Non pronuncerai il nome di Dio invano



Testo della preghiera
Se il fallimento del primo comandamento mi fa pagano perchè adoratore di idoli, il secondo mi rende un religioso ipocrita.
Questo secondo comandamento non è semplicemente il "non bestemmiare”, ma è "non pronuncerai il nome di Dio invano". Il termine invano significa: per la vanità, per la vuotezza e ancora per la menzogna, per la falsità. Non pronunciare il nome di Dio invano equivale a: non usare il nome di Dio per fare dei discorsi che non corrispondono alla verità di Dio.

Perdonami Dio perchè uso il tuo nome a sproposito, per giustificare i miei interessi, per farmi grande con gli altri. Prego per farmi vedere dagli uomini, affinché gli altri pensino di me che sono uomo di preghiera. Perdonami perchè ho paura di essere denudato e mi atteggio falsamente affinché nessuno possa smascherare il travestimento di uomo religioso che da tempo ho costruito.

Quando i nazisti si gloriavano di avere Dio con loro "Gott mit uns" peccavano sicuramente contro questo comandamento. Pronunciavano il nome di Dio invano. Ma vale anche per noi quando usiamo il nome di Dio per giustificare i nostri interessi. Nominare il nome di Dio invano è parlare di Lui senza corrispondere con la mia vita alle parole che dico. Qui potremmo riflettere sul nostro modo di pregare, sul nostro modo di stare a Messa, sul nostro parlare di Dio agli altri. Pregare, cioè nominare Dio, senza compromettermi personalmente, senza accettare la sua volontà, senza muovere la mia vita a conversione equivale a bestemmiare.

Perdonami perchè ad ogni Messa sono in prima fila per prendere gloria dagli uomini o per un bisogno inconscio di essere guardata.
Perdonami perchè son sempre l'uomo della soglia e ogni funzione in chiesa mi vede negli ultimi posti o dietro le colonne.
Non voglio farmi vedere, ma non per umiltà; più che altro perchè non ho intenzione di partecipare attivamente alla liturgia e me ne sto ben lontano dai vari incarichi. Voglio solo garantirmi il precetto senza colpo ferire, così strumentalizzo il nome di Dio per acquietare i sensi di colpa della mia coscienza che prevede il bravo cristiano che va a Messa la domenica.
E perdonami quando uso le frasi a vanvera tipo "sia lodato Gesù Cristo" o "Cristo regni" o faccio il segno di croce senza neppur ragionare su quello che dico e faccio. O scado nei luoghi comuni per far discorsi di Dio agli altri e addirittura mi permetto di entrare nelle sofferenze altrui senza filtri, senza il rispetto del dolore umano, coinvolgendo Dio a vanvera, con superficialità e senza cognizione di causa.

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Don Franco Mastrolonardo, Marco Missiroli, Valentina Rastelli

Musica di sottofondo
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