Commento al libro di Giuditta. Cap. 1-5



Buonasera a tutti, grazie per queste serate che ci offrite. Come diceva Don Patrizio è la prima volta che la Scuola della Parola affronta questo libro. Non so il motivo, però certamente è un po' la storia del libro di Giuditta, perché in effetti nei canoni ha sempre fatto un po' fatica ad entrare, maggior ragione in quello ebraico. Però è sempre stato un racconto, un libro che in un modo o in un altro ha interpellato la coscienza credente d'Israele e di tanti credenti. Non ultimo, ecco, sicuramente se non è andato di moda tanto il libro di Giuditta in quanto tale, una risposta enorme l'abbiamo avuta dalla storia dell'arte. Davvero ho fatto un piccolo fai, non so se al terzo incontro avremo il tempo di guardarle. Ne ho raccolte più o meno 10-11 di quelle un po' più famose, per vedere anche nel corso del tempo come questo soggetto è stato rievocato in salse diverse, anche se di fatto l'immagine, il fotogramma rappresentato è proprio questo, il momento del taglio della testa, perché certamente è il momento clou forse della storia in sé, ma anche il gesto violento che attira un po' l'attenzione.
Provo solo così in qualche battuta a riportarvi a questo che è certamente uno dei più famosi. Questo è un dipinto di Caravaggio. Si trova al Palazzo Barberini, alla Galleria Nazionale d'Arte Antica. Questo è un quadro che sembra dipinto nel 1599. Qualcuno lo porta più o meno, comunque a cavallo tra il 1500 e il 1600. Ovviamente sapete già un pochettino le vicende di Caravaggio e certamente anche le scelte dei modelli e delle modelle che lui utilizza hanno nome e cognome, con tutte le varie vicende legate a ciascuna di queste figure che lui prende qua e là, ispirato dalla strada, dalle corti, dai luoghi chiusi, dalle piazze. Certamente c'è tutto questo vissuto di Caravaggio.
Tra le varie ipotesi che danno un po' il contesto al fatto che lui abbia scelto questo soggetto biblico, è legato forse a una vicenda di cronaca nera del tempo. Tra le varie ipotesi, sembra essere quella che la figura che noi vediamo come Giuditta rappresentato sia in realtà relativa a una certa Beatrice Cenci, una ragazza molto giovane, molto bella, appartenente a una famiglia nobile, ma il suo padre, questo Francesco Cenci, era all'epoca uno degli uomini più temuti di Roma, perché era un poco di buono. Era uno che scommetteva, faceva risse da destra a sinistra, anche un po' tutta la sua famiglia era così. Aveva purtroppo anche un altro vizietto tra i tanti, quello di essere violento con la moglie, poi lui rimarrà vedovo e sposerà un'altra donna che non amerà, ma ecco la figlia Beatrice fu violentemente percossa più volte dal padre e dalle cronache che abbiamo, anche abusata dal padre. E quindi questa Beatrice Cenci, sempre di più volendo fuggire dal padre, a un certo punto non ce la fa più. Questo padre che continuamente la segregava, la opprimeva e allora mette in piedi insieme al fratello e alla matrigna questo tentativo di rifarlo fuori, non c'era altro mezzo. Questo uomo entrava e usciva dai tribunali, era davvero un personaggio così conosciuto anche dal papato e con tutta una serie di ricorsi che avevano fatto, finché arriva quel giorno fatidico, perché piùvolte tentarono di ucciderlo ma facendolo passare per un incidente. Però di fatto il giorno clou fu quando appunto riuscirono a avvelenarlo, o meglio ad addormentarlo con una grossa dose di oppio. Lui ne faceva già uso, la abbondano quanto di più e quindi lo stordiscono e appunto non lei precisamente, ma il fratello e un amico del fratello non tagliano proprio la testa ma lo uccidono durante il sonno di questo oppio che gli era stato fatto ingerire e poi conficcano nella testa un chiodo. Poi lo buttano giù dal balcone della sua casa sperando che venisse fatto passare per un incidente domestico.
Processi e quant'altro, finché salta fuori tutta la verità e Beatrice è costretta a confessare questo delitto e verrà condannata a morte per decapitazione. Ecco qui il punto perché questa decapitazione avvenne l'11 settembre 1599 documentata. Tutta la città di Roma si trova davanti a Castel Sant'Angelo per assistere alla sua decapitazione insieme a quella della matrigna. Un fratello verrà torturato, addirittura squartato in due, quindi fu un fatto di cronaca molto pesante al tempo. E quindi questa donna all'età di 22 anni viene giustiziata per parricidio. Lei di fatto era coinvolta insieme agli altri in questo parricidio.
Ad assistere a questa esecuzione, pensate, vi erano sia Caravaggio sia Orazio Gentileschi, autore anche lui poi della figlia, anche lei con tutte le sue vicende, di diversi quadri di Giuditta e Oloferne. Così piccola pennellata della storia dell'arte.
Perché anticipo questo? Perché certamente nel nostro immaginario la figura di Giuditta va oltre il testo biblico. Oggi è anche appunto molto vista perché rappresenta un po' l'immagine della donna, dell'emancipazione della donna, ma la donna che in qualche modo reagisce alla brutalità maschile. E pensiamo che questo è un tema purtroppo drammaticamente diffuso e sensibile ai giorni d'oggi. E qui siamo nel 1600, quindi pensate anche alla provocazione, quale donna di questa sfortuna poteva in qualche modo rappresentare anche la donna eroina, la donna che in qualche modo a un certo punto è riuscita a dire no ai suoi sopprusi, alla sua vita così.
E da lì poi si è scatenata tutta una serie di percorsi, di canzoni, di arte e di quant'altro che hanno un pochettino così consegnato alla storia la figura di Giuditta come la donna capace di far difendere il suo volere, la sua reazione alla cattività maschile. Va bene.
Entriamo dunque in questo quadro, scusate in questo libro. Cominciamo un po' dall'esterno a capire il libro generale di Giuditta, è uno dei tanti. Non compare, vedete lì, nel canone ebraico. Certamente sono, dopo lo diremo, sono quei libri scritti in greco, quindi che il canone ebraico non ha accettato, ma che sono invece stati aggiunti nella settanta, la versione greca della Bibbia.
E ovviamente non essendo anche nel canone ebraico, non è neanche nel canone protestante che si rifà a quello ebraico. Nella settanta lo troviamo, ecco, lo troviamo tra i cosiddetti libri deuterocanonici. Si trova nella prima parte della settanta, in quella che è chiamata legislazione storia, tra il libro di Esther e il libro di Tobia, che sono anch'essi libri deuterocanonici.
Sembra che all'origine, anche qui diceva anche Don Patrizio prima, nel leggere le varie introduzioni, sono diverse le ipotesi. Noi nonabbiamo nessuna documentazione in versione ebraica. Quindi lo si dà un po' per presupposto. Ci sono delle cose che fanno pensare certamente a una base di testo ebraico, forse aramaico, qualche modo di dire. Però adesso capirete che siamo in una stagione della storia molto avanzata e quindi noi abbiamo le attestazioni di questo libro sempre in greco. Non abbiamo nessun ebraico o aramaico. C'è questa edizione appunto di San Girolamo che utilizza questo libro, fa una sua traduzione sintetica e anche con delle aggiunte, una la vedremo strada facendo. E lui dice nelle sue lettere di aver trovato questo testo in versione caldea, quindi aramaica. Ma di quella versione non abbiamo nessuna traccia.
Nel canone cattolico nostro e ortodosso, quindi quello che si rifà alla settanta, Giuditta è classificato tra i libri storici. Però c'è questa inversione. A differenza della settanta si trova tra i libri di Tobia e Esther e non viceversa come invece nella settanta. Prima di questo, magari per chi non conosce il gergo biblico, quali sono gli altri libri cosiddetti deutero canonici? Guardateli lì:
- Giuditta
- Tobia che abbiamo già citato
- Primo e Secondo Maccabei
- Sapienza
- Siracide
- Baruch più la lettera di Geremia che nella nostra Bibbia è di fatto il sesto capitolo del libro di Baruch
- La versione greca di Esther, una giunta alla versione greca di Esther
