San Floriano (17 Dicembre)



La storia di San Floriano (17 Dicembre)
Prima viene il rumore.
Un muggito, come se la terra stesse respirando male.
Poi il calore… e infine il fuoco.
Un incendio che divora le case di legno,
che sale veloce lungo le strade strette del Norico,
terra dell’odierna Austria, allora provincia dell’Impero Romano.

La gente corre, grida… e poi si ferma.
Perché arriva qualcuno.

Arriva un soldato.
Un funzionario importante, uno che comanda.
Si chiama Floriano.
È nato proprio lì, tra le montagne del Danubio,
in una terra di confine dove Roma incontra i popoli barbari
e le strade militari collegano Aquileia al Nord dell’Impero.

Floriano non ha paura del fuoco.
Lo attraversa.
E salva vite.

Perché lui sa che servire è il modo più vero di combattere.

Sono anni difficili.
Siamo intorno al 304 d.C.
L’imperatore Diocleziano ha avviato la più dura persecuzione contro i cristiani:
editti, arresti, torture, esecuzioni.
C’è una caccia invisibile, ma reale.
E in Norico, come ovunque, chi crede in Cristo rischia tutto.

Floriano lo sa.
Perché lui è cristiano.
Ma finché può, lo tiene nascosto.

Un giorno arriva una notizia terribile:
quaranta cristiani sono stati arrestati nella città di Lauriacum,
un centro militare sulle rive dell’Enns,
così importante da essere sede della legione romana.

Floriano non ci pensa due volte.
Parte.
Cammina per chilometri lungo le strade romane
costruite sul vecchio limes danubiano.

Quando arriva, trova i soldati che custodiscono i prigionieri.

Floriano si avvicina ai militari.
Ha davanti a sé uomini che conosce,
compagni di armi, funzionari dell’Impero come lui.

Ma il momento è arrivato.

Floriano non può più tacere.
E dice la frase che decide il suo destino:

“Anch’io sono cristiano.
Se volete un colpevole, prendetemi.”

È come se il silenzio si spaccasse.
E una linea si tracciasse:
da una parte la paura, dall’altra Floriano.

Il governatore è furioso.
Ordina che Floriano venga torturato.
Lo picchiano.
Gli chiedono di rinnegare Cristo.
Sarebbe sufficiente una parola, un gesto.
Ma lui resta saldo come le montagne del suo Norico.

E allora decidono un’esecuzione simbolica:
una macina da mulino legata al collo,
e Floriano gettato nel fiume Enns,
quel fiume che scorre gelido tra le colline e che porta le acque verso il Danubio.

 

Floriano cammina verso il fiume.
Ma non prega per salvarsi.
Prega per gli altri.
Per i quaranta cristiani.
Per i soldati.
Per la sua terra.

Quando il suo corpo cade nell’acqua,
la corrente sembra accoglierlo dolcemente.
E ciò che sembra la fine…
è solo l’inizio di una storia che il Nord dell’Impero non dimenticherà più.

Il suo corpo viene recuperato da una donna cristiana,
che lo riconosce e lo custodisce come un tesoro.

Con il tempo, sul luogo del suo martirio,
sorgerà la grande abbazia di Sankt Florian,
una dei più antichi monasteri benedettini d’Europa.

E Floriano diventerà il patrono di chi lotta contro il fuoco:
pompieri, soccorritori, vigili del fuoco,
gente che entra dove gli altri fuggono.

Perché il coraggio… è contagioso.
E il suo continua a bruciare.

 

Signore,
che hai acceso nel cuore di San Floriano una fede più forte del fuoco,
donaci il suo coraggio quando abbiamo paura,
la sua fermezza quando ci sentiamo soli,
la sua libertà quando dobbiamo scegliere da che parte stare.

Fa’ che come lui sappiamo servire senza cercare ricompense,
proteggere chi è in difficoltà,
e portare la tua luce dove sembra regnare il buio.

Benedici, Signore,
tutti coloro che oggi rischiano la vita per salvare quella degli altri:
vigili del fuoco, soccorritori, operatori di emergenza.

E accendi anche in noi
un piccolo fuoco di amore e di fede,
che nessuna paura possa spegnere.

Amen.

Recita
Jasmin Terzi, Viola Salvi

Musica di sottofondo
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Testo elaborato con IA

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