Genesi 8,6-13.20-22 con il commento di Daniele Missiroli



Dal libro della Genesi
Gn 8,6-13.20-22

Testo del brano
Trascorsi quaranta giorni, Noè aprì la finestra che aveva fatto nell’arca e fece uscire un corvo. Esso uscì andando e tornando, finché si prosciugarono le acque sulla terra. Noè poi fece uscire una colomba, per vedere se le acque si fossero ritirate dal suolo; ma la colomba, non trovando dove posare la pianta del piede, tornò a lui nell’arca, perché c’era ancora l’acqua su tutta la terra. Egli stese la mano, la prese e la fece rientrare presso di sé nell’arca. Attese altri sette giorni e di nuovo fece uscire la colomba dall’arca e la colomba tornò a lui sul far della sera; ecco, essa aveva nel becco una tenera foglia di ulivo. Noè comprese che le acque si erano ritirate dalla terra. Aspettò altri sette giorni, poi lasciò andare la colomba; essa non tornò più da lui. L’anno seicentouno della vita di Noè, il primo mese, il primo giorno del mese, le acque si erano prosciugate sulla terra; Noè tolse la copertura dell’arca ed ecco, la superficie del suolo era asciutta. Allora Noè edificò un altare al Signore; prese ogni sorta di animali puri e di uccelli puri e offrì olocausti sull’altare. Il Signore ne odorò il profumo gradito e disse in cuor suo: «Non maledirò più il suolo a causa dell’uomo, perché ogni intento del cuore umano è incline al male fin dall’adolescenza; né colpirò più ogni essere vivente come ho fatto. Finché durerà la terra, seme e mèsse, freddo e caldo, estate e inverno, giorno e notte non cesseranno».

 

 

 

Recita
Cristian Messina

Musica di sottofondo
Lorenzo Tempesti. Maramore. www.suonimusicaidee.it.Licenza gratuita

Meditazione
Daniele Missiroli

Meditazione
Il corvo e la colomba simboleggiano i due opposti: il nero e il bianco, l’impuro e il puro, il male e  il bene. Noè invia prima il corvo; il Talmud, con la voce del corvo, accusa Dio e Noè di averlo inviato perché è impuro e non gli interessa della sua vita, di rischiarla. E vaga, senza ritorno. È impuro il corvo. Si nutrirà delle carcasse che galleggiano sulle acque, dicono i commentatori antichi. Ma poi sarà salvato anche lui dal diluvio. E lo ritroviamo nutrito dalla provvidenza di Dio nei salmi – «Provvede il cibo al bestiame, ai piccoli del corvo che gridano a lui» (Sal 147,9) – e a nutrire Elia in fuga al torrente Cherit – «I corvi gli portavano pane al mattino e carne alla sera; egli beveva al torrente» (1Re 17,2-6). C’è il sole e la luna dentro di me, la tenebra e la luce, il corvo e la colomba. Dio li manda entrambi. Ha una possibilità e una missione per tutti e due. L’importante è che l’alleanza torni a splendere, per l’uno e per l’altro. In Dio il peccatore e il giusto coincidono. Dio è la coincidenza degli opposti. Noè esce dalle acque e la colomba introduce, con l’ulivo in bocca, un patto di alleanza e di “vita eterna”, finché durerà la terra. Dio accoglie il male che inclina l’uomo e lo “battezza”, lo immerge nella sua misericordia, nella pienezza di cuore che tutto accoglie. Così sarà il battesimo di Gesù: uscirà dalle acque del Giordano, giungendo una colomba che porta la voce del Padre. E sarà l’olio di quel ramoscello di ulivo, a simboleggiare lo Spirito Santo, quella colomba, nel nostro battesimo. Battesimo che è la Pasqua (ricordate che gli antichi cristiani battezzavano solo nella notte di Pasqua? E che poi attendevano sette giorni a levare la veste bianca e l’unzione ricevuta su tutto il corpo?), che è la Pace. Pace tra il cielo e la terra, pace tra Dio e l’umano, pace tra la vita e la morte. Perché Dio è ovunque, così in cielo come in terra, in sé e in me, nella vita e nella morte.

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