Salmo 50(49) con il commento di Eugenio Festa



Dal libro dei Salmi
Salmo 50 (49) – Dio rimprovera il suo popolo
(Salmo di pellegrinaggio. Profetico e didattico, sulla natura del vero culto. Celebrazione dell’Alleanza)

Testo del Salmo
1 Salmo. Di Asaf. 

Parla il Signore, Dio degli dèi, convoca la terra da oriente a occidente. 2 Da Sion, bellezza perfetta, Dio risplende. 3 Viene il nostro Dio e non sta in silenzio; davanti a lui un fuoco divorante, intorno a lui si scatena la tempesta. 4 Convoca il cielo dall’alto e la terra per giudicare il suo popolo: 5 «Davanti a me riunite i miei fedeli, che hanno stabilito con me l’alleanza offrendo un sacrificio». 6 I cieli annunciano la sua giustizia: è Dio che giudica. 7 «Ascolta, popolo mio, voglio parlare, testimonierò contro di te, Israele! Io sono Dio, il tuo Dio! 8 Non ti rimprovero per i tuoi sacrifici, i tuoi olocausti mi stanno sempre davanti. 9 Non prenderò vitelli dalla tua casa né capri dai tuoi ovili. 10 Sono mie tutte le bestie della foresta, animali a migliaia sui monti. 11 Conosco tutti gli uccelli del cielo, è mio ciò che si muove nella campagna. 12 Se avessi fame, non te lo direi: mio è il mondo e quanto contiene. 13 Mangerò forse la carne dei tori? Berrò forse il sangue dei capri? 14 Offri a Dio come sacrificio la lode e sciogli all’Altissimo i tuoi voti; 15 invocami nel giorno dell’angoscia: ti libererò e tu mi darai gloria». 16 Al malvagio Dio dice: «Perché vai ripetendo i miei decreti e hai sempre in bocca la mia alleanza, 17 tu che hai in odio la disciplina e le mie parole ti getti alle spalle? 18 Se vedi un ladro, corri con lui e degli adùlteri ti fai compagno. 19 Abbandoni la tua bocca al male e la tua lingua trama inganni. 20 Ti siedi, parli contro il tuo fratello, getti fango contro il figlio di tua madre. 21 Hai fatto questo e io dovrei tacere? Forse credevi che io fossi come te! Ti rimprovero: pongo davanti a te la mia accusa. 22 Capite questo, voi che dimenticate Dio, perché non vi afferri per sbranarvi e nessuno vi salvi. 23 Chi offre la lode in sacrificio, questi mi onora; a chi cammina per la retta via mostrerò la salvezza di Dio».

 

 

Canto
Sorelle Clarisse del Monastero Natività di Maria, Rimini

Musica di sottofondo al commento
Libreria suoni di Garage Band

Meditazione
Eugenio Festa

Meditazione
In questo salmo Dio parla ad Israele. Parla alla propria comunità, al suo popolo. Anzi, a tutta la terra, «da oriente ad occidente». Parla ai credenti. Ma parla di loro, parla di noi. Il Salmista evidenzia proprio questo aspetto: Dio arriva come una tempesta piena di fulmini, come qualcosa che irrompe. Irrompe nella monotonia di un “credo” stantio, di vuote azioni, ripetute e nascoste dentro rituali, il cui valore, la cui storia, probabilmente poco si conosce. Dio, mentre convoca per parlare, fa risplendere la sua fedeltà in Sion, alle sue promesse, alla sua alleanza. Dio denuncia le piccolezze umane, giudica. Appare come se chiamasse il cielo e la terra a testimoniare il proprio pensiero sul suo popolo, meglio sugli uomini. Nel salmo gli uomini vengono spogliati: non sono più le proprie azioni ad essere giudicate, ma il contenuto, la motivazione delle stesse. Formalmente l’azione dei credenti appare in ordine («Non ti rimprovero per i tuoi sacrifici; i tuoi olocausti mi stanno sempre davanti»), ma appare vuoto di vero contenuto. Il salmo evidenzia che Dio non necessita di alimentarsi di quanto è dell’uomo. Il Signore non dipende dall’uomo, non necessita del suo cibo (animali). Si comprende che ciascun sacrificio di lode deve avere il cuore al centro. La perdita del vero contenuto per cui si compiono (o si dovrebbero compiere) buone azioni, è e resta l’umanissima pietas. È interessante come si ricerchi l’essenziale, si punti ad additare l’ipocrisia. In effetti anche nella Chiesa contemporanea, quante volte si è perso di vista l’essenziale? Quante volte il “cosa” è stato al centro, molto più che il “perché”?! Mi sono sempre chiesto se bastassero buone azioni, prive di troppa motivazione, per essere un buon credente; se fare del bene è fine ultimo anche se condito dal personale appagamento egoistico.. non ho risposte. Ma il tema mi ha spesso lasciato perplesso. Il salmo continua elencando peccati ed azioni empie, con parole di accusa che vedono Dio non condividerle: «Hai fatto questo e io dovrei tacere? Forse credevi ch’io fossi come te! Ti rimprovero: pongo davanti a te la mia accusa». Poi si conclude con la riaffermazione dell’aspetto più importante: la necessità che la lode al Signore avvenga attraverso un cuore che diriga le proprie azioni, un cuore che sorregga l’idea di amore verso Dio medesimo e la propria comunità (i fratelli). La salvezza promessa a chi ben si comporta è la vita eterna. Ma il fare del bene “con il cuore”, di per sé stesso, non può essere anch’esso pienezza di vita terrena?

 

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