Matteo 26,14-25 commento di



Parola del Signore
Dal Vangelo secondo Matteo 26,14-25

Testo del Vangelo
In quel tempo, uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariòta, andò dai capi dei sacerdoti e disse: «Quanto volete darmi perché io ve lo consegni?». E quelli gli fissarono trenta monete d'argento. Da quel momento cercava l'occasione propizia per consegnare Gesù.
Il primo giorno degli Ázzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Dove vuoi che prepariamo per te, perché tu possa mangiare la Pasqua?». Ed egli rispose: «Andate tin città, da un tale, e ditegli: "Il Maestro dice: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli"». I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua.
Venuta la sera, si mise a tavola con i Dodici. Mentre mangiavano, disse: «In verità io vi dico: uno di voi mi tradirà». Ed essi, profondamente rattristati, cominciarono ciascuno a domandargli: «Sono forse io, Signore?». Ed egli rispose: «Colui che ha messo con me la mano nel piatto, è quello che mi tradirà. Il Figlio dell'uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell'uomo dal quale il Figlio dell'uomo viene tradito! Meglio per quell'uomo se non fosse mai nato!». Giuda, il traditore, disse: «Rabbì, sono forse io?». Gli rispose: «Tu l'hai detto».

Recita
Federica Lualdi

Musica di sottofondo
Al Vangelo: Arrangiamento musicale di Gabriele Fabbri
Alla meditazione: Musica di Renata Russo

Meditazione
Fra Roberto Pasolini

Briciole di Parola è il commento alle letture del giorno del Centro Aletti. La guida: Fra Roberto Pasolini, frate minore cappuccino, biblista, che ha frequentato l’Atelier di Teologia del Centro Aletti nel 2016-2017.
Si ringrazia il Centro Aletti per la gentile concessione all'utilizzo dei suoi contenuti audio e video.
https://www.centroaletti.com

Meditazione
La capacità con cui Gesù va incontro al suo tragico destino di passione e di morte non deriva soltanto da una forza divina presente nella sua persona. La parola profetica rivela che soltanto a partire da un profondo contatto con la debolezza può nascere per ogni uomo la possibilità di non tirarsi nell'ora della testimonianza. Gesù ha saputo amare fino alla fine non solo perché era figlio di Dio ma anche perché ha voluto essere fino in fondo figlio dell'uomo. L'ascolto della nostra umanità è diventato per Lui, giorno dopo giorno, il respiro della sua stessa esistenza.
Gesù ha fatto attento il suo orecchio a noi, fino ad accogliere incondizionatamente tutta la nostra realtà. Per questo nell'ora della passione è stato libero di donarsi a noi senza tirarsi indietro ma anche senza tacere il mistero di male e di peccato che ci abita.
Nel momento in cui i discepoli sono tutti pieni di spavento e di debolezza, Gesù non si tira indietro ma trasforma l'ora della sconfitta in una liturgia di volontario è libero amore. Il cuore del Signore ha ascoltato così attentamente il vuoto presente nel nostro cuore fino ad avere per noi soltanto gesti di compassione e di comprensione, per questo ci parla con tutta la franchezza della carità. Gesù accetta la sua morte per strappare dal nostro futuro il tragico destino del peccato, creando quello spazio di salvezza aperto a tutti che ancora oggi noi chiamiamo grazia. Alla vigilia del Triduo Pasquale la liturgia ci offre un'ultima, drammatica possibilità di coinvolgerci nel Mistero pasquale, facendoci ascoltare la drammatica domanda che ha attraversato le labbra di tutti i discepoli, perché solo così, confusi e raggiunti da questo interrogativo, anche noi possiamo essere degni di celebrare la Pasqua del Signore nella sua e nella nostra verità.

 

 

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