Salmo 63(62) con il commento di Stefania Ceci



Dal libro dei Salmi
Salmo 63 (62) – Intenso desiderio di Dio
(Lamentazione individuale con formule imprecatorie. Motivi innici di lode e di ringraziamento)

Testo del Salmo
1 Salmo. Di Davide, quando era nel deserto di Giuda. 

2 O Dio, tu sei il mio Dio, dall’aurora io ti cerco, ha sete di te l'anima mia, desidera te la mia carne in terra arida, assetata, senz’acqua. 3 Così nel santuario ti ho contemplato, guardando la tua potenza e la tua gloria. 4 Poiché il tuo amore vale più della vita, le mie labbra canteranno la tua lode. 5 Così ti benedirò per tutta la vita: nel tuo nome alzerò le mie mani. 6 Come saziato dai cibi migliori, con labbra gioiose ti loderà la mia bocca. 7 Quando nel mio letto di te mi ricordo e penso a te nelle veglie notturne, 8 a te che sei stato il mio aiuto, esulto di gioia all’ombra delle tue ali. 9 A te si stringe l’anima mia: la tua destra mi sostiene. 10 Ma quelli che cercano di rovinarmi sprofondino sotto terra, 11 siano consegnati in mano alla spada, divengano preda di sciacalli. 12 Il re troverà in Dio la sua gioia; si glorierà chi giura per lui, perché ai mentitori verrà chiusa la bocca. 

 

 

Canto 
Sorelle Clarisse del Monastero Natività di Maria, Rimini

Musica di sottofondo al commento
Libreria suoni di Garage Band

Meditazione
Stefania Ceci

Meditazione
Quando l’occasione di trovare un tempo di preghiera si dirada, può sembrare che il bisogno intimo di Dio svanisca, o che si riduca. Pregare con le parole dei salmi permette di percepire la presenza del desiderio profondo che si cela nel cuore di ogni uomo e di ogni donna, e di accorgersi che esso sussiste in noi e ci costituisce. Nel silenzio, nella fiducia e nell’abbandono, le parole del Salmo 63(62) fanno risuonare intimamente la presenza di un eterno ardente desiderio che credo sia insito in ognuno, malgrado la volontà personale. Lasciamoci quindi accompagnare dalle parole del salmista per permettere a questo desiderio di affiorare e di emergere nuovamente commentando alcuni versi. «O Dio tu sei il mio Dio». Dio è “mio Dio”. Questa definizione è rivelazione di una reciproca appartenenza, poiché Dio appartiene a me, è il “mio Dio” che si manifesta nella relazione e si afferma come il Dio della relazione («Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe».. “mio Dio”), ed è allo stesso tempo anche Colui a cui appartengo poiché sono sua creatura. Possiamo porre l’attenzione al desiderio di Dio di prossimità, poiché Egli si rende amico, compagno di strada e di vita di ognuno. I racconti biblici, infatti, rivelano che non c’è distanza tra il Creatore e le sue creature, e che Dio ha bisogno dell’uomo quanto l’uomo ha bisogno di Dio, ed è nel dinamismo di un’esperienza d’amore che si svolge la Storia della salvezza. «Dall’aurora io ti cerco, ha sete di te l’anima mia, desidera te la mia carne in terra arida, assetata, senz’acqua». Il salmista riconosce il desiderio del Signore come sete, necessità a cui anela la persona con tutta sé stessa. Desiderio che percepisce dal sorgere del giorno. Questa espressione mi fa pensare che prima che ogni attività prenda il sopravvento, è bene che io riconosca che tutto il mio essere è spinto da un anelito di infinito. Al sorgere del sole, quindi al principio della mia giornata, sono chiamato all’incontro col “Dio della relazione”. Colui che mi chiama per nome, il “mio Dio”. Mi colpisce la fisicità a cui il compositore rimanda attraverso l’uso di immagini che rappresentano questo desiderio. È ciò a cui protende la carne, ed è anche desiderio dell’anima. Corpo e anima insieme attendono la pienezza in Lui e di essere vivificati dalla sua presenza. Questo bisogno è paragonato alla necessità di acqua che richiede la terra arida, per dare vita, poiché Egli è fonte che disseta e vivifica. Sete dell’anima e desiderio della carne in terra arida assetata e senz’acqua. La sete, come dice Gianfranco Ravasi, è qui paradigma per esprimere la tensione e il desiderio di infinito della coscienza, inoltre la sete e la fame sono condizioni che facilmente possiamo sperimentare tutti, sono bisogni che ci strutturano. La materialità della carne e della terra rendono concreto, reale e presente, tale bisogno di pienezza. Il corpo ha bisogno di soddisfare la sua sete per non morire, come la terra arida necessita di acqua per far germogliare la vita. Dio è acqua che disseta tutto l’essere, e all’esperienza del desiderio è trasportata la totalità della persona, anima e corpo. Il bisogno di Dio è vitale. Egli è acqua che fa germogliare la terra, acqua che vivifica. «Così nel santuario ti ho contemplato guardando la tua potenza e la tua gloria. Perché il tuo amore vale più della vita, le mie labbra canteranno la tua lode». Nella preghiera sperimentiamo una dimensione che genera meraviglia e consapevolezza poiché non siamo noi a cercare Dio, ma è Lui che cerca noi. Il desiderio di appagare questa sete  proviene da Egli stesso. Direi che condizione primaria di ogni uomo e di ogni donna sia riconoscere di desiderare. Più ci si addentra nella preghiera più si percepisce che il desiderio è connaturale nel cuore di ognuno. Accogliamo i nostri limiti e gustiamo l’annuncio del salmo, perché nel momento in cui le parole antiche risuonano nelle nostre orecchie, dal cuore emerge e si rinnova il desiderio che a volte ignoriamo: è Dio che vivifica la nostra vita, e sperimentare la relazione di amicizia con Lui ci permette di cogliere un’occasione preziosa e indispensabile, che rende viva la vocazione alla gioia alla quale ognuno è chiamato, condizione che deriva dall’infinità dell’amore divino che sussiste all’esistenza. Lo stesso Davide, ipotetico autore del salmo, ha sentito il bisogno di progettare il tempio, di erigere al culto un santuario, un luogo sacro separato dal resto, dove contemplare e celebrare la potenza e la gloria di Dio, poiché l’amore del Signore vale più della vita. «Quando nel mio letto di te mi ricordo e penso a te nelle veglie notturne, a te che sei stato il mio aiuto, esulto di gioia all’ombra delle tue ali». Nell’aurora il credente percepisce il bisogno di Dio e la notte egli trattiene il ricordo e la consolazione dell’amicizia che riempie il  cuore di gioia. Nella veglia notturna contempla la gioia e si sente protetto. Il desiderio ardente dei primi versi sembra pacificato, e il salmista trova ora conforto e protezione.

 

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