Salmo 126(125) con il commento di Stefano Bianchini



Dal Libro dei Salmi
Salmo 126 (125) – La gioia del ritorno
(Cantico delle ascensioni. Supplica per il ritorno degli esuli. Salmo di fiducia, escatologico)

Testo del Salmo
1 Canto delle salite. 

Quando il Signore ristabilì la sorte di Sion, ci sembrava di sognare. 2 Allora la nostra bocca si riempì di sorriso, la nostra lingua di gioia. Allora si diceva tra le genti: «Il Signore ha fatto grandi cose per loro». 3 Grandi cose ha fatto il Signore per noi: eravamo pieni di gioia. 4 Ristabilisci, Signore, la nostra sorte, come i torrenti del Negheb. 5 Chi semina nelle lacrime mieterà nella gioia. 6 Nell’andare, se ne va piangendo, portando la semente da gettare, ma nel tornare, viene con gioia, portando i suoi covoni.  

 

 

Canto
Sorelle Clarisse del Monastero Natività di Maria, Rimini

Musica di sottofondo al commento
Libreria suoni di Garage Band

Meditazione
Stefano Bianchini

Meditazione
Questo salmo ci presenta la gioia della fruttuosa fine delle fatiche. Descrive la radiosa esperienza della fine del male. Quando abbiamo affrontato un periodo buio, sia esso una malattia, una fatiche o forse una guerra, possiamo guardare indietro e scoprire la bontà del Signore che non ha permesso al male di avere l’ultima parola. Guardando nella nostra storia l’opera di Dio la gioia ci pervade, la vita ci pare bella anche nei suoi drammi, poiché in questi intravediamo maggiormente la bontà del Signore. Le immagini che ci mostra il testo riguardano la semina ed il raccolto: le fatiche delle nostre opere spesso possono parerci insensate poiché i frutti tardano ad arrivare. Questo salmo è la preghiera adatta per quei momenti in cui la vita ci pare amara e la gioia sembra un ricordo lontano. In quei giorni la felicità e la fede di un tempo possono quasi apparire come un’illusione. Ma questa preghiera ci dice che Dio “ristabilisce la sorte” del suo popolo. Oggi ci sono le lacrime ma domani le ricorderemo con gioia poiché il Signore ha agito nella nostra vita. Queste esperienza fanno da eco all’esperienza definitiva del passare attraverso l’angusto cunicolo della morte per entrare nel Paradiso. Non temiamo le oscurità della nostra vita poiché, come disse Manzoni, «[Dio] non turba mai la gioia de’ suoi figli, se non per prepararne loro una più certa e più grande».

 

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