tornò con tutto il seguito dall'uomo di Dio; entrò e stette davanti a lui dicendo: «Ecco, ora so che non c'è Dio su tutta la terra se non in Israele».


Salmo Responsoriale
Salmo 41 - 42 (42-43)

R. L'anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente.
Come la cerva anèla
ai corsi d'acqua,
così l'anima mia anèla
a te, o Dio. R.
 
L'anima mia ha sete di Dio,
del Dio vivente:
quando verrò e vedrò
il volto di Dio? R.
 
Manda la tua luce e la tua verità:
siano esse a guidarmi,
mi conducano alla tua santa montagna,
alla tua dimora. R.
 
Verrò all'altare di Dio,
a Dio, mia gioiosa esultanza.
A te canterò sulla cetra,
Dio, Dio mio. R.

 

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