Salmo 119(118), 97-128 con il commento di Luca Gaviani



Dal libro dei Salmi
Salmo 119 (118) – Meditazione sapienziale sulla legge divina
(Salmo sapienziale. Didattico-alfabetico a strofe sulla legge di Dio)

Testo del Salmo (versetti 97-128)
Mem - 97 Quanto amo la tua legge! La medito tutto il giorno. 

98 Il tuo comando mi fa più saggio dei miei nemici, perché esso è sempre con me. 

99 Sono più saggio di tutti i miei maestri, perché medito i tuoi insegnamenti. 

100 Ho più intelligenza degli anziani, perché custodisco i tuoi precetti. 

101 Tengo lontani i miei piedi da ogni cattivo sentiero, per osservare la tua parola. 

102 Non mi allontano dai tuoi giudizi, perché sei tu a istruirmi. 

103 Quanto sono dolci al mio palato le tue promesse, più del miele per la mia bocca. 

104 I tuoi precetti mi danno intelligenza, perciò odio ogni falso sentiero. 

Nun - 105 Lampada per i miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino. 

106 Ho giurato, e lo confermo, di osservare i tuoi giusti giudizi. 

107 Sono tanto umiliato, Signore: dammi vita secondo la tua parola. 

108 Signore, gradisci le offerte delle mie labbra, insegnami i tuoi giudizi. 

109 La mia vita è sempre in pericolo, ma non dimentico la tua legge. 

110 I malvagi mi hanno teso un tranello, ma io non ho deviato dai tuoi precetti. 

111 Mia eredità per sempre sono i tuoi insegnamenti, perché sono essi la gioia del mio cuore. 

112 Ho piegato il mio cuore a compiere i tuoi decreti, in eterno, senza fine. 

Samec - 113 Odio chi ha il cuore diviso; io invece amo la tua legge. 

114 Tu sei mio rifugio e mio scudo: spero nella tua parola. 

115 Allontanatevi da me, o malvagi: voglio custodire i comandi del mio Dio. 

116 Sostienimi secondo la tua promessa e avrò vita, non deludere la mia speranza. 

117 Aiutami e sarò salvo, non perderò mai di vista i tuoi decreti. 

118 Tu disprezzi chi abbandona i tuoi decreti, perché menzogne sono i suoi pensieri. 

119 Tu consideri scorie tutti i malvagi della terra, perciò amo i tuoi insegnamenti. 

120 Per paura di te la mia pelle rabbrividisce: io temo i tuoi giudizi. 

Ain - 121 Ho agito secondo giudizio e giustizia; non abbandonarmi ai miei oppressori. 

122 Assicura il bene al tuo servo; non mi opprimano gli orgogliosi. 

123 I miei occhi si consumano nell’attesa della tua salvezza e per la promessa della tua giustizia. 124 Agisci con il tuo servo secondo il tuo amore e insegnami i tuoi decreti. 

125 Io sono tuo servo: fammi comprendere e conoscerò i tuoi insegnamenti. 

126 È tempo che tu agisca, Signore: hanno infranto la tua legge. 

127 Perciò amo i tuoi comandi, più dell’oro, dell’oro più fino. 

128 Per questo io considero retti tutti i tuoi precetti e odio ogni falso sentiero. 

 

 

