
Vangelo del giorno
Dal Vangelo secondo Luca 6,39-42
Testo del Vangelo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola:
«Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso? Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro.
Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? Come puoi dire al tuo fratello: “Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio”, mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello».
Meditazione
Ci sono delle verità in questo Vangelo di una grande finezza psicologica. Chi è quel cieco che ha l’ardire di guidare un altro cieco? Non è forse lo stesso che ha la trave nell’occhio e vuol togliere una pagliuzza dall’occhio del fratello? Entrambi si ostinano a seguire una strada impossibile. E perché fanno questo?
Fra l’altro nel primo caso Gesù parla alla terza persona, mentre nel secondo caso è chiaro: parla a me. "Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello?"
Ciascuno di noi deve prendere in seria considerazione questo brano di Vangelo, perché siamo dei ciechi che non sanno riconoscere le loro cecità. E questo è terribile.
Alcuni penitenti dalle nostre parti in confessionale esordiscono così: i miei peccati son tutti qui, bestemmiare non bestemmio! E poi silenzio. Non sanno proprio cosa dire...
Ma perché facciamo cosi? E’ un modo per non guardare noi stessi. E’ un meccanismo difensivo, una rimozione. Il problema è sempre l’altro. Non voglio guardare il mostro che è dentro di me. Allora ho bisogno che qualcuno crei dei mostri all’esterno di me. E quanti ce ne sbattono sulle vetrine multimediali. Così, pur ciechi, continuiamo a guardare la pagliuzza nell’occhio del nemico, perché almeno questo ripara dal dover constatare la trave che ci acceca.
Recita
Sabrina Boschetti
Musica di sottofondo
Arrangiamento musicale di Gabriele Fabbri
Meditazione
Don Franco Mastrolonardo
Letture di Venerdì 11 Settembre 2020
XXIII settimana del Tempo Ordinario
Prima Lettura
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi
1Cor 9,16-19.22b-27
Fratelli, annunciare il Vangelo non è per me un vanto, perché è una necessità che mi si impone: guai a me se non annuncio il Vangelo! Se lo faccio di mia iniziativa, ho diritto alla ricompensa; ma se non lo faccio di mia iniziativa, è un incarico che mi è stato affidato. Qual è dunque la mia ricompensa? Quella di annunciare gratuitamente il Vangelo senza usare il diritto conferitomi dal Vangelo.
Infatti, pur essendo libero da tutti, mi sono fatto servo di tutti per guadagnarne il maggior numero; mi sono fatto tutto per tutti, per salvare a ogni costo qualcuno. Ma tutto io faccio per il Vangelo, per diventarne partecipe anch’io.
Non sapete che, nelle corse allo stadio, tutti corrono, ma uno solo conquista il premio? Correte anche voi in modo da conquistarlo! Però ogni atleta è disciplinato in tutto; essi lo fanno per ottenere una corona che appassisce, noi invece una che dura per sempre.
Io dunque corro, ma non come chi è senza mèta; faccio pugilato, ma non come chi batte l’aria; anzi tratto duramente il mio corpo e lo riduco in schiavitù, perché non succeda che, dopo avere predicato agli altri, io stesso venga squalificato.
Salmo Responsoriale
Salmo 83 (84)
R. Quanto sono amabili le tue dimore, Signore!
L’anima mia anela
e desidera gli atri del Signore.
Il mio cuore e la mia carne
esultano nel Dio vivente. R.
Anche il passero trova una casa
e la rondine il nido dove porre i suoi piccoli,
presso i tuoi altari, Signore degli eserciti,
mio re e mio Dio. R.
Beato chi abita nella tua casa:
senza fine canta le tue lodi.
Beato l’uomo che trova in te il suo rifugio
e ha le tue vie nel suo cuore. R.
Perché sole e scudo è il Signore Dio;
il Signore concede grazia e gloria,
non rifiuta il bene
a chi cammina nell’integrità. R.
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