- Tre racconti che sono la preghiera di Azaria e il cantico appunto dei tre giovani nella fornace, siamo nel libro di Daniele
- La storia di Susanna, anche quella una storia al femminile
- Bel e il Drago.
Quindi è un pacchetto di testi che hanno la caratteristica di essere arrivati a noi in greco, in greco ma perché scritti in un tempo diverso o più in là rispetto a quello classico degli altri libri biblici. Vedete in cima tra parentesi sono scritti così genericamente dal secondo secolo avanti Cristo in poi, fino a quasi all'era cristiana. Sono questi due secoli che interessano i deutero canonici.
Faccio un passo invece adesso entrando un po' di più nel merito del libro. La prima domanda che mi è venuta ma nella Bibbia ci sono altre teste che saltano letteralmente? Cioè il canovaccio della storia di Giuditta e anche di Oloferne è unico all'interno del libro della Bibbia o noi abbiamo episodi da cui appunto si può anche attingere, trovare una sorta di letteratura trasversale che tocca questo tema in Giuditta. Ecco, quello che si avvicina di più e leggeremo anche la citazione precisa, vedete che la lodata attorno storicamente al periodo dei Maccabei. Quando si parla dei Maccabei il contesto in cui con l'avvento del regno dei Seleucidi viene importato nella terra d'Israele la cultura ellenistica ed è uno scontro molto forte, non tanto dal punto di vista militare, anche se poi ci sono delle battaglie, dei morti e quant'altro, ma è praticamente il momento storico in cui Israele viene contaminato da altro, contaminato da un altro modo di vedere il mondo, quello ellenistico, quello importato da Alessandro Magno, il quale porta la cultura ellenistica al di fuori dei confini della Grecia conquistando mezzo mondo. Poi sapete che Alessandro muore presto e quindi rimangono i suoi strateghi, i suoi generali, Seleuco, Tolomeo e altri, che di volta in volta si spartiscono un po' tutto quello che era stato l'impero di AlessandroMagno. Nello specifico in terra di Israele sapete che quello più citato, quello che sta un po' più qui al popolo di Israele è Antioco IV, il quale aveva commesso quello obbrobrio di immettere nel tempio di Gerusalemme una statua pagana e quindi questo è considerato un momento molto pesante nella cultura, nella vita, nella vicenda di Israele. E questo poi ha scatenato in modo molto violento la ribellione dei cosiddetti Maccabei, i quali conquistano e arrivano addirittura a rifondare per circa un cento anni un piccolo impero, un piccolo regno di Israele. Non nella gloria di Davide Salomone e quant'altro, ma politicamente prendono, è l'unico periodo della storia in cui gli israeliti sono padroni a casa loro, perché tutto il resto della storia c'è sempre qualcun altro.
Nello specifico noi vedete abbiamo il padrone, l'usurpatore, il tiranno di turno, che ha dei nomi, in questo caso nel racconto di Maccabèi 7 e 2 Maccabèi 15, la figura di Demetrio, che sono i successori di Antioco IV e anche Antioco V. Non si capisce bene a quali dei due si riferisca, perché più o meno sono dallo stesso rango e quindi continuano a profanare, a tentare il popolo di Israele per farlo venire meno nella loro fede. In quel caso a perdere la testa è Nicanore, come dall'altra parte nel libro di Giuditta abbiamo Nabucodonosor, lo leggeremo, la figura di Giuditta che è colei che compie l'azione di tagliare la testa a Oloferne.
Se poi andiamo in altri contesti, vedete altri paragoni con altri testi della Bibbia, vi ricordate tutti la vicenda di Deborah, giudice, libro dei giudici, capitolo 4, in quel caso l'usurpatore è questo Yabin, re dei Cananei, Sisara è il generale del suo esercito e in questo caso Deborah e Barak come figure ovviamente di comando che vengono un po' a rappresentare Israele e di fatto poi Jaele che invita Sisara nella sua tenda e li conficca, in questo caso non viene decapitato, ma viene conficcato il chiodo nel cranio di questo generale.
Se poi quella forse più conosciuta, qui è uno dei testi certamente fondatori o quantomeno quelli un po' più classici per pensare la Bibbia, abbiamo il contesto del primo libro di Samuele, capitolo 17, il famoso episodio in cui il piccolo Davide, il Catano il più piccolo, con il suo sasso uccide Golia, il gigante filisteo e gli taglia la testa. Quindi vedete che questa vicenda in sé non ha nulla di così nuovo, non è così originale e vedrete anche che il racconto dei 16 capitoli che compongono il libro di Giuditta potrebbero essere trovati in altri testi della Bibbia. C'è un genere letterario legato a questa vicenda di cui Giuditta è un'esperienza, è una sfumatura e penso che la bellezza del nostro percorso sarà quello di capire cosa ha Giuditta di unico e di diverso rispetto agli altri modi di raccontare un episodio cruento come gli altri.
Tanto per entrare ancora di più, sono un paio di slide, vi leggo esattamente quello che scrive il primo libro dei Maccabei, capitolo 7, versetti 26-50 che appunto ve l'ho messo in sintesi nello schema. Allora il re Demetrio mandò Nicanore, uno dei suoi capi più illustri che nutriva odio e inimicizia per Israele e gli ordinò di sterminare il popolo. Nicanore venne a Gerusalemme con truppe ingenti e mandò messaggeri a Giuda e ai suoi fratelli a far queste proposte ingannevoli di pace. Non ci sia battaglia tra me e voi, verrò con pochi uomini per incontrarmi con voi pacificamente. Venne da Giuda e sisalutarono a vicenda con segni di pace, ma i nemici stavano pronti per mettere le mani su Giuda. Quando Giuda fu informato che quello era venuto da lui con inganno, ebbe timore di lui e non volle più vedere la sua faccia. Nicanore allora, come vide che il suo piano era stato scoperto, usci all'attacco contro Giuda, verso Cafar Salama, e caddero dalla parte di Nicanore circa cinquecento uomini. Poi ripararono nella città di Davide.
Dopo questi fatti Nicanore salì al monte Sion e divennero incontro dal santuario alcuni sacerdoti e anziani del popolo per salutarlo con espressioni di pace e mostrargli l'olocausto offerto per il re. Ma egli li scerné, li derise, anzi li oltraggiò e parlò con arroganza. Giurò incollerito, se non sarà consegnato subito Giuda e il suo esercito nelle mie mani, quando tornerò a guerra finita darò alle fiamme questo tempio. E se ne andò tutto furioso.
Sacerdoti rientrarono e stando davanti all'altare e al tempio dissero piangendo:
- Tu, Dio, hai scelto questo tempio perché su di esso fosse invocato il tuo nome e fosse casa di orazione e di supplica per il tuo popolo.
- Fa vendetta di quest'uomo e delle sue schiere, siano trafitti di spada.
- Ricordati delle loro bestemmie, non lasciarli sopravvivere.
Si scontrarono gli eserciti in combattimento il 13 del mese di Adar. E fu sconfitto l'esercito di Nicanore, anzi, egli cadde in battaglia per primo. Quando i suoi soldati videro che Nicanore era caduto, gettarono le armi e fuggirono. I giudei presero le spoglie del bottino, mozzarono la testa di Nicanore e la sua destra che aveva steso con arroganza e la portarono nei pressi di Gerusalemme dove la esposero. Il popolo fece gran festa e trascorse quel giorno come un solenne giorno di gioia. Stabilirono di celebrare ogni anno questo giorno il 13 di Adar, quella che oggi è la festa diventata la festa di Purim, legata anche alla figura di Esther. Certamente va a raccontare il senso di quella festività.
Così la Giudea rimase tranquilla per un po' di tempo. Vi ho rubato un po' di tempo su questo testo perché sostanzialmente quello che accade nel libro di Giuditta è su questo fronte, cioè c'è qualcuno che vuole usurpare Israele e vedremo non solo in senso civile, c'è di combattere una guerra, il solito usurpatore tiranno che vuole allargare i suoi confini. Ma è sempre in gioco nella Bibbia la questione di Dio, perché questi che arrivano vogliono imporre un'altra fede, un altro Dio ma addirittura sostituire Dio con se stessi. E la reazione del popolo di Israele, che nonostante la minaccia, nonostante sia un popolo piccolo e fragile, trova sempre un modo per difendersi, per non venire meno alla sfida della propria fede.
