Salmo 55(54) con il commento di Barbara De Geronimo



Dal libro dei Salmi
Salmo 55 (54) – Richiesta di aiuto contro i persecutori
(Lamentazione individuale. Salmo di fiducia, con formule imprecatorie)

Testo del Salmo
1 Al maestro del coro. Per strumenti a corda. Maskil. Di Davide. 

2 Porgi l’orecchio, Dio, alla mia preghiera, non nasconderti di fronte alla mia supplica. 3 Dammi ascolto e rispondimi; mi agito ansioso e sono sconvolto 4 dalle grida del nemico, dall’oppressione del malvagio. Mi rovesciano addosso cattiveria e con ira mi aggrediscono. 5 Dentro di me si stringe il mio cuore, piombano su di me terrori di morte. 6 Mi invadono timore e tremore e mi ricopre lo sgomento. 7 Dico: «Chi mi darà ali come di colomba per volare e trovare riposo? 8 Ecco, errando, fuggirei lontano, abiterei nel deserto. 9 In fretta raggiungerei un riparo dalla furia del vento, dalla bufera». 10 Disperdili, Signore, confondi le loro lingue. Ho visto nella città violenza e discordia: 11 giorno e notte fanno la ronda sulle sue mura; in mezzo ad essa cattiveria e dolore, 12 in mezzo ad essa insidia, e non cessano nelle sue piazze sopruso e inganno. 13 Se mi avesse insultato un nemico, l’avrei sopportato; se fosse insorto contro di me un avversario, da lui mi sarei nascosto. 14 Ma tu, mio compagno, mio intimo amico, 15 legato a me da dolce confidenza! Camminavamo concordi verso la casa di Dio. 16 Li sorprenda improvvisa la morte, scendano vivi negli inferi, perché il male è nelle loro case e nel loro cuore. 17 Io invoco Dio e il Signore mi salva. 18 Di sera, al mattino, a mezzogiorno vivo nell’ansia e sospiro, ma egli ascolta la mia voce; 19 in pace riscatta la mia vita da quelli che mi combattono: sono tanti i miei avversari. 20 Dio ascolterà e li umilierà, egli che domina da sempre; essi non cambiano e non temono Dio. 21 Ognuno ha steso la mano contro i suoi amici, violando i suoi patti. 22 Più untuosa del burro è la sua bocca, ma nel cuore ha la guerra; più fluide dell’olio le sue parole, ma sono pugnali sguainati. 23 Affida al Signore il tuo peso ed egli ti sosterrà, mai permetterà che il giusto vacilli. 24 Tu, o Dio, li sprofonderai nella fossa profonda, questi uomini sanguinari e fraudolenti: essi non giungeranno alla metà dei loro giorni. Ma io, Signore, in te confido.  

 

 

 

Canto
Sorelle Clarisse del Monastero Natività di Maria, Rimini

Musica di sottofondo al commento
Libreria suoni di Garage Band

Meditazione
Barbara De Geronimo

Meditazione
Quello che mi colpisce maggiormente di questo salmo sono senza dubbio le imprecazioni, le metafore efficaci di chi si è sentito tradito, non da un estraneo o da un nemico, non solo almeno, ma da un amico, con il quale tra l’altro condivideva un cammino verso la casa di Dio. Quale tradimento, quale delusione, quanto rancore! Ma chi dopotutto, almeno una volta nella vita, non ha vissuto una tale, dolorosa esperienza? Per il salmista questa è forse la sua prima vera e ardua prova di vita, questo almeno spiegherebbe il perché di tanta confusione, di tanto sgomento, terrore e agitazione, davanti all’oppressione del nemico. E poi ancora incalza, presentando una città assediata, circondata da violenza, discordia, cattiveria e dolore, con le piazze invase da sopruso e inganno. E infine si rivolge al suo compagno e intimo amico, con il quale condivideva il cammino verso la casa di Dio, dal quale si sente profondamente tradito. Eppure in mezzo c’è una pausa, un respiro quasi di riflessione, dove l’orante desidera trovare rifugio, come in volo di colomba, come in un deserto. Senza dimenticare che il salmo inizia con una richiesta di ascolto e termina con il salmista che si rivolge a sé stesso, esortandosi ad affidare a Dio il suo peso e chiude con un «Ma io, Signore, in te confido», un ma che si oppone con forza alla sua stessa richiesta di sprofondare i suoi nemici in una fossa profonda. Tutto quindi è in equilibrio, anche il bene il male, l’angoscia e la speranza. In questo tempo di discordia e di divisione, dove ognuno sembra rinchiuso in sé stesso, in cui il timore della morte e della malattia, invece di unirci ci divide; dove il dialogo e l’apertura all’ascolto sembrano impossibili; dove fratello è contro fratello; dove amicizie e relazioni finiscono e si scontrano sulla validità della scienza; dove la morte sembra incombere su tutti noi; dove la società e la politica trovano risposte e soluzioni a volte confuse e a volte addirittura vane e incoerenti.. Come non comprendere, in un tempo di pandemia, la rabbia e l’angoscia di questo salmista? Come non sentire la sua stessa paura e il senso di impotenza verso un nemico pieno d’ira che sta distruggendo la sua città? Come non tifare per lui, tradito dall’amico con il quale condivideva una fede?! Ebbene, io invece mi sono fermata, anzi mi sono letteralmente rifugiata in quella pausa, in quel breve respiro di in volo con ali di colomba, di una fuga nel deserto alla ricerca di riparo dalla bufera. Forse è proprio il deserto la soluzione del nostro male di vivere, anzi di sopravvivere ad esempio ad una pandemia. Fermarsi, solo per un momento; fare silenzio e ascoltare; cercare rifugio in Lui, affidarsi pienamente al Suo giudizio e, pienamente, confidare in Lui e nel suo infinito amore. Un amore che non conosce corrette prese di posizione; ragioni su ciò che è giusto o sbagliato, colpe o meriti, vero o falso. Un amore che è semplice verità per chiunque desideri accoglierlo. 

 

 

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