Salmo 48(47) con il commento di Massimiliano Filanti e Valentina Viroli



Dal libro dei Salmi
Salmo 48 (47) – Sion, città del gran Sovrano
(Canto di Sion, escatologico. Ringraziamento nazionale per la liberazione di Gerusalemme)

Testo del Salmo
1 Cantico. Salmo. Dei figli di Core. 

2 Grande è il Signore e degno di ogni lode nella città del nostro Dio. La tua santa montagna, 3 altura stupenda, è la gioia di tutta la terra. Il monte Sion, vera dimora divina, è la capitale del grande re. 4 Dio nei suoi palazzi un baluardo si è dimostrato. 5 Ecco, i re si erano alleati, avanzavano insieme. 6 Essi hanno visto: atterriti, presi dal panico, sono fuggiti. 7 Là uno sgomento li ha colti, doglie come di partoriente, 8 simile al vento orientale, che squarcia le navi di Tarsis. 9 Come avevamo udito, così abbiamo visto nella città del Signore degli eserciti, nella città del nostro Dio; Dio l’ha fondata per sempre. 10 O Dio, meditiamo il tuo amore dentro il tuo tempio. 11 Come il tuo nome, o Dio, così la tua lode si estende sino all’estremità della terra; di giustizia è piena la tua destra. 12 Gioisca il monte Sion, esultino i villaggi di Giuda a causa dei tuoi giudizi. 13 Circondate Sion, giratele intorno, contate le sue torri, 14 osservate le sue mura, passate in rassegna le sue fortezze, per narrare alla generazione futura: 15 questo è Dio, il nostro Dio in eterno e per sempre; egli è colui che ci guida in ogni tempo.

 

 

Canto
Sorelle Clarisse del Monastero Natività di Maria, Rimini

Musica di sottofondo al commento
Libreria suoni di Garage Band

Meditazione
Massimiliano Filanti e Valentina Viroli
Recita Massimiliano Filanti

Meditazione
Questo brano biblico non è di facile interpretazione per me, e mi sono avvalso della lettura di un commento biblico e di Valentina per riuscire a meditare meglio sulle parole del testo. La struttura del salmo può essere suddivisa in tre parti: la lode a Dio e alla sua città Gerusalemme, il ricordo di un’opera  compiuta da Dio in passato, e l’esortazione per il futuro. Il testo fa parte dell’Antico Testamento e le figure interpretative utilizzate  allora sono distanti dalle nostre, per cui è necessaria una conoscenza più approfondita della mia. A quel tempo Dio dimorava solo nel “suo” Tempio, a Gerusalemme, edificato sul monte Sion. Oggi sappiamo che Dio dimora soprattutto nella Chiesa, intesa non come istituzione, organizzazione stabilita dagli uomini, ma come comunità di tutti i credenti che si accingono a seguire Dio da ogni parte del mondo. Non c’è più un luogo dove cercare Dio, perché Egli abita dentro al cuore di colui che lo cerca. Questo è importante per capire meglio il salmo. A Gerusalemme Dio si fece conoscere come “fortezza inespugnabile”, “rifugio dai pericoli”. Il salmo ricorda eventi passati per avere fede nelle prove presenti. Allora accadde che re stranieri, nemici, fuggirono terrorizzati  dalla potenza di Dio che proteggeva la sua Gerusalemme, ma oggi,  in cui sappiamo che Dio non dimora in un edificio fisico ma umano, chi sono i nemici? I pericoli?  Le prove che la vita mi riserva?  Le difficoltà di ogni giorno? Se io sono Chiesa, io oggi sono Gerusalemme, da cosa Dio mi tiene al sicuro? In cosa mi differenzio dal mio amico ateo? Sono forse più fortunato? Sono più ricco economicamente? Sono più buono? Queste sono le mie riflessioni e su questa presa di consapevolezza determino la mia fede. Quella che cambia non è la fortuna che mi assiste nella vita, non sono le grandezze che ho realizzato, ma lo sguardo che ho sulle cose,  la certezza che la mia vita non mi appartiene per diritto, ma è frutto del dono di un Padre che me la fa affrontare tenendomi per mano. Da ciò, nella libertà di scegliere o comunque dalla certezza di non essere mai solo nell’affrontare la mia scelta, giusta o sbagliata che sia, questo fa la differenza. Come un bambino che cadendo si rialza, cercando lo sguardo del genitore che lo rassicura così io, adulto, so chi cercare, sia nella caduta che nel ringraziamento. È per questo che chi vive con la consapevolezza di essere visto e guidato da un Padre, si sente più al sicuro dai pericoli o dalle tentazioni troppo forti. Io so, essendo padre, che non permetterei mai che i miei figli affrontassero da soli qualcosa che è più grande di loro. La mia presenza li sosterrebbe sempre nella difficoltà perché li amo. Dio Padre  fa la stessa cosa con me. Vivere con la consapevolezza che posso sempre alzare quello sguardo verso di Lui e rasserenarmi, è diverso da vivere pensando di essere solo. Non siamo stati creati, nel nostro stesso DNA, per pensare di riuscire ad affrontare questa vita sempre da soli, finiremmo per aggrapparci comunque a qualcosa o qualcuno che ci è vicino, rischiando di affidare il nostro bene più caro, la vita, nelle mani di qualcuno che non riesce a volere totalmente il nostro bene, perché non può. Nessuno o nessuna cosa, proprio per sua costituzione originaria, può amarci completamente e costantemente così come Dio ci ama. Lui è amore, per sua natura originaria. In Lui non risiede la gelosia, l’invidia, il possesso, l’egoismo, la cupidigia, tutti quei vizi che si affacciano comunque saltuariamente in ciascuno di noi, perché è così che siamo fatti. Il salmo ci dice di tenere a mente le opere che Dio ha fatto in nostro favore nel passato, meditarle e darne gloria e lode. “Osservare le sue mura e contare le sue torri” oggi in me vuol dire ricordare la cura che Dio ha avuto nella mia vita, e nella vita della mia famiglia. Dio mi cura sia quando assolve le mie preghiere dicendo “sì”, sia quando risponde con un “no”, perché la cura di cui parlo non è in una risposta, ma in una Presenza. Il salmo si conclude con l’esortazione verso le nuove generazioni, a cui va narrata è tramandata questa mia consapevolezza. Credere in Dio non ti fa essere senza problemi, figlio mio, ma ti mostra di non essere solo. “Tu sei mio figlio, ma anche mio fratello, figli dello stesso Padre celeste”. È questo chi dirò a Matteo ed Anna, è questo che mi solleva dal peso dell’errore. Come padre so a quale modello fare riferimento per crescere io stesso come figlio, so che avrò sempre bisogno di mio Padre per puntare alla direzione giusta. 

 

 

 

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