Salmo 118(117) con il commento di Elisabetta Casadei



Dal libro dei Salmi
Salmo 118 (117) – Mia forza e mio canto è il Signore
(Canto di ringraziamento processionale, nazionale, profetico, messianico. Salmo di fiducia. Settimo ed ultimo salmo dell’Hallel)

Testo del Salmo
1 Rendete grazie al Signore perché è buono, perché il suo amore è per sempre. 2 Dica Israele: «Il suo amore è per sempre». 3 Dica la casa di Aronne: «Il suo amore è per sempre». 4 Dicano quelli che temono il Signore: «Il suo amore è per sempre». 5 Nel pericolo ho gridato al Signore: mi ha risposto, il Signore, e mi ha tratto in salvo. 6 Il Signore è per me, non avrò timore: che cosa potrà farmi un uomo? 7 Il Signore è per me, è il mio aiuto, e io guarderò dall’alto i miei nemici. 8 È meglio rifugiarsi nel Signore che confidare nell’uomo. 9 È meglio rifugiarsi nel Signore che confidare nei potenti. 10 Tutte le nazioni mi hanno circondato, ma nel nome del Signore le ho distrutte. 11 Mi hanno circondato, mi hanno accerchiato, ma nel nome del Signore le ho distrutte. 12 Mi hanno circondato come api, come fuoco che divampa tra i rovi, ma nel nome del Signore le ho distrutte. 13 Mi avevano spinto con forza per farmi cadere, ma il Signore è stato il mio aiuto. 14 Mia forza e mio canto è il Signore, egli è stato la mia salvezza. 15 Grida di giubilo e di vittoria nelle tende dei giusti: la destra del Signore ha fatto prodezze, 16 la destra del Signore si è innalzata, la destra del Signore ha fatto prodezze. 17 Non morirò, ma resterò in vita e annuncerò le opere del Signore. 18 Il Signore mi ha castigato duramente, ma non mi ha consegnato alla morte. 19 Apritemi le porte della giustizia: vi entrerò per ringraziare il Signore. 20 È questa la porta del Signore: per essa entrano i giusti. 21 Ti rendo grazie, perché mi hai risposto, perché sei stato la mia salvezza. 22 La pietra scartata dai costruttori è divenuta la pietra d’angolo. 23 Questo è stato fatto dal Signore: una meraviglia ai nostri occhi. 24 Questo è il giorno che ha fatto il Signore: rallegriamoci in esso ed esultiamo! 25 Ti preghiamo, Signore: dona la salvezza! Ti preghiamo, Signore: dona la vittoria! 26 Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Vi benediciamo dalla casa del Signore. 27 Il Signore è Dio, egli ci illumina. Formate il corteo con rami frondosi fino agli angoli dell’altare. 28 Sei tu il mio Dio e ti rendo grazie, sei il mio Dio e ti esalto. 29 Rendete grazie al Signore, perché è buono, perché il suo amore è per sempre.  

 

 