Già ve lo anticipo, non possiamo non rileggere Giuditta anche come una questione dell'Israele di sempre, anche quello attuale. È sempre in questione questa questione di dire chi è Israele, qual è il compito di Israele rispetto al mondo. E le risposte sono diverse. Giuditta ne darà una, che vedremo passo per passo.
Faccio un altro affondo storico, stavolta non utilizzando come fonte la Bibbia, ma un altro testo di un autore giudaico del primo secolo, conosciutissimo, nostro Giuseppe Flavio, uno storico e quindi molto più vicino agli episodi, il quale scrive nelle sue opere Antichità Giudaiche e Guerra Giudaica un po' tutte le vicende che hanno portato poi all'ultimo grande combattimentocontro Roma con la caduta degli ebrei a Masada e oltre. Noi abbiamo, leggendo tra le righe, il perché di Giuditta, a quale cosa storica si riferisca. Potremmo inserirci dentro anche questi personaggi, queste vicende storiche in questo caso, non romanzate, sono appunti di quello che è accaduto realmente nel popolo di Israele.
La figura di Giovanni Arcano, siamo sempre nell'epoca Asmonea, sono i successori di Giuda Maccabeo. Il saccheggio di Siken, guardate le date, come si avvicinano molto ai tempi di Gesù, diciamo al Nuovo Testamento. Perché vedremo che il libro di Giuditta invece ci porta in un altro tempo storico, ma in realtà chi scrive ha visto, ha saputo già di questi episodi. È contemporaneo a quello che accade.
Diamo la figura di Alessandro Ianneo, l'invasione della Palestina da parte del re Seleucide Demetrio III, un altro, se vedete la data come molto bassa, che poi si riunì ai ribelli giudei contro Alessandro Ianneo.
Alessandra Salomé, questa è una figura per molti ritenuta forse quella più precisa, più adattabile al perché l'autore di Giuditta abbia scelto una donna e non un uomo. Alessandra Salomé, vedova di Ianneo, che guardate è l'unica Asmonea donna che governa realmente. Dal 76 al 60 avanti Cristo noi abbiamo sul trono Asmoneo una donna, vedova del re defunto, Alessandro Ianneo.
C'è anche questo episodio, vedete siamo al 69 avanti Cristo, anche questo documentato, storico, ha l'ambizione di Tigreane il Grande, in questo caso siamo in Armenia, un altro popolo, che tentò a suo modo un'invasione di popoli. Ci arrivò molto vicino, immaginate gli ebrei quando vedono arrivare questo grande esercito, questo nuovo usurpatore armeno. Gli è andata bene perché Tigreane dovrà rientrare presto, quasi all'alba della battaglia contro Israele dovrà rientrare in patria, ma poi prenderà un bel contraccolpo perché sono anche gli anni in cui l'impero romano sta giungendo, Pompeo, Antonio, e girerà, cambierà per tutti i popoli pagina perché poi non ce ne sarà più per nessuno.
È una carellata, ma così adesso entrando un po' di più nel libro capirete di che cosa si sta parlando, perché chi non ha queste premesse rischia di perdersi nel libro di Giuditta, perché ci sono delle incomprensioni, degli errori nel libro di Giuditta, che dicono, ma aspetta, qualcosa non mi risulta, i nomi, i luoghi, i tempi, è tutto un po' strano, è tutto un po' mischiato. Se voi avete in mente anche solo un po' tutta questa questione, tutti i riferimenti, subito dalla prima riga del libro capirete che si sta raccontando qualcos'altro.
Nell'anno, questo è il primo capitolo di Giuditta, nell'anno dodicesimo del regno di Nabucodonosor, che era il re degli Assiri nella grande città di Ninive, Arcfassad regnava sui Medi a Ekbatana. Fermiamoci solo su questo primo versetto. Alla luce di quello che abbiamo detto, dice, aspetta, ma dove saltano fuori questi? Sì, la storia, se noi calcoliamo nell'anno dodicesimo del regno di Nabucodonosor, dovremmo tornare indietro nel tempo a una data anche abbastanza precisa, 594 a.C. E questa data a tutti rievoca tutta la letteratura biblica dedicata al mondo dei babilonesi e a quello che i babilonesi hanno fatto nei confronti di Israele. La conquista della terra, la distruzione di Gerusalemmee del primo tempio, quello di Salomone, e l'inizio dell'esilio. Quindi ci riporta qui a un personaggio, senza altro un tiranno della storia, uno straniero che si è permesso di distruggere, di infangare per sempre il popolo d'Israele e in buona parte ci è anche riuscito. Tanto è vero che da quel momento il popolo d'Israele si è diviso in due, tra quelli che hanno vissuto per 70 anni a Babilonia, esiliati, e il famoso resto d'Israele con Geremia che rimane in loco.
Poi quando tutto finirà si ritorna dall'esilio, chi è Israele, chi ne ha di più, chi ne ha di meno, bisogna rimettere insieme il tempio, rifar ripartire la città. Sappiamo che questa data per Israele è molto significativa, è la loro storia questa. Non esiste evento più tragico che l'esilio babilonese. Tragico da una parte, ma anche quello che permette Israele finalmente di dire chi è. E da qui che nel secondo tempio rinasce veramente la letteratura biblica, è questo l'Israele da indagare. Tutto il resto è costruito a partire da questo e in seconda battuta da quello che accade durante il regno dei Maccabei.
Perché tutti gli episodi reali che accadono nel tempo dei Maccabei Israele li rilegge, li reinterpreta alla luce della sua storia. Prima dell'esilio e andando indietro fino ad arrivare all'esodo. Anche lì Egitto, Israele, anche lì una battaglia per conservare la fede. Capite che siamo anche di fronte a una teologia biblica che ci propone davanti ai nostri occhi.
Perché qui andiamo a capire la tessitura del testo biblico. Il motivo storico che ha permesso l'origine della Bibbia. Prima ancora di essere un testo sacro, ma un testo che riguarda la formazione, la storia, l'identità di questo miserabile popolo che si chiama Israele.
Attenzione, Nabucodonosor lo conosciamo bene. E ho detto che il re dei... Allora ha sbagliato, Giuditta inizia dicendo che il regno di Nabucodonosor era il re degli Assiri. È un errore storico. Nabucodonosor non c'entra con gli Assiri. Però nel libro viene fatto re. E se penso agli Assiri bisognerebbe andare indietro almeno due secoli prima.
Perché proprio i Babilonesi avevano soppiantato gli Assiri, i quali a loro volta avevano già fatto un megaregno, avevano massacrato tutto il regno del nord, pensate alla caduta di San Maria. E quindi certamente anche l'impero Assiro evoca per Israele le fauci di un nemico storico. Gli Assiri, ma poi anche i Babilonesi nella figura di Nabucodonosor.
E poi viene introdotto anche quest'altra fascia di regno, di terra, in questo caso è Arxfasad, che di per sé è un nome assiro. Ma in questo caso Arxfasad viene designato come re dei Medi, che è un altro popolo, e in particolar modo nella città di Ecbatana, che era la capitale del regno dei Medi.
Vi aiuto. Ok, questa è la cartina, una delle cartine che ho trovato. Però vedete che compaiono i nomi delle città, alcune di cui partiamo. Andate a vedere subito Ecbatana, vedete più o meno dove si trova, adesso lo vedremo meglio. Vedete dove è Ninive, Assur, quindi Ninive è il mondo babilonese, Ecbatana è il mondo dei Medi e anche Susa. Sono quei nomi che tornano qualche volta.
Forse questa è un po' più chiara, anche se è un disegno. Se andiamo in quell'epoca lì, possiamo così suddividere i poteri del tempo:
- L'impero dei Medi, vedete che è molto più a nord, verso quello che è il mar Caspio, diciamo.
- Poi abbiamo la striscia verde che corrisponderebbe all'inizio all'impero di Nabucodonosor, quindi dei Babilonesi.
- Poiabbiamo addirittura la penisola anatolica, la Cilicia, ma il Regno di Lidia, e quello giallo che... quello giallo che vediamo che comprende in questo momento anche quello di Israele, è quello giallo che è il mondo egiziano. Capite che c'è una geografia politica non indifferente, perché Israele si trova un po' al mezzo di tutto questo traffico. Di per sé poi nella storia questi imperi non rimangono fermi, ma cominciano ad allargarsi.

