Salmo 90(89) con il commento di Vittorio Cicchetti



Dal libro dei Salmi
Salmo 90 (89) – Riflessione sulla fragilità umana
(Salmo sapienziale. Didattico sulla trascendenza di Dio e la caducità dell’uomo. Supplica comunitaria)

Testo del Salmo
1 Preghiera. Di Mosè, uomo di Dio. 

Signore, tu sei stato per noi un rifugio di generazione in generazione. 2 Prima che nascessero i monti e la terra e il mondo fossero generati, da sempre e per sempre tu sei, o Dio. 3 Tu fai ritornare l’uomo in polvere, quando dici: «Ritornate, figli dell’uomo». 4 Mille anni, ai tuoi occhi, sono come il giorno di ieri che è passato, come un turno di veglia nella notte. 5 Tu li sommergi: sono come un sogno al mattino, come l’erba che germoglia; 6 al mattino fiorisce e germoglia, alla sera è falciata e secca. 7 Sì, siamo distrutti dalla tua ira, atterriti dal tuo furore! 8 Davanti a te poni le nostre colpe, i nostri segreti alla luce del tuo volto. 9 Tutti i nostri giorni svaniscono per la tua collera, consumiamo i nostri anni come un soffio. 10 Gli anni della nostra vita sono settanta, ottanta per i più robusti, e il loro agitarsi è fatica e delusione; passano presto e noi voliamo via. 11 Chi conosce l’impeto della tua ira e, nel timore di te, la tua collera? 12 Insegnaci a contare i nostri giorni e acquisteremo un cuore saggio. 13 Ritorna, Signore: fino a quando? Abbi pietà dei tuoi servi! 14 Saziaci al mattino con il tuo amore: esulteremo e gioiremo per tutti i nostri giorni. 15 Rendici la gioia per i giorni in cui ci hai afflitti, per gli anni in cui abbiamo visto il male. 16 Si manifesti ai tuoi servi la tua opera e il tuo splendore ai loro figli. 17 Sia su di noi la dolcezza del Signore, nostro Dio: rendi salda per noi l’opera delle nostre mani, l’opera delle nostre mani rendi salda.

 

 

Canto
Sorelle Clarisse del Monastero Natività di Maria, Rimini

Musica di sottofondo al commento
Libreria suoni di Garage Band

Meditazione
Vittorio Cicchetti

Meditazione
Questo salmo ripercorre davanti a me la vita di un uomo e del suo cammino di fede. Inizia con un’invocazione accorata ad un “Dio rifugio di generazione in generazione”. Mi ricordo una preghiera infantile, ancora distaccata, come se fosse stata tramandata dai genitori o da un maestro, non vissuta personalmente. Un incipit che molte volte anche io avrò usato da piccolo, rivolto ad un Dio che altri mi avevano fatto conoscere, e come può un bambino raffigurare l’immensità di Dio? Ecco allora queste immagini, legate alla natura, che diventano via via più complesse, più adulte quando iniziano a parlare anche di colpe e segreti, come se davvero questo salmo ripercorresse il ritmo dell’esistenza umana: «il giorno di ieri» del versetto 4 diventa l’insieme degli anni che consumiamo come un soffio. Se prima il metro di paragone del protagonista del salmo era quello del turno di veglia, di un sogno al mattino seguente; poi si incomincia a notare il peso di una vita più consapevole, una vita che impara a contare i giorni perché riconosce quanto sono limitati e diventa grata per il tempo concesso. La conclusione sembra l’augurio che farebbe un anziano ai suoi nipoti: non più rivolto a sé stesso, perché ormai vicino alla fine della sua vita, ma rivolto ai figli, perché anche loro possano sperimentare la grazia e l’amore di questo Dio onnipotente. Lo splendore del Signore deve brillare sulle nuove generazioni così come ha fatto per noi, ed è nostro dovere consegnare questa luce. Credo che «l’opera» menzionata alla fine del salmo non sia solo il lavoro manuale, ma sia proprio l’annuncio di questo Dio. Tra tutti i doni possibili il salmista chiede proprio la dolcezza, quella propria di una madre e di un padre o di un buon maestro o, meglio ancora, di Dio stesso, perché proprio questa dolcezza possa essere riconosciuta come segno distintivo dell’amore del Signore verso di noi.

 

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