Giovanni 18,1-19,42: "Re(g)ale abbandono". (Commento del Centro Aletti a cura di fra Roberto Pasolini)



Meditazione
Comincia in silenzio la liturgia del Venerdì Santo. Con i ministri sdraiati a terra, in segno di prostrazione e di adorazione. La liturgia ci ricorda che polvere e silenzio sono necessari per accostarci al trono della croce fino a poter riconoscere in esso non un luogo di fatale sconfitta, ma un segno di misteriosa vittoria.

Ecco, il mio servo avrà successo, sarà onorato, esaltato e innalzato grandemente (Is 52,13)

Sembra impossibile guardare un patibolo e interpretarlo come un palcoscenico di amore infinito e libero. Eppure la voce del profeta Isaia è raggiunta e rilanciata anche da quella dell’autore della lettera agli Ebrei. Le due letture cospirano fino a creare una sinfonia di rivelazione assordante e irresistibile.

Cristo nei giorni della sua vita terrena, offrì preghiere e suppliche, con forti grida e lacrime, a Dio che poteva salvarlo da morte e, per il suo pieno abbandono a lui, venne esaudito (Eb 5,7)

Non si può che restare attoniti e sconcertati di fronte a queste domande. Esaudito? Ma come? In che modo Dio ascolta e — soprattutto — esaudisce le preghiere? Se il Padre non ha risparmiato la morte al suo Figlio unigenito, come si comporterà con noi quando gli offriremo tutte le nostre lacrime? Quando grideremo a lui tutta la paura che resta?

Pur essendo Figlio, imparò l’obbedienza da ciò che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono (Eb 5,8-9)

Il destino del servo sofferente ci annuncia che, in realtà, siamo tutti ascoltati da Dio meglio e più profondamente di quanto immaginiamo. Dobbiamo però convertire il cuore e accettare il fatto che la preghiera non serva per ottenere delle cose, ma per far maturare in noi un frutto di amore e di libertà. Questo è il fine ultimo della preghiera: imparare di smettere di chiedere — a noi stessi e a Dio — “perché?” e accettare di diventare noi la “causa” che ancora manca.

«Ecco l’uomo» (Gv 19,5)

Il Cristo della passione e della croce è l’uomo creato a immagine e somiglianza di Dio. Non l'uomo terrestre, sempre così incline a volersi salvare a ogni costo, ma quello celeste capace di pagare personalmente il prezzo del desiderio di dare vita agli altri. Dopo averci ricordato che possiamo realmente essere presenti nella nostra storia, il Triduo pasquale oggi ci ricorda che possiamo regalmente abbandonarci all’avventura di essere uomini e donne fino in fondo. Per diventare anche noi terra assetata, arida, deserta. Prossima a risorgere.

Musica di sottofondo
Musiche di Renata Russo

Meditazione
Fra Roberto Pasolini

Briciole di Parola è il commento alle letture del giorno del Centro Aletti. La guida: Fra Roberto Pasolini, frate minore cappuccino, biblista, ha frequentato l’Atelier di Teologia del Centro Aletti nel 2016-2017

Si ringrazia il Centro Aletti per la gentile concessione all'utilizzo dei suoi contenuti audio e video.
https://www.centroaletti.com

Su www.preg.audio/web-app potete guardare il video della meditazione

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