Giovanni 20,19-23: "Il respiro di Gesù". (Commento di Sr.Nella Letizia Castrucci)



Parola del Signore
Dal Vangelo secondo Giovanni 20,19-23

Testo del Vangelo
La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».

Recita
Federica Lualdi

Musica di sottofondo
P.H.Erlebach. Halleluja. Performer Michel Rondeau. Diritti Creative Commons. musopen.org

Meditazione
Sr. Nella Letizia Castrucci

Meditazione
Questo brano viene definito la Pentecoste giovannea. È interessante notare che la parola di Dio racconta in modi diversi la venuta dello Spirito Santo: come un respiro, come un soffio, come un vento impetuoso, come lingue di fuoco… che è come dire che lo Spirito non ha schemi fissi, ma sempre rende nuovi coloro su cui si effonde, come dice il Salmo 104: «Mandi il tuo spirito, sono creati, e rinnovi la faccia della terra». Che lo Spirito renda nuovi ne è la prova che undici uomini paurosi, che si sono serrati in casa dopo la morte di Gesù, una volta ricevuto lo Spirito, non solo hanno il coraggio di uscire di casa, ma addirittura vanno in tutto il mondo a predicare il vangelo, affrontando con forza tutte le prove, le persecuzioni e alla fine anche il martirio, per amore di Cristo.

Il vangelo di questa domenica è lo stesso, anzi, è una parte di quello della domenica dell’ottava di Pasqua. Questo non ci deve meravigliare, perché la Pentecoste in Giovanni non avviene cinquanta giorni dopo la Pasqua, come racconta l’evangelista Luca. Infatti, negli Atti degli apostoli, Luca ricorda che Gesù, salito al cielo, adempie la promessa fatta agli apostoli, mandando su di loro lo Spirito santo a Pentecoste, giorno in cui gli ebrei festeggiano il dono della Legge, la Torah, fatto da Dio a Mosè. Luca considera l’effusione dello Spirito il compimento dei compimenti, la stipulazione piena della nuova alleanza, non più fondata sulla legge ma sullo Spirito, scritta non su tavole di pietra ma nel cuore dei credenti, come dice il profeta Geremia al capitolo 31 (31-33). «Questa sarà l’alleanza che concluderò con la casa d’Israele dopo quei giorni – oracolo del Signore -: porrò la mia legge dentro di loro, la scriverò sul loro cuore».

Giovanni, invece, fa accadere la Pentecoste nel giorno di Pasqua, perché vuole attestare che la pienezza della salvezza, che si è manifestata nella vittoria di Gesù sulla morte, si ha col dono dello Spirito, che dà inizio a una nuova creazione. Anzi, per essere precisi, Giovanni aveva posto una prima effusione dello Spirito nel momento della morte di Gesù, quando dice che Gesù «chinato il capo, consegnò lo spirito», ma è poi in questo brano che si compie l’effusione sugli apostoli. Siamo alla sera dello stesso giorno della risurrezione e Gesù appare per la prima volta ai discepoli chiusi nel cenacolo. La paura e l’angoscia li ha fatti rinchiudere in casa ben sigillati, ma Gesù riesce a entrare e viene a risollevare, viene a guarire e a fare un dono, che rende nuovi, appunto. Gli apostoli lo hanno abbandonato, ma Gesù non li abbandona e in quel luogo chiuso, in quella situazione asfittica, con lo Spirito entra il respiro ampio e profondo, che ossigena la vita dell’uomo con la vita di Dio.

«Venne Gesù e stette in mezzo a loro». “Colui che viene, il veniente” è uno degli appellativi del Messia (pensiamo ad esempio all’espressione del Salmo 118 «Benedetto colui che viene nel nome del Signore») e nel vangelo è Giovanni Battista che manda a chiedere a Gesù «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro? (Mt 11, 3; Lc 7, 19). Gesù dunque viene e sta in mezzo ai suoi. Ricordiamo che la più grande tentazione vissuta da Israele nel deserto fu quella di chiedersi: “Il Signore è in mezzo a noi, sì o no?” (Es 17,7). Gesù è in mezzo a noi sempre, è l’Immanu-el, il Dio con noi (cf. Mt 1,23; 28,20), e dona lo shalom, che in ebraico significa pace, sicurezza, prosperità, vita piena.

Ha bisogno di farsi riconoscere, perché ora il suo corpo è glorioso e non ha più le fattezze che gli apostoli conoscevano, ma in lui sono restate le tracce della sua passione, i segni dei chiodi e la ferita della lancia.  È curioso che Giovanni dica che al vedere questi segni di dolore gli apostoli gioirono: come si fa a gioire vedendo i segni di una morte così atroce?! Certamente era ancora vivo in loro lo strazio dei giorni della passione e morte di Gesù, ma ora con la risurrezione quelle ferite sono diventate feritoie di luce e speranza. Finalmente la loro incredulità è vinta e la gioia della sua presenza li invade. Allora Gesù soffia su di loro il suo respiro. Come nella prima creazione Dio alitò nell’uomo uno spirito vitale, così ora Gesù alita sui discepoli, non un alito umano, ma lo spirito divino, lo Spirito Santo.

E in questa nuova vita animata dal respiro divino sempre avviene la remissione dei peccati: Dio li rimette a noi e noi dobbiamo rimetterli agli altri che hanno peccato contro di noi (cf. Mt 6,12; Lc 11,4). Potremmo dire che con lo Spirito riceviamo il respiro di Gesù, il quale respirava perdonando i peccati degli uomini che incontrava. E Gesù chiede che, avendo il suo respiro, anche noi siamo capaci di perdono verso tutti.

Questo fa lo Spirito, però non lo fa in automatico, ma bisogna invitarlo, chiamarlo, pregarlo, perché, come dice il vangelo di Luca al capitolo 11, «il Padre darà lo Spirito santo a quelli che glielo chiedono» (13). Probabilmente questa è una cosa a cui non siamo tanto abituati: non per niente lo Spirito Santo viene definito “il grande dimenticato della Chiesa”. Lo sostiene anche papa Francesco, che infatti una volta durante un’omelia disse scherzando: «Avrei voglia di domandarvi - ma non lo farò, eh! -: quanti di voi pregate lo Spirito Santo? Non alzate la mano...». Il papa non l’ha domandato, ma ognuno può chiederselo e, se anche si rendesse conto che finora l’ha pregato poco o niente, può cominciare da oggi!

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