Canto
Sorelle Clarisse del Monastero Natività di Maria, Rimini

Musica di sottofondo al commento
Libreria suoni di Garage Band

Meditazione
Elisabetta Casadei

Meditazione
È il Salmo che dovrebbe leggere chiunque soffre in questo momento; chiunque sta attraversando un tunnel e non vede via d’uscita. Sì, perché questo è il canto di gratitudine di chi ha davvero sofferto un grande smarrimento. Di più! Di chi ha sperimentato nella propria carne l’angoscia, quel sentimento che ti chiude lo stomaco e sale, sale, fino a chiuderti la gola; di chi ha fatto esperienza della solitudine, dell’abbandono, della paura. Di chi, insomma, ha dovuto fare i conti – per esempio – con una malattia mortale, con la perdita di una persona cara, con il tradimento di un amico o degli amici, con la disperazione di non trovare lavoro o di non avere più la sicurezza di una casa e, si ritrova, abbandonato da tutti. È il Salmo di chi si sente appartenere alla generazione NEET, che non studia né lavora, e che vaga senza meta, senza trovare il proprio posto nella società, sempre più disincantato e disilluso, con il timore di essere marginalizzato e di dover rinunciare definitivamente a un futuro di piena cittadinanza. L’ultimo Salmo dell’Hallel (113-118) è il canto grato di chi non ha avuto paura; di chi, in altre parole, ha creduto fino in fondo all’Amore: all’amore di Dio per lui, per lei. Veniva cantato mentre si saliva a Gerusalemme nelle grandi feste e, in particolare, per la Festa delle Tende (o delle Capanne), in cui si ricordava quando il popolo di Dio attraversava il deserto e si accampava tappa dopo tappa. È quindi il Salmo di chi cammina, di chi va avanti, ma a fatica, come in un deserto; di chi incontra dune dopo dune, per mesi, per anni, prima di giungere alla meta, alla terra che gli è stata promessa. Chi lo canta è chi ha fatto esperienza che Dio è fedele più di una madre; che il Suo amore “non abbandona chi non lo abbandona”, per cui inizia con un invito appassionato: «Lodate il Signore, perché è buono; perché il suo amore è per sempre»! E lo ripete almeno quattro volte, invitando proprio tutti a farlo: dal popolo di Israele fino a tutti quelli che credono in qualche modo in Dio (vv.1-4). Ed inizia il suo racconto, di quando afferrato dall’angoscia, ha gridato al Signore e il suo grido non si è perso nell’aria, ma è stato raccolto da Dio: «Nel pericolo ho gridato al Signore: mi ha risposto il Signore e mi ha tratto in salvo» (v. 5). Si è trovato come circondato, accerchiato senza via di uscita, da un nemico più grande di lui; ha avuto paura, come chi è accerchiato da uno sciame di api; assalito da un incendio rapidissimo, come quello che si sprigiona da rovi secchi e spinosi; strattonato, spinto e gettato con il muso nella polvere (vv. 10-13). Ma proprio nel momento in cui ha toccato il fondo, il punto più basso in cui precipitare, come buttato via dalla vita, ha fatto esperienza della mano forte di Dio, della Sua destra (vv.14-16). È stato provato duramente, ma il Signore non ha permesso che fosse consegnato alla disperazione (v. 18), poiché ha creduto all’Amore, che non abbandona mai! Il Salmo ci ripropone l’esperienza di Gesù, che ha voluto condividere la disperazione della nostra vita (il peccato): anche Lui non accolto, tradito, schernito e – molto più innocente di noi – fatto fuori! Come una «pietra scartata dai costruttori». Tuttavia, avendo avuto fiducia nell’amore del Padre, nonostante si sentisse abbandonato e buttato via, ha sperimentato la Sua destra: «La pietra  scartata dai costruttori è divenuta pietra d’angolo. Questo è stato fatto dal Signore: una meraviglia ai nostri occhi» (vv. 22-23), ossia la sua resurrezione dalla morte! È questa “pietra scartata” divenuta “pietra angolare” il centro di tutto il Salmo, tale da comparire più volte nel Nuovo Testamento e diverse volte proprio sulle labbra di Gesù, che l’appropria a se stesso. Il Salmo ci conduce al cuore del Vangelo, della buona notizia: Dio è Padre! Dio è custode della nostra vita! Dio è fedele, come un amico che non ti abbandona mai; come una madre che veglia su tutti i tuoi passi: «Il Signore è per me, non ho timore. Il Signore è con me, è mio aiuto» (vv. 6-7). Confidare nell’aiuto degli uomini non è saggio; chi invece confida nell’aiuto di Dio, troverà anche l’aiuto degli uomini: «E’ meglio rifugiarsi nel Signore che confidare nell’uomo; è meglio rifugiarsi nel Signore che confidare nei potenti. Mia forza e mio canto è il Signore, egli è stato la mia salvezza» (vv. 8-9.14). La gratitudine si trasforma in desiderio di “gridare” non più la disperazione, ma la fedeltà dell’amore di Dio, celebrando come una “liturgia della gratitudine” – l’Eucaristia, appunto – nel tempio del Signore: «Apritemi le porte dell’Amore: vi entrerò per ringraziare il Signore» (vv.19-20). Da qui, la parola «Osanna», un’acclamazione di lode e di vittoria, espressa anche con i «rami frondosi, fino agli angoli dell’altare» da colui che sale ed entra nel tempio del Signore. Un tempio che non è più un edificio di pietre, ma un popolo di persone, che hanno fatto la medesima esperienza di salvezza ed insieme acclamano, ad una sola voce: «Rendete grazie al Signore, perché è buono, perché il suo amore è per sempre» (v. 29).

 

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