Canto 
Sorelle Clarisse del Monastero Natività di Maria, Rimini

Musica di sottofondo al commento
Libreria suoni di Garage Band

Meditazione
Luca Gaviani

Meditazione
Salmo Shalom. Salmo non è un cantante rapper di successo, anche se spara dei versi da vero asso, delle barre tra le sbarre. Il salmo è una formula magica, chi lo pronuncia fa apparire Dio da un mazzo di carte, apre le porte del Mistero più grande. Il salmo è un sacrificio messo sopra l’altare, sotto forma di parole, chi lo offre con tutto il cuore mette sé stesso a servizio del Logos, della divinità, nella bocca del signoRe, per farlo parlare, per farsi dire, per farsi succhiare, assaporare, mangiare, sbranare, sbramare. Chi ha scritto i salmi? Dietro il nome di Davide c’è nascosta ogni persona che lo legge, che lo invita, riscrivendolo con le lettere della sua vita e della sua esperienza e speranza. Mi toccano quattro lettere, in ordine, dell’alfabeto ebraico, proprio nel bel mezzo della vita, in mezzo al guado, la parte centrale di questo canto infinito, composto da ottonari polisillabi, che mi provocano risonanze sulle labbra spesso appassite. Il salmo più osannato dell’universo, un lungo mantra dove s’incontrano Parola che è legge, Testimonianza di testo, Dimostranza con cui fare i conti e Amore che si fa giustizia. E noi siamo sempre gli stessi che ripetono muti i versi, scambiando sensi unici per passaggi a livello, sottopassaggi per strade senza uscita. Restiamo e resistiamo come strumenti, cerchiamo di liberarci di Dio in tutti i modi, accecandoci, ma Lui è sempre presente, onnipotente, ti riagguanta prepotente in ogni tua cattiva maniera, ti guadagna a tua insaputa, perché è Dio che plasma il nostro plasma, che intesse i tuoi tessuti interni, dalle viscere in su per non uscirvi più, come se l’utero femminile fosse un telaio, un arcolaio, e Lui l’unico soggetto che da sotto ci saggia, ci aggiusta e ci assaggia contento. Noi siamo i suoi oggetti contundenti, anche se non accondiscendenti. Vorremmo trattenerlo stretto per poi strattonarlo, se ci capita di vederlo, anche se fuggiamo volentieri al primo abbaglio, come Pinocchio con Geppetto, “Abbabbino caro, ho il cuore di legno”. La tua legge non è uguale per tutti, leggo sull’altare di roccia che è la cattedra del Giudice, chiamare la sostituzione ed io, dal mio scranno orizzontale, dalla panchina che scaldo a bordo campo, mi preparo ad entrare facendo scattare il dispositivo dell’inginocchiatoio imbottito. La saggezza e l’intelligenza sono fatte per trattenere, i piedi vanno messi dietro la schiena per camminare sul giusto sentiero, per andare davanti al desiderio che si attarda, alla realizzazione che ci precede. Quando ti sei fatto lampada mi sono abbronzato l’inverno, la tua parola è bianca, si perde all’interno, illumina la pagina quando scompare, quando siamo pronti per scrivere la nostra storia dopo che quello che ci hai corrisposto ci cancella. Mi cimento nel cemento del tuo giudicamento, perché ogni giuramento è a fondamento, solo la terra dà vita, atterriti e attenti come siamo ai segnali di pericolo, immane e immune l’anima, con le mani in mano, punta l’arma e noi, con le mani in alto, teniamo il cuore in bella vista. Il malvagio prende sempre la scorciatoia dal precetto, l’eterno erede ride di cuore, si piega in due, così può amare il doppio. Odio l’oblio obliquo ed ubiquo, quando il Figlio in affido è uno scudo o un ripiego, io spero sempre nella persona. Il cattivo perde i comandi, anche di Dio, nel delitto mi deludi, invece spremi dunque la speranza senza sprecare preci, sostieni chi prima di ringraziare ha fatto una premessa, chi in favore di una funzione ha fatto una promessa, chi non va a Messa perché non ha l’invito o si è perso per strada, per la fretta omessa. Più che disarmato, disamato, Dio spara a Salve, disprezza gli sprechi e i prezzi fissi, le bugie che sanno di menzogne, le scorie che non hanno spore, quando Dio fa l’Ordine la spedizione non arriva pulita, ma inseguita, perseguitata, tremante e tramante, ma tra amanti succede così, i brividi sulla pelle alzano i peli come antenne, tremendi mi tramandi i tuoi sensi. Ho agito con un vagito di cogito, ho preso l’oppresso sopra di me, l’assicurazione non paga i danni, ma ha un carrozziere orgoglioso di un lavoro ben fatto, un superbo al Superbowl. I miei occhi consumati dal troppo guardare, sono ora lanciati nella luce di un concerto sconcertante di fuochi d’artifiducie. Agisci come l’Agesci, scatto come uno scout, la tua forza è un Baden Power, siamo vasi di vetro in frantumi, siamo nell’era dell’ora di agire, ma prima di un nostro harakiri facci un kintsugi, riparaci le crepe al caldo, incolla con l’oro le loro croci aperte. Ci hai retto fino a questo momento, non ti puoi rompere adesso, oppure sei solo la parte finale di una guerra intestina che ha prodotto un precetto che, diretto, è caduto nel cesso, ricominciando così a spargere letame con la sua macchina del fango, senza mai rivangare l’accaduto.

 

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