Come succede sempre nella storia, quando uno non è più soddisfatto del suo territorio, comincia a vedere l'erba del vicino e comincia ad allargarsi. Quindi l'impero dei Medi viene travolto, poi ritorna indietro, l'impero egiziano va avanti, poi arretra. Geografia politica di allora come di adesso, niente di più niente di meno.
Per fare proprio un'immagine del presente, vedete oggi in queste città citate dalla Bibbia, in questi imperi del passato, oggi noi vedete Ekbatana lo troveremmo in Iran. Poi siamo lì in mezzo, abbiamo anche l'Iraq, tra il Tigre e l'Eufrate, quindi Babilonia, Ninive, e poi venendo di qua la Siria, Giordania e Israele. La famosa Mezzaluna Fertile, così famosa nella storia, è stato il teatro di tutte queste prese di potere. Questo perché la storia di Giuditta è una storia di geografia politica da un certo punto di vista.
A rimanere fermi sul loro trono, ma sono ansiosi di uscire dal loro territorio, di avere più sudditi, di avere più terra, di avere più potere, addirittura di essere considerati degli dèi. Questo è il vizio di allora, non so se è anche il vizio di oggi.
In quel tempo, e così inizia la storia, ecco vi dico già che stasera parleremo di tutto tranne che della signora Giuditta, perché lei entrerà in scena all'ottavo capitolo, quindi mettiamoci il cuore in pace, stasera non vi dirò nulla di Giuditta in quanto tale, come protagonista, perché i primi sette capitoli del libro, zero, proprio neanche in lontananza, c'è tutt'altro prima. È una preparazione, ci aiuta a entrare nel contesto e ha i suoi protagonisti, belli chiari, è come se il libro di Giuditta ti portasse in un teatro a questo punto e finalmente apre il palcoscenico, ti apre un contesto e comincia a far comparire i suoi personaggi.
Il primo personaggio che comparirebbe sul palcoscenico, eccolo qui. In quel tempo il re Nabucodonosor mosse guerra al re Archfassad nella grande pianura, cioè nella piana che si trova nel territorio di Ragau. A fianco di costui si schierarono tutti gli abitanti delle montagne e quelli della zona dell'Eufrate, del Tigri e dell'Idaspe, l'attuale Pakistan, e gli abitanti della pianura soggetta ad Arioch, re degli Elamiti Sud. Così molte genti si trovarono adunati in aiuto dei figli di Cheleut.
Allora Nabucodonosor, re degli Assiri, spedì messaggeri a tutti gli abitanti della Persia e a tutti gli abitanti della regione occidentale, a quelli della Cilicia, Turchia, di Damasco, del Libano e dell'Antilibano, a tutti gli abitanti della fascia litoranea e a quelli che appartenevano alle popolazioni del Carmelo e di Galad, ci avviciniamo alla Terra Santa, della Galilea Superiore e della grande pianura di Estrelo, siamo nella piena Galilea.
A tutti gli abitanti della Samaria, vedete come da lontano pian piano si avvicina la Giudea, a tutti gli abitanti della Samaria e delle sue città, a quelli che stavano oltre il Giordano, attuali Giordani, fino a Gerusalemme, Batane, Chelus, Cadesce e al torrente d'Egitto, nonché a Tafni, Aramese e a tutto il paese di Gessen, sino alla regione al di sopra di Tannis e Menfi e a tutti gli abitanti dell'Egitto sino ai confini dell'Etiopia.
Vedete la politica geografica, come un personaggio a un certo punto si guarda attorno e comincia a sentire l'acqualina. Non gli basta il suo regno e comincia a mandare messaggeri qua e là, primi ambasciatori. Va in buona fede? Chiedo una cosa anche molto semplice.
- Non vorreste allearvi con me?
- Perché non vi soggiocate a me?
- Pacificamente, non faccio un morto.
Sembra la cosa più pacifica di questo mondo, ma è chiaro che il progetto dietro è un altro. E gli abitanti di tutte queste regioni disprezzarono l'invito di Nabucodonosor, re degli Assiri, e non volevano seguirlo nella guerra perché non avevano alcun timore di lui, che agli occhi loro era come un uomo qualunque. Essi rimandarono i suoi messaggeri a mani vuote e con disonore. Primo tentativo pacifico di questo re non va in porto. Dice perché lui più di noi? Cosa ha lui di così speciale? È un uomo come gli altri.
Chiaro che a Nabucodonosor questo non gira, non garba. Allora Nabucodonosor si accese di sdegno terribile contro tutte queste regioni e giurò per il suo trono e per il suo regno che si sarebbe vendicato devastando con la spada i paesi della Cilicia, di Damasco e della Siria, tutte le popolazioni della terra di Moab, gli ammoniti,tutta la Giudea e tutti gli abitanti dell'Egitto fino al limite dei due mari. Quindi, primo a essere travolto da questa furia, quindi marciò con l'esercito contro il re Akfasad nel diciassettesimo anno e prevalse su di lui in battaglia, travolgendo l'esercito di Akfasad con tutta la sua cavalleria e tutti i suoi carri. Quindi il primo regno, il regno dei Medi, viene travolto, non c'è storia. Questo parte deciso, re Akfasad. O meglio, non è che quello l'avesse lasciato proprio pestare i piedi. Si tenta comunque una politica di difesa, giustamente. Che sia la Russia e l'Ucraina, o mettiamolo come vogliamo. Si impadronì delle sue città, giunse fino a Ekbatana e ne spugnò le torri, ne saccheggiò le piazze e ridusse il suo splendore in ludibrio. Poi sorprese Akfasad sui monti di Ragau, lo trafisse con le sue lance e lo tolse di mezzo per sempre.
Quindi vedete che la stessa azione di uccidere, di far saltare la testa a qualcuno, è già nella prima parte del libro. Nabucodonosor acciuffa Akfasad e gli fa fare una brutta fine, lo trafigge. Fece quindi ritorno a Ninive, che era la sua capitale, con tutto l'insieme delle sue truppe, che era una moltitudine infinita di guerrieri, e si fermò là, egli e il suo esercito, oziando e banchettando per 120 giorni.
Quindi noi potremmo già chiudere una prima parentesi, Nabucodonosor è forte, questo ha i denti di ferro, d'acciaio e ha cresciuto il suo obiettivo primo, l'ha raggiunto. Voleva allargare i suoi confini, ha espugnato il regno di Akfasad.
Nell'anno diciottesimo, quindi dopo i 120 giorni di festa, il giorno 22 del primo mese, corse voce nel palazzo di Nabucodonosor, re degli Assiri, che egli avrebbe fatto vendetta contro tutte quelle regioni come aveva detto. È un'altra strategia, la prima è anche abbastanza legittimata, guerra per guerra, va col suo esercito, è più forte, vince la battaglia e conquista il terreno. Ma non è ancora soddisfatto. Radunò tutti i suoi ministri e tutti i dignitari, tenne con loro consiglio segreto e decise egli stesso la distruzione totale di quelle regioni.
Quindi da una guerra contenuta passa una strategia molto più drammatica. C'è in testa un genocidio quest'uomo. Senza guardare in faccia a nessuno, semplicemente perché avevano negato la sua offerta. Negando questo è implicito il fatto che negano, non lo riconoscono come il re del re. Questo lui non va giù. Essi decisero di sterminare tutti quelli che non si erano allineati con l'ordine da lui emanato.
Quando ebbe finito la consultazione, Nabucodonosor, re degli Assiri, ecco qui, entra in scena il terzo personaggio, Nabucodonosor, Akfasad, abbiamo sentito che viene eliminato, adesso uno dei suoi, Oloferne, generale supremo del suo esercito, che ne teneva il secondo posto dopo di lui, e gli disse. Non solo un generale, ma è uno che condivide il regno di questo, il braccio destro di Nabucodonosor.
Questo dice il grande re, il signore di tutta la terra. Guardate che titoli belli abbondanti, il grande re, il signore di tutta la terra. Ecco, partito dalla mia presenza, tu prenderai con te uomini d'indiscusso valore, 120.000 fanti e un contingente di 12.000 cavalli con i loro cavalieri.
Quindi marcerai contro tutti i paesi di Occidente perché quelle regioni hanno disobbedito al mio comando. Vedete com'è cinico, com'è d'acciaio questo re, non vuole avere storie. Nessunopuò piegarsi alla sua volontà. A costoro comanderai di preparare terra e acqua. Questo è un simbolo che si faceva nell'antichità per consegnarsi. Noi oggi usiamo più l'immagine del fazzoletto bianco, mi arrendo. Nei film c'è sempre un po' questa immagine.
Nell'antichità vi era usanza che il capo del villaggio, della città, offriva all'usurpatore l'acqua e la terra, che sono i beni più preziosi di una città. L'acqua, le sorgenti d'acqua erano tutto il tempo, sì, anche il denaro, l'oro, c'è anche questo, ma la sopravvivenza di una città la si ha con l'acqua. E la terra, che è simbolico, la terra dei miei padri, la terra che calpesto, la terra dove sono nato, la consegno. E consegnavano un vaso con la terra, un po' terra dentro di questa loro terra.
Perché con collera io piomberò su di loro e li darò in suo potere per il saccheggio. Quelli di loro che cadranno colpiti riempiranno le loro valli e ogni torrente e fiume sarà pieno dei loro cadaveri fino a straripare. I loro prigionieri li condurrò fino agli estremi confini della terra. Tu dunque va e occupa per me tutto il loro paese e quando si saranno arresi a te li terrai a mia disposizione fino al giorno del loro castigo.
Capite che è violenta l'immagine, non solo convincili a obbedire a me. No, no, trattienili perché poi la posizione, dopo averli sterminati, uccisi, bruciato le loro città, se sopravviveranno poi ci penso io. Quanto ai ribelli il tuo occhio non li risparmierà dalla morte e alle devastazioni in tutto il territorio. Come è vero che vivo io e vive la potenza del mio regno, questo ho detto e questo farò di mia mano. E tu non trasgredire parola alcuna del tuo signore ma porta a compimento con ogni cura ciò che ti ho comandato e non indugiare a eseguire queste cose.
Noi che leggiamo magari un po' di Bibbia qua e là, a quale linguaggio un po' ricondurci? Se pensiamo alla Bibbia, sembra di sentire parlare tra virgolette in altri termini ma con la stessa forza, con gli stessi verbi, Dio stesso, Dio degli eserciti, il Dio di Mosè, il Dio di Giosuè, cioè non trasgredire, c'è una legge e c'è una terra da portare a casa, questa terra che io vi ho dato, quindi sii servo fedele, leale fino in fondo.
Qual è la differenza? Che là è un Dio, quantomeno un Dio che non è personificato e qui invece Nabucodonosor si mette nei panni di Dio, del suo Dio certamente, però il linguaggio che usa è lo stesso identico di quello biblico. Quindi è chiaro che leggendo la Bibbia salta fuori e uno dice ma chi è questo che addirittura si fa più grande di Dio? È impensabile mettersi nei panni di Dio.
Quindi Nabucodonosor non è solo un uomo potente ma un uomo trasgressivo nel senso malato di tracotanza, esce dai suoi confini umani, vuole essere anche un Dio.
Partito dalla presenza del suo signore, Oloferne convocò tutti i comandanti, gli strateghi e gli ufficiali dell'esercito assiro. Quindi come gli aveva ordinato il suo signore, il suo kurios, contò gli uomini che aveva scelto per la spedizione numero di centoventi mila più dodicimila arcieri a cavallo e li dispose come si use a schierare la truppa per la guerra.
