
Mi chiamo Sara e faccio parte del Punto Giovane di Riccione da ottobre 2003.
Per questa puntata del podcast, mi è stato affidato il compito di raccogliere testimonianze dalle varie missioni passate, e proprio quando ero pronta per registrare, a seguito di un'influenza, mi è andata via la voce che ancora non è tornata... ed ora eccomi qua... senza voce, ma lo prendo proprio come una sfida...perchè credo sia importante nella vita portar la propria testimonianza sempre, anche se con un filo di voce.
Un caldo pomeriggio di agosto del 2003 mi sono ritrovata nella chiesa di Mater Admirabilis a Riccione a una Messa di evangelizzazione di strada che si teneva in quei giorni proprio nella città in cui abito. E da li tutto è cambiato nella mia vita. Ho incontrato una Chiesa che è in uscita, una Chiesa che è unità di carismi diversi, una Chiesa che è capace di ascoltare, una Chiesa che è fatta di persone che, nonostante i loro limiti e le loro debolezze, se guidate dallo Spirito Santo, possono essere strumenti preziosi nelle mani di Dio, e soprattutto ho fatto esperienza di un Dio che è Padre, Amore, Misericordia e che mi ama cosi come sono, senza giudicarmi mai, sperimentando la vera fiducia e abbandono in Lui. In questa puntata del podcast, attraverso le parole di alcuni ragazzi che hanno partecipato alle missioni di evangelizzazione di spiaggia e di strada in questi anni proverò quindi a raccontarvi che cosa è la missione di evangelizzazione e chissà magari a incuriosirvi per partecipare anche solo a qualche momento.
Sicuramente all'inizio c'è paura. Già al momento di decidere di iscriversi, tutto ci direbbe di non farlo come ci dice Caterina:
"Mi sembrava inutile spendere il mio tempo per delle persone che nemmeno conoscevo e pensavo che andare per le strade ad annunciare il Vangelo fosse cosa ancora più stupida: dopotutto, chi avrebbe mai ascoltato un gruppo di ragazzi che parlavano di come Gesù avesse cambiato le loro vite?".
e anche quando, superato lo scoglio iniziale si parte e si arriva, i dubbi e i timori non ti abbandonano, come ci racconta Stefania:
"…sono arrivata alla missione stanca, dopo un anno lavorativo pesante e per di più mi sentivo spenta e morta dentro, tanto che i giorni prima di partire dicevo: “Gesù ma come faccio a portare Te e la Tua gioia se mi sento così?? Sono io la prima ad aver sete!!”
Prepariamo la missione con mesi di Preghiera e anche quei giorni è alla base di ogni nostra giornata e in questo si cresce nella Fiducia e nella capacità di farsi piccolo per lasciare spazio all'opera di Dio, come ci racconta Laura:
"Pensavo: Evangelizzare é una cosa che fa chi ne sa parecchio di Gesù Cristo, dei Santi e della Chiesa. E' una cosa che fa chi si prepara, chi ha studiato e letto un bel po’…
Son partita con tutto questo bagaglio di convinzioni personali…e la prima cosa che ci è stata detta è stata proprio che non è necessario essere capaci… Evangelizzare è portare noi stessi, ma svuotati di Noi e riempiti di Dio…E' Lui che traspare in ogni parte di noi: lo si vede dai nostri occhi, dalle nostre mani… dal nostro sguardo sull’altro, dal nostro modo di stare insieme, dai nostri gesti…non serve essere capaci…".
A Dio infatti tutto è possibile e si serve di ciascuno di noi come ci testimonia Valentina:
"Sì, perché Gesù è così.. Prende le tue paure e le sgretola tra le Sue mani, ti mostra che sono solo granelli di sabbia e li fa scivolare tra le dita..
Poi ti prende per mano e mette nel cuore il desiderio giusto, quello che ti spinge ad andare oltre i limiti che tu stesso ti poni, che tu stesso ti sei creato, ma che non hanno senso di esistere.. E soprattutto, se ti ha scelto, non puoi far altro che abbandonarti, buttarti con fiducia e toccare con mano l’impossibile di Dio, che diventa possibile nella misura in cui lo lasci agire, senza rinchiuderlo nei tuoi schemi umani...".
Essere Chiesa in uscita, proprio come le primissime comunità cristiane, un'impostazione forse non semplice da vivere, abituati ad aspettare che le persone vengano in chiesa, ma è la missione a cui ciascuno di noi è chiamato come battezzato, l'annuncio di un Dio che è morto e Risorto per ciascuno di noi, come ci racconta Alessia:
"Devo ammettere che la parola MISSIONE mi faceva un po’ sorridere prima della mia partecipazione e non ho compreso bene il significato finché non ne ho preso parte.
Evangelizzare in spiaggia di pomeriggio e nelle strade affollate di notte non è un’impresa qualunque …. è una vera e propria missione a cui Gesù ci ha invitati e ci invita ogni giorno per annunciare e portare vita a coloro che l’hanno persa. Ho compreso, nel parlare con la gente, quanto la sete di alcol, di sesso, di droga stia regnando nel mondo e stia distruggendo la nostra società. Quando parlavamo di sete di felicità, di sete d’amore, di sete di pace due erano le reazioni possibili: o ridere e andarsene, o guardarsi dentro forse per la prima volta per vedere che la sete più importante non esisteva o era assente o nulla o addormentata. Tante sono le lacrime che ho raccolto, i sorrisi veri sperimentati, gli abbracci dati e ricevuti, le piccole luci intraviste nelle nere pupille dilatate dall’alcol e dalla droga".
