Genesi 4,1-15.25 con il commento di Daniele Missiroli



Dal libro della Genesi
Gn 4,1-15.25 

Testo del brano
Adamo conobbe Eva sua moglie, che concepì e partorì Caino e disse: «Ho acquistato un uomo grazie al Signore». Poi partorì ancora Abele, suo fratello. Ora Abele era pastore di greggi, mentre Caino era lavoratore del suolo. Trascorso del tempo, Caino presentò frutti del suolo come offerta al Signore, mentre Abele presentò a sua volta primogeniti del suo gregge e il loro grasso. Il Signore gradì Abele e la sua offerta, ma non gradì Caino e la sua offerta. Caino ne fu molto irritato e il suo volto era abbattuto. Il Signore disse allora a Caino: «Perché sei irritato e perché è abbattuto il tuo volto? Se agisci bene, non dovresti forse tenerlo alto? Ma se non agisci bene, il peccato è accovacciato alla tua porta; verso di te è il suo istinto, e tu lo dominerai». Caino parlò al fratello Abele. Mentre erano in campagna, Caino alzò la mano contro il fratello Abele e lo uccise. Allora il Signore disse a Caino: «Dov’è Abele, tuo fratello?». Egli rispose: «Non lo so. Sono forse io il custode di mio fratello?». Riprese: «Che hai fatto? La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo! Ora sii maledetto, lontano dal suolo che ha aperto la bocca per ricevere il sangue di tuo fratello dalla tua mano. Quando lavorerai il suolo, esso non ti darà più i suoi prodotti: ramingo e fuggiasco sarai sulla terra». Disse Caino al Signore: «Troppo grande è la mia colpa per ottenere perdono. Ecco, tu mi scacci oggi da questo suolo e dovrò nascondermi lontano da te; io sarò ramingo e fuggiasco sulla terra e chiunque mi incontrerà mi ucciderà». Ma il Signore gli disse: «Ebbene, chiunque ucciderà Caino subirà la vendetta sette volte!». Il Signore impose a Caino un segno, perché nessuno, incontrandolo, lo colpisse. Adamo di nuovo conobbe sua moglie, che partorì un figlio e lo chiamò Set. «Perché – disse – Dio mi ha concesso un’altra discendenza al posto di Abele, poiché Caino l’ha ucciso».

 

 

Recita
Cristian Messina

Musica di sottofondo
Lorenzo Tempesti. Maramore. www.suonimusicaidee.it.Licenza gratuita

Meditazione
Daniele Missiroli

Meditazione
Aver mangiato di quel frutto, essersi impossessati di quella conoscenza che genera dolore, scoprirsi poi nudi e imbarazzati tra se stessi e con Dio, è sicuramente un peccato originale; ma anche uccidere il proprio fratello ha molto di originale, di archetipico: poiché ogni uccisione tra gli umani è l’uccisione del proprio fratello, direi che qui siamo proprio davanti ad una seconda origine del peccato. Vi confesso di essermi scervellato, di aver passato ore e ore, giorni e giorni, di aver analizzato tutte le possibili interpretazioni; ma senza riuscire a capire cosa va storto. Innanzitutto a trovare una motivazione convincente del perché Dio rifiuti l’offerta di Caino. Nasce Caino, Kain, “l’ottenuto, l’acquistato”: consistente fin nel nome, imponente, da subito impone gioia e gratitudine alla madre. Non così Abele, Avel, il “soffio”, la “vanità”: inconsistente e vacuo. Dallo stesso concepimento, due parti, successivi, gemellari. Uno, il primo, di peso; il secondo leggero. Il primo eredita dal padre, il mestiere oltreché il lignaggio; di essere lavoratore del suolo. Agricoltore. Il secondo, per scarto, pasce pecore. Il primo si prende cura della terra e dei suoi frutti, il secondo degli animali perché servano agli umani. Sono i due mestieri con cui l’uomo diventa stanziale, diventa culturale. Nella cultura, c’è l’offerta del sacrificio a Dio, un ringraziamento. Non ci sono regole che Dio abbia espresso secondo cui poter comprendere perché Dio abbia gradito un’offerta e non l’altra. Forse è proprio lì il nocciolo: Dio mette gratuitamente alla prova Caino, il grande, il responsabile. Cosa ti turba? Perché soffri se il dono non è gradito? Può questo Figlio dell’Uomo sopportare l’ingiustizia? Fino a che punto? Può amare il fratello ugualmente? O invidia, ira, superbia, lo accecano? Così dice a Caino vedendolo abbattuto: «Se agisci bene dovresti tenere alto il volto!» e hai agito bene! Qui un’imprecisione della traduzione non ci permette di apprezzare il collegamento della seconda frase: quando Dio apostrofa Caino dicendogli che se non agisce bene il peccato è accovacciato alla porta, è pronto a saltargli addosso, gli rivolge le stesse parole che aveva rivolto in precedenza ad Eva, sua madre, all’uscita da Eden, in merito a suo padre, Adamo: «verso di te è il suo istinto, e tu lo dominerai». Ora Dio dice a Caino che c’è un desiderio (tešūqâ, presente solo qui e nel Cantico dei Cantici) simile a quello che attrae l’uomo alla donna, che ha la stessa intensità, ma che sta accovacciato alla porta: l’errore, lo sbaglio di mira, il vertere altrove, il colpire il fratello. Verso di te è il suo istinto, di quella tentazione, e tu lo dominerai! In questo sei Umano, sei stirpe di Adam: tu puoi dominare l’istinto. Non sei come gli altri animali. Tu hai il soffio di Dio, lo Spirito ti abita, la Sapienza, la Coscienza, una capacità unica! Ma Caino perde. Vince l’istinto. Vince la tentazione. Esperienza umana. Troppo umana. 

 

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