Prese poi cammelli, asini e muli in dotazione alle truppe, in numero grandissimo e anche pecore, buoi e capri in quantità innumerevole per il loro vettogliamento. Provvide ancora razioni in abbondanza per ciascun uomo e gran rifondimento d'oro ed argento dal tesoro del re. Poi lui e tutte le sue truppe si misero in marcia per procedere, per precedere il re Nabucodonosor e coprire tutta la faccia della terra di Occidente con i lorocari, cavalieri e la fanteria scelta. Con loro si mise in cammino una moltitudine varia, numerosa come le cavallette e come la polvere del suolo, che non si poteva contare per la grande quantità. Vedete, la prospettiva di lettura, in questo caso della guerra, non ebraica, non biblica. Questo è uno storico, potremmo dire, che legge dal di fuori con lo stesso linguaggio che invece gli ebrei utilizzano per descrivere le loro grandi imprese. Cammino di liberazione dall'Egitto, la terra promessa e l'Egitto che gli va contro. È chiaro che è visto dalla parte di Israele. Qui invece vedete che la visione, il punto di vista, è quello del nemico che si attrezza, che mette insieme tutto quello che può perché ha un obiettivo ben chiaro. Andare a sterminare tutti i popoli della terra. Mettendo insieme tutti i pezzi, anche noi vedremo nella scena il crescere davvero non solo dell'odio di questo uomo, del re, ma anche i mezzi che utilizza.
Scuso questa battuta, ma vi ricordate prima della guerra dell'Ucraina, quando si vedevano a dicembre, a gennaio, questi treni che dalla Russia si spostavano verso il confine dell'Ucraina, pieno di cararmati. Tutto il mondo che ha guardato, non sapendo poi cosa davvero sarebbe accaduto, però dava proprio l'impressione di qualcosa. Cosa si sta muovendo qui? Come mai si muovono tutte le armi, tutti i soldati vengono chiamati? Cosa c'è in mente quell'uomo lì? Poi l'abbiamo capito abbastanza alla svelta.
Partirono da Ninive, camminando tre giorni in direzione della pianura di Bechtilet. Devastò Fude, Lude, Depredò, passò l'Eufrate e demolì, invase i paesi della Cilicia, sterminò, accerchiò tutti i Madianiti, appiccol fuoco alle loro tende, depredò i loro... Guardate i verbi come si moltiplicano, è bello, davvero una descrizione dinamica della guerra che non ha più confine, non ha più ragione. È semplicemente presa d'atto e una strada da sterminare, fatta però di persone e di terre.
Due sentimenti importanti, questi li fissiamo, è perché questo, di fronte a un brutto così, la paura, Phobos, e il terrore, Trobos, di lui si diffusero. Questo per un potente è un obiettivo ambizioso. Far paura e terrore è il modo più geniale per distruggere e comandare. Se un leader di questa misura non riesce a imporre la paura e il terrore, dà l'idea di essere un debole. Ma quando tu solo a citare il nome senti paura e terrore, cambia la storia. Diventa quasi innominabile il tiranno così. Come oggi noi non so dire Hitler. Non vado avanti, mi fermo lì. Però capite che a volte solo il nome evoca, senza che ancora faccia niente, paura e terrore. No, di quello non ci si può fidare.
Si diffusero paura e terrore fra tutti gli abitanti della costa, quelli che si trovavano a Sidone e a Tiro. Anche gli abitanti di Azzoto e di Ascalon furono presi da grande terrore. Gli inviarono perciò messaggeri con proposte di pace a un momento di debolezza questo esercito, questo re. Ecco, noi, servi del grande re Nabucodonosor, ci mettiamo davanti a te. Fa di noi quanto ti piacerà. Ecco le nostre case, tutto il nostro territorio e tutti i campi di grano, le greggi, gli armenti e tutto il bestiame delle nostre tende sono a tua disposizione perché te ne serva come a te piace. Anche le nostre città e i loro abitanti sono tuoi servi. Vieni e trattale come ti è gradito. Ecco, di fronte a questa paura questi popoli citati non reggono al confronto. Piuttosto che fare una brutta fine, meglio arrendersi. Quantomeno abbiamo salvato la vita. Tutto è tuo, di danno proprio tutto.
Si presentarono dunque a Lofèrne quegliuomini e si espressero con lui in questo tono. Egli ascesi allora con il suo esercito lungo la costa e pose presidi nelle città fortificate, poi prelevò da esse uomini scelti come ausiliari. Addirittura aumenta il prestigio, prendono terre a costo zero e il loro esercito che è già grande e potente diventa ancora più grande perché entrano in gioco gli ausiliari. I nemici devono mettersi a disposizione delle mani del potente.
Quelle popolazioni con tutto il paese circostante lo accolsero con corone e danze e suono di tamburelli. Ma egli demolì tutti i loro templi e tagliò i boschi sacri, perché aveva ordine di distruggere tutti gli dèi della terra. Ecco qui lo scopo che salta fuori. Dietro a questa brama di potere, a questa violenza, cosa c'è di fondo? Cosa sottolinea il testo biblico? In modo che tutti i popoli adorassero solo Nabucodonosor e tutte le lingue e le tribù lo invocassero come Dio. Ecco la questione.
Tutta questa geografia politica e tutte le azioni hanno nel proprio DNA questo sentimento. Non è solo una questione di potere civile, militare, economico. Qua c'è qualcosa di più. Qua tocca un tasto delicato. Quest'uomo vuole farsi adorare come Dio. Questo è il punto. E di fatto lui nel suo genocidio, vedete che non distrugge solo per portare a casa bottini e prestigio. Il problema è che va a toccare i luoghi sacri. Templi, boschi sacri. Quello che è il patrimonio storico-religioso dei popoli. Quindi non solo un annientamento fisico, ma un annientamento identitario. È un vero e proprio genocidio.
Poi giunse in vista di Estrelon, vicino ad Otime, che è di fronte alle grandi montagne della Giudea. Si accamparono fra Gebe e Scitopoli e Oloferne rimase là un mese intero per raccogliere tutto il bottino delle sue truppe. Arriviamo a Israele. Perché questo pian piano è avanzato e Israele immaginate che lì in un lembo di terra che vedi da qui a là. Lembo perché è meno di Israele. Qui è la pianura di Estrelon. Se ci siete stati in Terra Santa ci si alza un attimino dal monte Tabor, la si vede tutta con un'occhiata la pianura di Estrelon.
Immaginate questo contrasto tra il mostro attorno a loro, il capo che è lì, che li guarda dall'alto e questi qui schiacciati lì dentro. Quando gli israeliti che abitavano in tutta la Giudea appresero quello che Oloferne, il comandante supremo di Nabucodonosor, aveva fatto agli altri popoli e come aveva messo a sacco tutti i loro templi e li aveva votati allo sterminio, furono presi da indicibile terrore di fronte a lui e trepitarono per Gerusalemme e per il tempio del Signore loro Dio.
Vi ho anticipato nella premessa, gli israeliti che scrivono questo libro avevano già visto questa. È una storia che si ripete. Essi erano tornati da poco dall'esilio e di recente tutto il popolo si era radunato in Giudea. Gli arredi sacri, l'altare, il tempio, erano stati consacrati dopo la profanazione.
Attenzione perché qui entra in gioco la dimensione storica, cioè è chiaro che quando noi pensiamo e andiamo a leggere di quello che fece Nabucodonosor, re dei babilonesi, a Israele, già tutto questo è raccontato. Qual è il problema di fondo reale? Che quella cosa qui la stanno rivedendo con l'arrivo dei Seleucidi. La profanazione del tempio, quindi sanno che c'è in gioco qualcosa allo stesso livello di quello che i loro padri hanno vissuto. Quiancora una volta nella storia, come popolo d'Israele, rischiamo di essere fatti fuori. È il nostro destino. Perciò mandarono messaggeri in tutto il territorio della Samaria, a Kona, a Betoron, a Belmain, a Gerico, a Koba, ad Aisora e nella valle di Salem. E disposero di occupare in anticipo tutte le cime dei monti più alti, di circondare di muri i villaggi di quelle zone, di raccogliere vettovaglie in preparazione alla guerra, poiché nelle loro campagne era appena terminata la mietitura.
Strategicamente, dal punto di vista militare, è una bella immagine, cioè uno che organizza una guerra deve andare a cercare punti di vista migliori, c'è una strategia militare ben chiara, ben organizzata. Nella Bibbia l'altura dei monti non è secondaria, perché sull'altura dei monti sempre i popoli avevano adorato le loro divinità, i famosi santuari. Quindi capite che c'è un racconto che potrebbe essere, diciamo, profano, di una guerra, di un popolo che sta soccombendo, ma non dimentichiamo che è la Bibbia. Quindi qual è la cosa minacciata? La distruzione della fede. Questo pian piano il libro racconto sta facendo emergere.
Entra in gioco quindi un nuovo personaggio, lo vediamo lì presentato all'inizio del capitolo quarto. Si chiama Joachim. Questa volta è un sommo sacerdote, non è un potente, sommo sacerdote a Gerusalemme in quel tempo. Scrisse agli abitanti di Betulia e di Betnome Staim, situata di fronte a Esrelon, all'imbocco della pianura che si estende vicino a Dotaim.
Ora prima vi ho detto la difficoltà di incrociare le dimensioni storiche, i personaggi che sono sfasati. Anche Betulia di per sé, tutti gli esegesi, tutti gli storici, gli archeologi hanno tentato di capire quale fosse, dove fosse un mezzo resto. Però di Betulia non ne sono mai saltate fuori. Dove si trovi, cosa sia Betulia? Forse anche questo è un nome inventato. Poi ci si può leggere dentro così, graficamente, magari qualche radice. Potrebbe essere interessata ma non può corrispondere esattamente a quella realtà.
Nella parola Betulia è chiaro che si può percepire la parola Betel, a casa di Dio, Betulia, Betel. Certamente Betel è un po' l'immagine, sai, la casa di Dio, che giustamente in questo contesto è a confronto con la casa di Dio, che è invece Nabucodonosor. Il Dio con la D maiuscola e il Dio con la D minuscola. Potrebbe evocare quantomeno questo.
C'è la Betula, in ebraico la parola Betula di per sé vuol dire vergine. Che è interessante perché lo capiremo poi. Cosa vuol dire proclamare questa verginità? Noi arriviamo da un contesto biblico dove quella verginità a volte è diventata prostituzione. Di Israele stesso sei diventata la mia prostituta perché ti sei prostituita con altri dèi. Non sei rimasta la mia vergine. Quindi Betulia di fatto è il luogo dove questi fatti accadono.
Attenzione, siamo nella pianura di Estrelon e questo lo possiamo identificare. Qualcuno ecco immagina che Betulia collocata in Estrelon potrebbe rappresentare la città storica famosa di Megiddo. Il famoso sito di Megiddo dove è morto Re. Ma la profezia cosa ha sempre collocato in Megiddo? L'arma Geddon. La battaglia finale tra bene e male. Quindi è chiaro che simbolicamente non esiste Betulia ma ha tutte le caratteristiche per dire questa è una città ideale che rappresenta tutte le altre o quantomeno
rappresenta quella profezia di Israele dove avverrà ancora una volta la battaglia tra il bene e il male, tra la sconfitta definitiva di Israele o la sua rinascita.
Interessante, ecco, vedete che non c'è bisogno di una prova storica, archeologica. Quando entri in questo testo, a un certo punto ti è necessario avere due o tre indicazioni per dire questo libro è più di questo libro. Non mi sta facendo la cronaca di una storia, ma è tranquillamente un bel romanzo che però evoca tra le sue pagine qualcosa che tocca inevitabilmente la storia e soprattutto la mia storia di israelita. Non mi sento fuori dalla storia, anche se la storia raccontata è una storia verosimile o quasi inventata. Ormai tutti gli autori dicono non prendete Giuditta come un libro storico, anche se è nei libri storici, ma quella dizione di storia non mettetevi a farla come la facciamo adesso. Non è il racconto di una cronaca di fatti storici avvenuti, ma è una storia romanzata, un racconto che ha il valore di entrare, di mettere mano nelle dimensioni storiche di Israele, perché Israele ancora una volta sia posto di fronte alla sua verità.

