Salmo 69(68) con il commento di Caterina Ciavattini



Dal libro dei Salmi
Salmo 69 (68) – Preghiera e speranza nella persecuzione
(Lamentazione di un giusto perseguitato, con formule imprecatorie. Accenti di umiltà e fiducia. Messianico)

Testo del Salmo
1 Al maestro del coro. Su «I gigli». Di Davide. 

2 Salvami, o Dio: l’acqua mi giunge alla gola. 3 Affondo in un abisso di fango, non ho nessun sostegno; sono caduto in acque profonde e la corrente mi travolge. 4 Sono sfinito dal gridare, la mia gola è riarsa; i miei occhi si consumano nell’attesa del mio Dio. 5 Sono più numerosi dei capelli del mio capo quelli che mi odiano senza ragione. Sono potenti quelli che mi vogliono distruggere, i miei nemici bugiardi: quanto non ho rubato, dovrei forse restituirlo? 6 Dio, tu conosci la mia stoltezza e i miei errori non ti sono nascosti. 7 Chi spera in te, per colpa mia non sia confuso, Signore, Dio degli eserciti; per causa mia non si vergogni chi ti cerca, Dio d’Israele. 8 Per te io sopporto l’insulto e la vergogna mi copre la faccia; 9 sono diventato un estraneo ai miei fratelli, uno straniero per i figli di mia madre. 10 Perché mi divora lo zelo per la tua casa, gli insulti di chi ti insulta ricadono su di me. 11 Piangevo su di me nel digiuno, ma sono stato insultato. 12 Ho indossato come vestito un sacco e sono diventato per loro oggetto di scherno. 13 Sparlavano di me quanti sedevano alla porta, gli ubriachi mi deridevano. 14 Ma io rivolgo a te la mia preghiera, Signore, nel tempo della benevolenza. O Dio, nella tua grande bontà, rispondimi, nella fedeltà della tua salvezza. 15 Liberami dal fango, perché io non affondi, che io sia liberato dai miei nemici e dalle acque profonde. 16 Non mi travolga la corrente, l’abisso non mi sommerga, la fossa non chiuda su di me la sua bocca. 17 Rispondimi, Signore, perché buono è il tuo amore; volgiti a me nella tua grande tenerezza. 18 Non nascondere il volto al tuo servo; sono nell’angoscia: presto, rispondimi! 19 Avvicìnati a me, riscattami, liberami a causa dei miei nemici. 20 Tu sai quanto sono stato insultato: quanto disonore, quanta vergogna! Sono tutti davanti a te i miei avversari. 21 L’insulto ha spezzato il mio cuore e mi sento venir meno. Mi aspettavo compassione, ma invano, consolatori, ma non ne ho trovati. 22 Mi hanno messo veleno nel cibo e quando avevo sete mi hanno dato aceto. 23 La loro tavola sia per loro una trappola, un’insidia i loro banchetti. 24 Si offuschino i loro occhi e più non vedano: sfibra i loro fianchi per sempre. 25 Riversa su di loro il tuo sdegno, li raggiunga la tua ira ardente. 26 Il loro accampamento sia desolato, senza abitanti la loro tenda; 27 perché inseguono colui che hai percosso, aggiungono dolore a chi tu hai ferito. 28 Aggiungi per loro colpa su colpa e non possano appellarsi alla tua giustizia. 29 Dal libro dei viventi siano cancellati e non siano iscritti tra i giusti. 30 Io sono povero e sofferente: la tua salvezza, Dio, mi ponga al sicuro. 31 Loderò il nome di Dio con un canto, lo magnificherò con un ringraziamento, 32 che per il Signore è meglio di un toro, di un torello con corna e zoccoli. 33 Vedano i poveri e si rallegrino; voi che cercate Dio, fatevi coraggio, 34 perché il Signore ascolta i miseri e non disprezza i suoi che sono prigionieri. 35 A lui cantino lode i cieli e la terra, i mari e quanto brulica in essi. 36 Perché Dio salverà Sion, ricostruirà le città di Giuda: vi abiteranno e ne riavranno il possesso. 37 La stirpe dei suoi servi ne sarà erede e chi ama il suo nome vi porrà dimora.  

 

 

Canto 
Sorelle Clarisse del Monastero Natività di Maria, Rimini

Musica di sottofondo al commento
Libreria suoni di Garage Band

Meditazione
Caterina Ciavattini

Meditazione
Nelle sue prime parole il Salmista invoca la salvezza di Dio, si affida da subito, sa che solo Dio potrà soccorrerlo. Lo stato in cui si sente è, in effetti, molto comune; pur usando parole forti, esprime un’angoscia, un’inquietudine e una disperazione che il cuore di ognuno spesso prova, anche se, oggettivamente, non si trova nella disgrazia. Tante volte il nostro animo affonda, cade, sente di non avere sostegno, la nostra voce grida senza avere risposta, gli occhi sono sfiniti e consumati dal pianto. I dolori del cuore sono talvolta misteriosi, affondano radici nelle profondità della nostra anima e sentiamo di non poterci rivolgere a nessuno fuorché a Dio: solo Dio salva. Il dolore dell’orante viene, nella prima parte del salmo, proprio da dentro, e questo mi fa risuonare le parole di Gesù quando dichiara che «sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro» (Mc 7,16), il male viene da dentro l’uomo, non da fuori e il Salmista esprime la disperazione di questa consapevolezza. Dopo aver gridato e invocato aiuto, dichiara la sua povertà, mette in luce la pochezza del suo cuore, si mette a nudo davanti a Dio, mostra le sue debolezze e non si ritiene degno di seguire il suo Signore. Sente gli oltraggi degli uomini sulla sua fede, sente giudizi e calunnie rivolte contro la sua fedeltà. L’orante soffre, si sente angosciato da dentro e da fuori, è colpito dalle ferite della sua anima e dai giudizi delle persone che lo circondano senza pietà. Proprio così avviene nelle nostre vite, in particolare quando ci sentiamo indegni, quando la nostra anima è attanagliata dall’angoscia: è allora che sentiamo ancora più forte il giudizio che viene da fuori, sentiamo i nervi scoperti e esposti al giudizio, più che in altri momenti; nella debolezza ferita, sentiamo i colpi dello sguardo altrui in modo pungente. Nonostante il dolore che lo affligge, il Salmista invoca l’aiuto di Dio e continua a sperare nella salvezza, con un «ma» si oppone a tutte le difficoltà e confida nel Signore. Perché, per salvarlo, non deve essere grande l’orante ma il suo Dio e così canta le lodi del suo Signore, lo esalta: grande bontà, fedeltà, grazia benefica, grande tenerezza. Sarà la grandezza della bontà di Dio a salvarlo e il Salmista lo sa, nonostante il dolore, o forse proprio grazie ad esso, lo sa. Il Salmista invoca poi il male contro i sui suoi nemici, male che chiede a Dio come vendetta sui nemici che l’hanno perseguitato. La preghiera si conclude con lodi e invocazioni di grazie a Dio, con la certezza della salvezza che verrà dalla grande bontà di Dio che ascolta chi lo invoca. Perché Dio gradisce lodi e preghiere, azioni di grazie più che sacrifici di vittime innocenti. La chiusa del salmo è la certezza della fedeltà, la certezza che affidarsi a Dio è sicuro, che la sua bontà è salda. Il Salmista inizia e conclude nella certezza della salvezza di Dio, anche nell’angoscia più profonda, nello smarrimento, nell’abbandono, la sua fiducia è in Dio.

 

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