Salmo 116(114-115) con il commento di Paolo Vicini



Dal libro dei Salmi
Salmo 116 (114-115) – Inno di ringraziamento
(Canto di ringraziamento di un infermo liberato. Quarto e quinto salmo dell’Hallel)

Testo del Salmo
1 Amo il Signore, perché ascolta il grido della mia preghiera. 

2 Verso di me ha teso l’orecchio nel giorno in cui lo invocavo. 

3 Mi stringevano funi di morte, ero preso nei lacci degli inferi, ero preso da tristezza e angoscia. 

4 Allora ho invocato il nome del Signore: «Ti prego, liberami, Signore». 

5 Pietoso e giusto è il Signore, il nostro Dio è misericordioso. 

6 Il Signore protegge i piccoli: ero misero ed egli mi ha salvato. 

7 Ritorna, anima mia, al tuo riposo, perché il Signore ti ha beneficato. 

8 Sì, hai liberato la mia vita dalla morte, i miei occhi dalle lacrime, i miei piedi dalla caduta. 

9 Io camminerò alla presenza del Signore nella terra dei viventi. 

10 (115,1) Ho creduto anche quando dicevo: «Sono troppo infelice». 

11 (115,2) Ho detto con sgomento: «Ogni uomo è bugiardo». 

12 (115,3) Che cosa renderò al Signore per tutti i benefici che mi ha fatto? 

13 (115,4) Alzerò il calice della salvezza e invocherò il nome del Signore. 

14 (115,5) Adempirò i miei voti al Signore, davanti a tutto il suo popolo. 

15 (115,6) Agli occhi del Signore è preziosa la morte dei suoi fedeli. 

16 (115,7) Ti prego, Signore, perché sono tuo servo; io sono tuo servo, figlio della tua schiava: tu hai spezzato le mie catene. 

17 (115,8) A te offrirò un sacrificio di ringraziamento e invocherò il nome del Signore. 

18 (115,9) Adempirò i miei voti al Signore davanti a tutto il suo popolo, 

19 (115,10) negli atri della casa del Signore, in mezzo a te, Gerusalemme. 

Alleluia. 

 

 

 

 

 

Canto
Sorelle Clarisse del Monastero Natività di Maria, Rimini

Musica di sottofondo al commento
Libreria suoni di Garage Band

Meditazione
Paolo Vicini

Meditazione
Un uomo vive la liberazione da una schiavitù. Funi e lacci lo tenevano imprigionato, gli provocavano angoscia, lacrime, tristezza. Poi lo sguardo a Dio con la preghiera, la svolta, l’affidarsi a Lui, caricare su di Lui le angosce gli cambia lo visione con cui guarda le cose. Immerso tra i bugiardi è come morto. Ti è mai capitato di provare le stesse sensazioni di questo Salmista? Il mondo cambia, ma gli uomini sono sempre gli stessi. Vivere con Dio come amico ti cambia lo sguardo sulle cose che fai. Ognuno ha le sue catene, le sue angosce, delle situazioni difficili, dei “bugiardi” attorno, generalmente le troviamo nelle relazioni, che sono il nostro pane ma anche la nostra più grande fatica. Sono il luogo in cui convertirsi, perché sapere guardare gli altri diversamente cambia le cose. La mia esperienza mi dice che la forza di volontà o il senso del dovere non bastano per cambiare noi stessi, ma che il gridare a Dio la mia preghiera, non bisbigliare, ma gridare, ossia mettere l’energia per farsi sentire, è il modo per aiutarmi a cambiare me stesso. Per farsi liberare dal Signore. I fatti della vita rimangono gli stessi, ma il tuo sguardo e il tuo modo di viverli, li cambiano. Possiamo solo cambiare noi stessi e, forse, cambieremo l’altro o lo capiremo meglio. Riusciremo a costruire la pace non se affermeremo la nostra “giustizia”, ma se staremo tutti dalla stessa parte. Per farlo una strada è il gridare a Dio: «Ti prego, liberami Signore». Dio protegge i piccoli, se riuscissimo a diventare piccoli riusciremmo a fare entrare in noi la sua immensità. L’infinito ha bisogno del piccolo. Solo se mi riconosco bisognoso di Dio posso essere beneficato. Alla fine il Salmista offre, nella casa del Signore, dei sacrifici di ringraziamento. Noi non ne abbiamo bisogno. Il nostro ringraziamento sarà costruire il regno di Dio in terra, ma solo avendo il Signore con noi lo potremo portare agli altri, naturalmente e senza fatica, e saremo specchio di Dio.

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