Chi è Israele? E quando Israele si chiede questo è chiaro che implicito, ma non troppo, vi è anche se questo Israele, chi è il Dio di Israele? Di fronte a questi altri dei che sono forti, armati fino ai denti, che non hanno paura a sterminare i popoli da un giorno all'altro. Chi è Israele e chi è il suo Dio? Lo dico io, non è scritto lì, però capite che pian piano ci accorgiamo che questa storia ci sta tirando dentro, ci sta portando in un percorso che a un certo punto la storia in sé serve ma è anche un po' relativa. Non ci interessa capire gli elementi storici, quanto pian piano stiamo andando sul fronte teologico, sul fronte identitario di Israele. Quello è il punto di contatto con la storia anche di Giuditta.
Ordinarono loro di occupare i valichi dei monti, perché di là si apriva la via d'ingresso alla Giudea e sarebbe stato facile arrestarli al valico, dove per la strettezza del passaggio tutti erano obbligati a procedere a due a due. E qui mi è venuto da mettere tra parentesi le Termopili. È una strategia militare ben chiara. Arriva una grande truppa, un grande esercito, non puoi affrontarla tutto insieme, devi stringere, devi metterli all'angolo. Quindi anche qui, vedete, Israele tenta una sorta di difesa legittima.
Addirittura il sommo sacerdote che evocano, faremo vedere chi è Israele. Gli israeliti fecero come avevano loro ordinato il sommo sacerdote Gioachim e il consiglio degli anziani di tutto il popolo di Israele che si trovava a Gerusalemme. E ogni israelita levò il suo grido a Dio. Capite adesso da tutto questo che abbiamo sentito, dagli eventi drammatici che stanno, qui è la prima volta che un popolo, gli altri non avevano, non hanno detto, non hanno fatto, si sono stati distrutti o si sono consegnati. Qua Israele fa già una sua mossa interessante che è quello di levare il proprio grido a Dio.
Con fervida insistenza e tutti si umiliarono con grande zelo. Essi con le mogli e i bambini, i loro armenti, ogni forestiero e mercenario e i loro schiavi si cinsero di sacco i fianchi. Quando ho letto questo versetto, nella Bibbia dove avviene una cosa così? Vi ricordate Giona con Ninive? Ci sembra di vedere i Niniviti che di fronte all'annuncio di Giona, davvero si mettono con la cenere e quant'altro, si cingono la vita e quant'altro. Per cui Israele, mentre prova a organizzare una sorta di estrema difesa,dall'altra parte, vedete, non viene meno la sua fede. Dobbiamo pregare tanto, sappiamo chi è il nostro Dio, se sappiamo chi è il nostro Dio, finché questo Israele non cade intanto. Noi sappiamo che il Dio dei nostri padri ha sempre amato questo popolo e nonostante le avversità questo popolo è sempre sopravvissuto. Ci salverà anche stavolta. Dobbiamo cominciare a cambiare noi, a convertirci, fare penitenza.
Ogni uomo o donna israelita e i fanciulli che abitavano a Gerusalemme si prostrarono davanti al Tempio e cosparsero il capo di cenere e i vestiti di sacco alzarono le mani davanti al Signore. Una scena che prende questa, se dovessimo farci un film o rappresentarla con una scena, sarebbe interessante far mostrare che in un momento di terrore, di agitazione, di un tentativo di difesa, comunque la pietà popolare non viene meno. Cioè questo popolo non si sente abbandonato da Dio. È interessante. Se l'ane l'esilio, quando era venuto davvero Nabucodonosor, il popolo capisce di un senso di colpa. Se è arrivato questo nemico è perché ce lo meritiamo. Tutta la rielaborazione dell'esilio. Abbiamo peccato per cui meritiamo di pagare.
Qua il popolo d'Israele dice no, non dobbiamo pagare, non abbiamo fatto dei peccati noi, anzi ci sentiamo degni di essere questo popolo. E ancora una volta eleviamo la nostra preghiera al Dio che ci libererà anche da questo nemico. Ricoprirono di sacco anche l'altare, alzarono il loro grido al Dio d'Israele. Tutti insieme, senza interruzione, supplicando che i loro figli non fossero destinati al bottino, le loro mogli alla schiavitù, le città di loro eredità alla distruzione, il santuario alla profanazione e all'udibrio in mano alle genti. È un popolo che vuole essere tenace, che ci crede. E questo va apprezzato, va compreso.
Vedete c'è un'aggiunta in latino, in questo caso, della Vulgata di San Girolamo, che non fa altro che affondare ancora di più questa espressione di pietà del popolo. C'è tutta una preghiera che viene fatta al cospetto di Dio. Ricordate Mosè, c'è tutta una letteratura che viene a galla di questo popolo che non è sbandato. È un popolo che questa volta è lì unito e si unisce nella battaglia quanto nella preghiera al proprio Dio. Tanto di cappello. E anche qui di per sé il Signore non delude. Il Signore ascoltò il loro grido e volse lo sguardo alla loro tribolazione. Che bella frase di speranza. E appunto ci viene in mente l'Esodo. Il Signore vide il pianto dei suoi figli.
Per cui capite che in questo libro capiamo già che non è in questione Dio. Mentre prima sia nell'Esodo e poi nell'Esilio dov'è Dio? Perché mi nascondi il tuo volto? Perché ci accade questo? Perché il male? Qua di per sé Israele si presenta convinto, compatto e viene immediatamente esaudito. Il Signore anche stavolta ha ascoltato il loro grido. Mentre il popolo digiunava da molti giorni in tutta la Giudea Gerusalemme davanti al santuario del Signore Onnipotente. Il sommo sacerdote Ioachim e tutti gli altri sacerdoti che stavano davanti al Signore e tutti i ministri del culto divino con i fianchi cinti di sacco offrivano l'olocausto perenni sacrifici votivi e le offerte spontanee del popolo.
Penso che non abbiamo mai visto il popolo di Israele così unito, così pietoso dal punto di vista della pietà, della preghiera, della supplica. Questo ci sbalordisce perché cosa accadrà? È di la messa in questione, non era poco. Qua c'è un esercito terribile, armato fino ai denti che non dà scampo a nessuno. E qui c'è l'attesa della risposta di un Dio a cui loro si affidano, a cui si prostrano e dicono noi abbiamo questa fiducia, ce la teniamo stretta. Sappiamoche questo Dio qualcosa farà. Non è un Dio che ci abbandona, lo abbiamo sperimentato già troppe volte, anche stavolta non ci deluderà. Entriamo nel capitolo 5, andiamo verso la conclusione di questa serata.
Frattanto a Oloferne, comandante supremo dell'esercito di Assur, fu riferito che gli israeliti si preparavano alla guerra e avevano bloccato i valichi montani, avevano costruito fortificazioni sulle cime dei monti e avevano posto ostacoli nelle pianure. Questo è interessante perché Israele non prega da solo, o meglio, non prega solo, fa anche altro. L'anima di Israele non si smentisce mai. La fede, ma anche le armi.
Egli andò su tutte le furie e convocò tutti i capi di Moab e gli strateghi di Ammon e tutti i satrapi delle regioni marittime. Anche qui che miscuglio, i Moab, gli Ammoniti, i satrapi che sono quelli i generali ellenisti. Quindi anche qui le epoche, le storie, è proprio il simbolico dello straniero, di tutti quelli che potrebbero condurre qualcosa contro Israele. Bellissimo.
E disse loro, questo lo ferme, spiegatemi un po':
- Voi, figli di Canaan, chiama così, che popolo è questo che dimora sui monti e come sono le città che abita?
- Quanti sono gli effettivi del suo esercito?
- Dove risiede la loro forza e il loro vigore?
- Chi si è messo alla testa come re e condottiero del loro esercito?
- E perché hanno rifiutato di venire incontro a me, a differenza di tutte le popolazioni dell'Occidente?
Rimane colpito lo ferme. L'avesse fatto l'Egitto, posso anche capirlo. Ma questo popolino da niente, chi sono? Non hanno neanche il re. Ah, questa è una campana da tenerci perché sì si organizzano un pochettino, fortificano, ma in questo momento di per sé manca il re a Israele. È finita la monarchia. E quindi apparentemente dovrebbe essere un popolo già distrutto e se non è il re, non è la testa del popolo, dove vuoi che vada il popolo? E quindi lo ferme e comincia a guardare e rispetta. Chi sono questi qui? Dove risiede la loro forza e il loro vigore?
