Lamentazioni 2,2.10-14.18-19 con il commento di Paola Barone



Dal libro delle Lamentazioni
Lam 2, 2.10-14.18-19

Testo del brano
Il Signore ha distrutto senza pietà tutti i pascoli di Giacobbe; ha abbattuto nella sua ira le fortezze della figlia di Giuda, ha prostrato a terra, ha profanato il suo regno e i suoi capi. Siedono a terra in silenzio gli anziani della figlia di Sion, hanno cosparso di cenere il capo, si sono cinti di sacco; curvano a terra il capo le vergini di Gerusalemme. Si sono consunti per le lacrime i miei occhi, le mie viscere sono sconvolte; si riversa per terra la mia bile per la rovina della figlia del mio popolo, mentre viene meno il bambino e il lattante nelle piazze della città. Alle loro madri dicevano: «Dove sono il grano e il vino?». Intanto venivano meno come feriti nelle piazze della città; esalavano il loro respiro in grembo alle loro madri. A che cosa ti assimilerò? A che cosa ti paragonerò, figlia di Gerusalemme? A che cosa ti eguaglierò per consolarti, vergine figlia di Sion? Poiché è grande come il mare la tua rovina: chi potrà guarirti? I tuoi profeti hanno avuto per te visioni di cose vane e insulse, non hanno svelato la tua colpa per cambiare la tua sorte; ma ti hanno vaticinato lusinghe, vanità e illusioni. Grida dal tuo cuore al Signore, gemi, figlia di Sion; fa’ scorrere come torrente le tue lacrime, giorno e notte! Non darti pace, non abbia tregua la pupilla del tuo occhio! Àlzati, grida nella notte, quando cominciano i turni di sentinella, effondi come acqua il tuo cuore, davanti al volto del Signore; alza verso di lui le mani per la vita dei tuoi bambini, che muoiono di fame all’angolo di ogni strada.

 

 

 

Recita
Cristian Messina

Musica di sottofondo
Gabriele Fabbri

Meditazione
Paola Barone

Meditazione
Questo libro è composto da cinque piccoli poemi intrisi di dolore. Sono una preghiera dei credenti fatta di lutto, tristezza, nostalgia, dolore e ribellione, perché Gerusalemme e il tempio sono stati distrutti; la terra, la famiglia e la libertà sono perdute, il popolo è deportato a Babilonia. Quando la devastazione passa dentro la nostra vita, quando tutto ci crolla addosso, tu Gesù dove sei? Quando sembra che la tristezza abbia l’ultima parola, le nostre ferite così dolorose e profonde ci impediscono di pensare ad altro che ad esse, ma tu Gesù cosa fai per noi in quei momenti? Se siamo in un dolore interiore che ci rende paralizzati su un letto, che ci toglie la gioia, sì, proprio quella gioia per cui tu hai tanto lottato e che ci rende schiavi della nostra paura, tu come ti muovi per aiutarci? Signore mio e Dio mio, quando il dolore e la tristezza sono entrati nel mio cuore, se non avessi incontrato te, sarei rimasta la Gerusalemme desolata che piange la sua disfatta e la mia vita sarebbe stata un continuo lamento; le mie ferite avrebbero preso il sopravvento e avrebbero occupato il tuo posto. Tu mi hai guardata da lontano sempre, non mi hai mai lasciata sola, anche quando non ti sentivo, anche quando ti ho cercato altrove...non mi hai mai lasciata. L’incontro con te Gesù è personale, lo si può raccontare e raccontare, ma la porta del nostro cuore ha solo una “maniglia” ed è dentro di noi, nessuno può forzarla, nessuno può aprire per noi, ci chiedi solo questo Gesù per incontrarti vero? Di aprire la porta del nostro cuore e di aprirla ogni mattina e più volte al giorno, altrimenti rischiamo di rimanere nel buio dei nostri pensieri.

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