Giovanni 2,13-25: "Il vero tempio". (Commento di Sr. Nella Letizia Castrucci)



Parola del Signore
Dal Vangelo secondo Giovanni 2, 13-25

Testo del Vangelo
Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!». I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà».
Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo.
Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.
Mentre era a Gerusalemme per la Pasqua, durante la festa, molti, vedendo i segni che egli compiva, credettero nel suo nome. Ma lui, Gesù, non si fidava di loro, perché conosceva tutti e non aveva bisogno che alcuno desse testimonianza sull’uomo. Egli infatti conosceva quello che c’è nell’uomo.

Recita
Maruska Guiducci

Musica di sottofondo
Arrangiamento musicale di Gabriele Fabbri

Meditazione
Sr. Nella Letizia Castrucci

Meditazione
Penso che un po’ tutti facciamo fatica a conciliare il Gesù di questo brano con quello misericordioso, mite ed umile di cuore, buon pastore, che caratterizza tutto il vangelo. Eppure questo brano è presentato da tutti e quattro gli evangelisti, quindi vorrà dire che è importante che ci sia. Giovanni poi lo mette addirittura all’inizio del ministero pubblico di Gesù, subito dopo le nozze di Cana, e ciò gli attribuisce una connotazione ancora più importante, perché dà in un certo senso il “la” alla missione di Gesù e ne rappresenta un po’ la sintesi.

Che il gesto di Gesù sia forte è indubbio: i Dodici riusciranno a leggerlo a posteriori, attraverso le parole di un Salmo: «Lo zelo della tua casa mi divorerà» (Salmo 69). Potremmo dire che è un gesto mosso dalla passione che lo “divora”, lo consuma, per la casa del Padre: Gesù è scandalizzato dall’uso che viene fatto del tempio e denuncia che da casa di Dio è diventato un mercato, un centro di potere economico e di malaffare, più che di autenticità religiosa.

E cosa fa? Caccia via, fa uscire, cioè alleggerisce il tempio, riportandolo all’essenziale. E alleggerire non è forse una dinamica che sarebbe utile anche per noi?! Spesso si fanno le diete detox che fanno perdere peso e disintossicano, ma sarebbe utile un alleggerimento e disintossicazione per il bene di tutta la nostra vita, e non solo per la salute fisica e la linea! Il troppo, infatti, ci appesantisce e c’impedisce di discernere qual è il nostro vero bene. Gesù, annunciando che del tempio «non resterà pietra su pietra che non sarà distrutta» (Mt 24,2), è come se ci dicesse che spesso solo la fine delle cose, che pure sono stati importanti per noi, può aiutarci a un rinnovamento e a una rinascita.

Questo gesto poi anticipa gli eventi della passione, morte e resurrezione di Gesù, e ci rivela che è Gesù, morto e risorto, il vero tempio, il luogo di incontro e comunione tra Dio e l’uomo. Quindi è chiaro che il riferimento non è al tempio di Gerusalemme, ma al corpo stesso di Gesù, che subirà la violenza della condanna a morte, della flagellazione e della crocifissione. Infatti quando gli viene chiesto «Quale segno ci mostri per fare queste cose?», Gesù dirà «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere».

Il testo si chiude con un’ultima annotazione sulla fede, in cui si dice che Gesù non si fida di chi crede in lui solo per i miracoli che fa, perché è ovvio che chi crede nel Signore solo per i miracoli, non si dimostra interessato a seguire lui, ma a ottenere qualcosa da lui. La fede è come l’amore: o è disinteressato e gratuito, o non è fede e non è amore.

Vediamo allora che questo vangelo mi esorta a domandarmi come vivo la relazione con il Signore e se questa passione, per il Padre e per la sua Casa, che ha divorato Gesù ha contagiato un po’ anche me. 

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