Entra in gioco un nuovo personaggio, l'ultimo che vedremo stasera. Li rispose a Chior. Chi è costui? Condottiero di tutti gli Ammoniti. Quindi anche lui viene da un altro popolo. Era di quelli che si erano uniti alla causa di Nabucodonosor e quantomeno erano entrati a far parte di questo progetto. Straniero, non è israelita.
Ascolti bene il mio signore la risposta delle labbra del tuo servo. Io dirò la verità sul conto di questo popolo che sta su queste montagne vicino al luogo dove tu risiedi. Ne uscirà menzogna dalla bocca del tuo servo. E comincia a raccontare di questo popolo. Lo ferne e lì che lo ascolta. Questo è un popolo che discende dai Caldei. Abramo pur dai Caldei, sono anche quasi i nostri vicini di casa. Essi dapprima soggiornarono nella Mesopotamia perché non vollero seguire gli dèi dei loro padri che si trovavano nel paese dei Caldei. Abbandonata la via dei loro antenati adorarono il Dio del cielo, quel Dio che essi avevano riconosciuto. Perciò quelli li scacciarono dalla presenza dei loro dèi ed essi fuggirono in Mesopotamia e là soggiornarono per molto tempo.
Sì, ci viene in mente un po' la storia di Abramo, ma se pensiamo alle vicende dell'esilio, capite che noi se mettiamo insieme sul binario un po' tutte queste cose, capiamo che la Bibbia non è che sbanda da destra a sinistra, ha una sua linearità. I racconti servono sempre per tenerti in careggiata. Che si parli dell'Egitto, che si parli dell'esilio, che si parli dei Maccabei, la storia è tutta lì. Abbandonata, ma il loro Dio comandò loro di uscire dal paese che li ospitavae di andare nel paese di Canaan. Qui infatti si stabilirono e si arricchirono di oro e di argento e di molto bestiame. Che che ci viene in mente qui? Che è andato a Carrane e poi è venuto a Cana. Il signor Abramo. Cosa ha fatto il popolo di Israele in esilio, Babilonia, e poi sono tornati indietro, si sono ricostruiti. Chi c'è nella figura di Abramo? Non solo il signor Abramo, forse Abramo è colui che dà volto a un popolo venuto dopo, che ha fatto certe cose, che ricostruisce le sue radici a partire dalla figura di Abramo.
Poi scesero in Egitto, perché la fame aveva invaso tutto il paese di Canaan. Vi soggiornarono finché trovarono da vivere. La divennero anche una grande moltitudine, tanto che non si poteva contare la loro discendenza. Iniziamo il libro dell'Esodo. Ma contro di loro si levò il re d'Egitto, che con astuzia li costrinse a fabbricare mattoni. Li umiliarono, li trattarono come schiavi. Essi alzarono suppliche al loro Dio ed egli percosse tutto il paese d'Egitto con piaghe per le quali non c'era rimedio. Perciò gli egiziani li cacciarono via dal loro cospetto. Dio prosciugò il Mar Rosso davanti a loro e li condusse sulla via del Sinai, di Kadesh Barnea. Essi sgominarono tutti quelli che risiedevano nel deserto. Dimorarono nel paese degli Amorreï e con la loro potenza sterminarono tutti gli abitanti di Keshbon. Quindi attraversato il Giordano si impadronirono di tutta la regione montuosa.
Vedete in poche battute raccontata tutta la storia della salvezza, d'Abramo. Ormai siamo andati a Mosè, a Giosuè e siamo anche oltre. C'è il riportare alla luce il ricordo di una storia che conoscono bene, che ha un suo canovaccio ben preciso. Finché non peccarono contro il loro Dio. Erano nella prosperità perché un Dio che odia il male è in mezzo a loro. Questa è la prima professione teologica di fede. Dio è Dio, ma certamente se il male c'è questo Dio non rimane impassibile. A Dio il male non piace.
Quando invece si allontanarono dalla via che egli aveva disposto per loro furono terribilmente sconfitti in molte guerre e condotti prigionieri in paese straniero. Tornava a Babilonia, gli Assiri prima e poi Babilonia. Il tempio del loro Dio fu raso al suolo e le loro città furono conquistate dai loro nemici. Ma ora, convertiti al loro Dio, hanno fatto ritorno dei luoghi dove erano stati dispersi, hanno ripreso possesso di Gerusalemme dove è il loro santuario e si sono stabiliti sulle montagne che prima erano deserte.
Vedete che avete il racconto di tutta la Bibbia? Andiamo avanti. Ora, questa è la questione. Mio sovrano e signore, se vi è qualche colpa in questo popolo perché non hanno peccato contro il loro Dio, se cioè ci accorgiamo che c'è in loro questo impedimento, avanziamo e diamo loro battaglia. Bellissimo, questa torna la questione dei profeti che giustificavano a un certo punto l'esilio. Perché è accaduto l'esilio? Perché avete peccato e quindi Dio vi sta purificando. Qui però è già consapevole un altro livello. Perché lo sanno che questa volta almeno non hanno peccato. Nessuno ha trasgredito la legge. Tanto è vero che mentre noi in italiano qui è stato tradotto con qualche colpa e subito uno va a pensare al peccato, in realtà il testo greco ha sotto un altro termine che è agnoema, diverso da amartia, allora era peccato. Se non ve è peccato in questo popolo, ma qui è sbadataggine, negligenza. Si mettono in questo modo dicendo di cose grosse non abbiamo fatto, magari potremmo avere fatto qualche negligenza, non fatto bene alcune cose. Non ci sentiamo quel peso che abbiamo avuto al suo tempo. In quel caso ci fosse la dichiarazione di una colpa, ha detto vai perché questi qui non sanno più che pesci pigliare.Vuol dire che se lo meritano tutto e vincerai. Se invece non c'è alcuna iniquità, e vedete qui il termine anomia a privativo. la legge, qui torna il tema, se non hanno trasgredito la legge nella loro gente il mio signore passi oltre perché il loro signore e il loro dio non si faccia scudo per loro e noi diveniamo oggetto di scherno davanti a tutta la terra. Pesante questa cosa, Chiore coraggioso, questi saranno il popolo più disgraziato ma se non hanno peccato vuol dire che hanno quel dio dalla loro parte e non c'è storie. Io non eserei neanche affrontare, passerei oltre, meglio lasciarli stare perché tutte le volte che questo popolo in nome del proprio dio ha combattuto e si è difeso gli hanno fatto vedere di tutti i colori, pensate gli egiziani nel Mar Rosso, capite?
Quando Achior cessò di pronunciare queste parole tutta la folla che circondava la tenda e stazionava intorno al suo mormorio mentre gli ufficiali di Oloferne e tutti gli abitanti della costa e i moabiti proponevano di ucciderlo, come osa costui? Non avremo certo paura degli israeliti, dicevano, perché è un popolo che non possiede né esercito né forze per un valido schieramento. Di che cosa stiamo parlando? Non avremo paura di questi quattro gatti. Dunque avanziamo ed essi diventeranno un pasto per tutto il tuo esercito o sovrano Oloferne.
Mi fermo qui perché poi, adesso Achior vi lascio lì sulla spina, ho calcolato di arrivare qui perché siamo un po' stanchi, però è interessante come adesso comincia a saltare fuori altri sguardi della storia, cioè di un popolo cinico che guarda alla forza, ai soldati, a un popolo che vorrebbe far diventare Dio il loro padrone, ma è un popolo che non ha nessun riferimento trascendentale, non sanno che c'è qualcosa di più forte di un grosso esercito, sono ancora ingenui. E, appunto, a noi ci viene dato la curiosità di dire adesso siamo in un davvero un momento delicato, come faranno questa volta gli israeliti a venirne fuori? Dio davvero sarà così caparbio da riuscire a dargli il tocco della vittoria o dovranno ancora sentirne di batoste, di bacchettate e venire magari anche sterminati? Non è che siamo arrivati al capolinea di Israele, forse l'ultima volta. E poi vedremo anche questo Achior cosa li faranno fare, lui che ha osato sfidare il potere di Oloferne.