Ed è a questo punto che avviene il miracolo più grande, come ci dice Valerio
"La missione è per gli altri, ma sperimenti, ancora una volta, che proprio mentre doni tutto di te, ti arrivano tante guarigioni.
In questa missione posso dire di essere riuscito a sentirmi figlio, figlio di quel Papà che da lassù mi contempla, mi ama".
Sì, perche la prima e più importante guarigione e grazia la ricevono i missionari, la conversione più importante è donata a loro, come condivide Caterina:
"Ho imparato che certi abbracci dopo un po’ non si possono più trattenere e che prendendosi cura degli altri si cura il proprio animo, ho compreso che se ami si capisce, soprattutto se Colui che ami ti ricambia incondizionatamente e gratuitamente. Questo è quello che ho fatto questa settimana. Ho ”cambiato il mio lutto in danza” e sono stata ricompensata da un profondo incontro con Dio e da un paio di nuovi occhi. Io che prima ero il mio dio, adesso ho capito che devo morire a me stessa per lasciarmi amare dall’unico vero Dio ed amarlo a mia volta. Ed è una scoperta che genera un copioso pianto di gioia e una catarsi, una profonda purificazione".
E' lo strumento che Dio utilizza è quello delle relazioni, dell'unità e delle condivisioni coi fratelli come ci racconta Stefania:
"Mi ha colpito fin dall’inizio il clima di unità che si è stabilito tra noi missionari. Il motivo per cui mi sentivo morta dentro, era che, nonostante tutto, continuavo a sentirmi non abbastanza amata, poco importante, indegna d’amore. Insomma, che ci stavo a fare lì? Cosa contavo io?
In questi giorni, ho prima sentito tutta la mia piccolezza, la mia inadeguatezza, ma Gesù non ha perso tempo e fin dal primo giorno mi ha detto in tanti modi quanto mi ama, attraverso gli abbracci ricevuti, i sorrisi, le persone che mi hanno ascoltato, che hanno raccolto con pazienza e amore le mie lacrime, addirittura anche attraverso l’evangelizzazione!
A cui si aggiungono le parole di Maria che ci ricorda che dalla missione straordinaria siamo chiamati a vivere la missione ordinaria nelle nostre comunità, famiglie, sui posti di lavoro ... situazioni più vicine a noi che forse sono ancora più difficili da abitare
"Grazie Signore per esserti donato a noi, adesso sappiamo chi siamo! Dacci il coraggio di essere quotidianamente tuoi testimoni per tutti coloro che devono ancora scoprirti…".
Una Chiesa in uscita che è Unità anche nella diversità dei carismi, come ci racconta don Giacomo
"Un altro aspetto fondamentale dell’esperienza della missione “Chi ha sete venga a me” di Riccione è la comunione tra realtà ecclesiali differenti. È commovente vedere l’unità, la sintonia di progetto e d’azione, la concordia (cioè un unico cuore) di chi, pur appartenendo a cammini comunitari diversi, si riconosce nell’unica Chiesa, con un unico obiettivo e un’unica passione, quella della salvezza delle anime.I singoli carismi, le singole esperienze comunitarie, associative o ecclesiali, quando si incontrano si esaltano a vicenda!!
Questa è Chiesa!! Ed è bello testimoniare l’infinita ricchezza di Dio, la sua multiforme sapienza nel tracciare migliaia di strade tendenti all’unica meta".
Siamo giunti al termine di questo viaggio a più voci attraverso le testimonianze di alcuni dei missionari che hanno partecipato alle precedenti evangelizzazioni e mi piace concludere con la testimonianza di Martina, giovane volontaria che, durante la missione, prestava servizio alla mensa che ci regala quello che potrei definire "uno sguardo da fuori", ennesimo dono per riscoprire la potenza e la grazia di partecipare a una missione straordinaria di evangelizzazione...senza mai dimenticarci che siamo chiamati ogni giorno, nella nostra quotidianità, ad essere missionari:
"Ecco missionari, vi racconto com’era stare lì seduta sui gradini dietro al coro ad osservarvi: l’ottava meraviglia del mondo! Percorrevate la navata centrale chi con una, chi con più persone, tranquilli, sereni e sicuri che Gesù era accanto a voi, Entravano con il loro foglietto e il loro lumino, si sedevano nelle ultime panche in maniera disordinata e cominciavano a scrivere e piangere… Era un’emozione indescrivibile vedere quei pianti liberatori, quei pianti che si fanno perchè si è tornati a casa, si è tornati da chi ti ama davvero, per quel che sei e ti aspettava, sì aspettava proprio te.. Ma ci pensate alla potenza di quello che avete fatto guidati dallo Spirito Santo? Alla grandezza dei vostri piccoli gesti? A tutte quelle preghiere che non ci sarebbero state senza di voi? A tutti quei cuori che hanno visto finalmente la vera luce?
WOW!"
Recita
Sara Urbinati, Giulia Tomassini, Cinzia Urbinati, Nicole Macrelli, Danilo Concordia
Le voci dei ragazzi e delle ragazze che hanno partecipato in passato all'Evangelizzazione di strada e di spiaggia a Riccione. Il podcast è curato da Sara Urbinati.