Giovanni 6,52-59: "Il dono di sé stesso...". (Commento di don Davide Arcangeli)



Parola del Signore
Dal Vangelo secondo Giovanni 6,52-59

Testo del Vangelo
In quel tempo, i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno». Gesù disse queste cose, insegnando nella sinagoga a Cafàrnao.

Recita
Sara Urbinati

Musica di sottofondo
P.H.Erlebach. Halleluja. Performer Michel Rondeau. Diritti Creative Commons. musopen.org

Meditazione
Don Davide Arcangeli

Meditazione
Ora la discussione con i Giudei si sposta sul tema della carne da mangiare. I Giudei non sono personaggi stupidi e incapaci di comprendere il livello simbolico del discorso di Gesù. Il loro dunque non è lo scandalo banale di chi è inorridito dal mangiare la carne di un uomo. Essi comprendono invece bene che la pretesa di Gesù è che la sua carne, ossia il dono della sua vita, sia in grado di salvare il mondo intero. Che la salvezza dipenda da un solo uomo, ecco lo scandalo dei Giudei.
Di fronte alla loro mormorazione, Gesù non si preoccupa di convincerli con ragionamenti a livello umano, che a nulla potrebbero giovare, ma anzi approfondisce il livello rivelativo del suo discorso. Se con la folla nella sinagoga c’era dialogo, perché essa reagiva alle parole di Gesù in modo costruttivo, sebbene fraintendendolo, ora invece la frattura è diventata incolmabile e proprio lo scandalo dei Giudei serve a mostrare più profondamente la portata della rivelazione contenuta nelle parole di Gesù.
Egli dona la sua carne e il suo sangue, espressione che indica anzitutto la sua vita di uomo, perché ogni uomo possa alimentarsi della vita e avere la vita e la resurrezione.
In queste parole del Vangelo il lettore non può però non vedervi un’allusione al sacramento dell’Eucarestia. È in questo sacramento che giunge al culmine l’appartenenza del credente a Gesù e al Padre. Se Gesù vive per il Padre, ossia attraverso e dentro il Padre allora chi si nutre del cibo eucaristico e vive attraverso e dentro Gesù entrerà nell’inabitazione vitale del Figlio nel Padre.
Se preghiamo Dio con tutto il nostro cuore, particolarmente durante l’Eucarestia, noi siamo dentro al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo. Anche senza esserne consapevoli, quando Gesù entra nel nostro cuore noi siamo trasformati in Lui e possiamo pregare il Padre con la forza dello Spirito Santo.
Chiediamo al Padre che ci aiuti a pregare, con il dono dello Spirito Santo che ci rende figli nel Figlio e grida in noi Abbà, Padre.

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