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Sintesi della Relazione

Il commento al libro di Giuditta offre un’analisi approfondita del contesto storico, religioso e culturale in cui si colloca questa narrazione biblica. Il testo inizia con un excursus sulla difficile collocazione del libro nel canone biblico, soprattutto nel canone ebraico, e sottolinea il forte impatto che la figura di Giuditta ha avuto nella storia dell’arte e nella coscienza religiosa. La narrazione si articola tra riferimenti storici a eventi dell’antico Israele e delle potenze vicine (Assiri, Babilonesi, Medi, Seleucidi), con un forte accento sulle dinamiche di guerra, potere e fede. Viene evidenziato il tema centrale della fede in Dio come strumento di salvezza di un popolo minacciato da invasori e tiranni, con protagonisti come Nabucodonosor e il generale Oloferne, contro cui Giuditta si erge come donna coraggiosa e simbolo di resistenza. Infine, il saggio evidenzia come il libro non sia solo un racconto storico o militare, ma una riflessione teologica e identitaria che ancora oggi interpella il popolo di Israele e la sua storia.

I punti centrali della relazione:

- Contesto storico e culturale
Descrivere il periodo storico, i popoli coinvolti (Assiri, Babilonesi, Medi), le dinamiche politiche e religiose, e la collocazione del libro nel canone biblico.

- Significato e collocazione nel canone
Spiegare la natura deuterocanonica del libro e il motivo per cui non è presente nel canone ebraico, ma è incluso nel canone cattolico e ortodosso.

- Riassunto del racconto
Sintetizzare la trama principale: la minaccia di Oloferne, l’azione coraggiosa di Giuditta e la salvezza di Israele.

- Temi principali
Analizzare i temi del coraggio, della fede in Dio, della salvezza tramite strumenti umani, e il ruolo della donna come simbolo di emancipazione e forza.

- Impatto culturale e artistico
Illustrare come la figura di Giuditta ha influenzato l’arte, la letteratura e la cultura, con esempi di opere famose (es. Caravaggio).

- Interpretazioni teologiche
Discutere la teologia della storia proposta dal libro, il ruolo dell’intervento divino e la rilevanza della narrazione nella storia di Israele.

- Riflessioni contemporanee
Considerazioni sul valore attuale del libro e sull’identificazione con temi universali di lotta contro oppressione e ingiustizia.

 

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