Luca 8,19-21 con commento



Parola del Signore
Dal Vangelo secondo Luca 8,19-21

Testo del Vangelo
In quel tempo, andarono da Gesù la madre e i suoi fratelli, ma non potevano avvicinarlo a causa della folla. Gli fecero sapere: «Tua madre e i tuoi fratelli stanno fuori e desiderano vederti».
Ma egli rispose loro: «Mia madre e miei fratelli sono questi: coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica».

Meditazione
Cos'ha a che fare Gesù con la sua famiglia d'origine?
Proviamo ad analizzare brevemente attraverso i Vangeli la relazione intrigante e complessa tra Gesù, sua Madre e i suoi fratelli.
Partiamo allora da Nazareth, quando Gesù esce allo scoperto e abbandonando la bottega del falegname comincia a predicare in Sinagoga come i maestri, i grandi maestri del tempo. Subito gli viene contestato questo inedito ruolo di profeta: "Non è costui il carpentiere, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di loses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle non stanno qui da noi?» (Mc 6,3)
Cosa succede qui? Gli si ricorda la sua appartenenza al clan, alla famiglia d'origine. Tutti si scandalizzano perché Gesù è uscito senza preavvisi dal ruolo prestabilito dal clan. Da parte di Gesù c'è un atto di trasgressione pubblico. Anche i suoi si scandalizzano. Lo deduciamo dalla conclusione del discorso di Gesù che cita il famoso adagio: "Un profeta non è disprezzato che nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua".
Così Gesù se ne va da Nazareth, ma passa appena un capitolo e nel Vangelo di Marco troviamo questa scena: Gesù entrò in una casa e si radunò di nuovo attorno a lui molta folla, al punto che non potevano neppure prendere cibo. Allora i suoi, sentito questo, uscirono per andare a prenderlo; poiché dicevano: "È fuori di se".
Qui la cosa diventa lampante: la famiglia di Gesù reagisce al suo successo popolare e cerca di recuperarlo prima che sia troppo tardi. La vocazione di Gesù è per loro qualche cosa di estraneo. Magari lo vogliono preservare, ma Gesù non si fa agganciare in nessun modo. E' così netto nei confronti della famiglia, che non esita a pronunciare quelle parole così brucianti: "..chi non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e persino la sua propria vita, non può essere mio discepolo".
Così nel Vangelo di Giovanni al cap. 7 leggiamo che "i suoi stessi fratelli non credevano più in lui". Perché un atteggiamento di così tesa distanza?
Beh, la risposta l'abbiamo proprio nel Vangelo di oggi. All'ennesima invadenza affettiva dei suoi, Gesù risponde: "Mia madre e miei fratelli sono questi: coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica".
Gesù è uomo libero e liberante. Niente lo imprigiona: né la legge religiosa degli scribi e dei farisei e né la legge naturale della madre e dei fratelli. Ma non che sia contro la legge di Dio o contro la famiglia. No certamente. Gesù supera entrambe per entrare in una logica spirituale, in una logica di amore che le integra. Di fatto chi meglio della madre, di Maria,  ha saputo ascoltare e vivere la parola di Dio?

Recita
Federica Lualdi

Musica di sottofondo
Arrangiamento musicale di Gabriele Fabbri

Meditazione
Don Franco Mastrolonardo

Letture di Martedì 26 Settembre 2023
XXV settimana del Tempo Ordinario

Prima Lettura
Dal libro di Esdra
Esd 6,7-8.12b.14-20

In quei giorni, [il re Dario scrisse al governatore e ai funzionari della regione dell'Oltrefiume dicendo:] «Lasciate che lavorino a quel tempio di Dio. Il governatore dei Giudei e i loro anziani costruiscano quel tempio di Dio al suo posto. Ed ecco il mio ordine circa quello che dovrete fare con quegli anziani dei Giudei per la costruzione di quel tempio di Dio: con il denaro del re, quello delle tasse dell’Oltrefiume, siano integralmente sostenute le spese di quegli uomini, perché non vi siano interruzioni. Io, Dario, ho emanato quest’ordine: sia eseguito integralmente».
Gli anziani dei Giudei continuarono a costruire e fecero progressi, grazie alla profezia del profeta Aggeo e di Zaccarìa, figlio di Iddo. Portarono a compimento la costruzione per ordine del Dio d’Israele e per ordine di Ciro, di Dario e di Artaserse, re di Persia. Si terminò questo tempio per il giorno tre del mese di Adar, nell’anno sesto del regno del re Dario.
Gli Israeliti, i sacerdoti, i leviti e gli altri rimpatriati celebrarono con gioia la dedicazione di questo tempio di Dio; offrirono per la dedicazione di questo tempio di Dio cento tori, duecento arieti, quattrocento agnelli e dodici capri come sacrifici espiatori per tutto Israele, secondo il numero delle tribù d’Israele.
Stabilirono i sacerdoti secondo le loro classi e i leviti secondo i loro turni per il servizio di Dio a Gerusalemme, come è scritto nel libro di Mosè.
I rimpatriati celebrarono la Pasqua il quattordici del primo mese. Infatti i sacerdoti e i leviti si erano purificati tutti insieme, come un sol uomo: tutti erano puri. Così immolarono la Pasqua per tutti i rimpatriati, per i loro fratelli sacerdoti e per se stessi.


 
Salmo Responsoriale
Dal Sal 121 (122)

R. Andremo con gioia alla casa del Signore.
Quale gioia, quando mi dissero:
«Andremo alla casa del Signore!».
Già sono fermi i nostri piedi
alle tue porte, Gerusalemme! R.
 
Gerusalemme è costruita
come città unita e compatta.
È là che salgono le tribù,
le tribù del Signore. R.
 
Secondo la legge d’Israele,
per lodare il nome del Signore.
Là sono posti i troni del giudizio,
i troni della casa di Davide. R.

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