
Parola del Signore
Dal Vangelo secondo Giovanni 13,16-20
Testo del Vangelo
Dopo che ebbe lavato i piedi ai discepoli, Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: un servo non è più grande del suo padrone, né un inviato è più grande di chi lo ha mandato. Sapendo queste cose, siete beati se le mettete in pratica. Non parlo di tutti voi; io conosco quelli che ho scelto; ma deve compiersi la Scrittura: Colui che mangia il mio pane ha alzato contro di me il suo calcagno. Ve lo dico fin d'ora, prima che accada, perché, quando sarà avvenuto, crediate che Io sono. In verità, in verità io vi dico: chi accoglie colui che io manderò, accoglie me; chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato».
Recita
Simona Mulazzani
Musica di sottofondo
Al Vangelo: P.H.Erlebach. Halleluja. Performer Michel Rondeau. Diritti Creative Commons. musopen.org
Alla meditazione: Musica di Renata Russo
Meditazione
Fra Roberto Pasolini
Briciole di Parola è il commento alle letture del giorno del Centro Aletti. La guida: Fra Roberto Pasolini, frate minore cappuccino, biblista, che ha frequentato l’Atelier di Teologia del Centro Aletti nel 2016-2017.
Si ringrazia il Centro Aletti per la gentile concessione all'utilizzo dei suoi contenuti audio e video.
https://www.centroaletti.com
Meditazione
La liturgia di oggi sembra confezionata apposta per offrirci qualche parola di esortazione. In effetti di parole, sia l'apostolo Paolo sia il Signore Gesù ne dicono tante nei loro discorsi rivolti rispettivamente ai fedeli presenti nella sinagoga di Antiochia e ai discepoli durante l'ultima cena. Tuttavia a ben guardare lo spirito che anima questi discorsi non è altro che la speranza presente nei cuori capaci di ricordaree cantare in eterno l'amore del Signore, come dice il salmo. La memoria delle meraviglie di Dio che Paolo lascia fluire dal suo cuore ormai infiammato dalla grazia di Cristo, consente all'apostolo di leggere tutta la storia di Israele come una successione senza soluzione di continuità di premurosi doni di Dio ricevuti e immeritati. L'esodo dall'Egitto, il cammino nel deserto, l'ingresso nella terra, l'assistenza dei giudici e il governo dei re, infine l'arrivo del salvatore del mondo, Dono dei doni, che però si può accogliere solo nella misura in cui si è preparati a riceverlo, più precisamente a desiderarlo. Anche il Signore Gesù sembra preoccupato di chiarire bene la distanza che esiste tra il servo e il padrone, cioè tra la sua esperienza e quella che dovranno vivere i discepoli. Lo scopo delle parole di Gesù non è però quello ci evidenziare la sua divina statura, quanto quello di porre un freno alla nostra spudorata abitudine di stimarci più grandi di quello che siamo, mettendoci troppo al centro del disegno di salvezza, non tanto per esaltarci quanto forse per evitare lo scandalo e il peso della Croce. E invece, questa è l'ultima esortazione della liturgia di oggi, la via della Croce prima di essere un peso è un mistero di Amore, tutto da scoprire e da vivere, è la grazia dell'amore più grande, sceglie di essere fedele. Un amore dove non esiste più alcuna separazione tra chi dona e chi accoglie. Solo un amore così, capace di affrontare il peccato e di vincere la morte, è anche in grado di trasformare i nostri passi, di infondere alla nostra vita tutta quella dignità che le manca e che le basta. L'umile gloria di essere parte del Corpo di Cristo, la sua umanità che rende visibile nel mondo il volto del Padre.