Salmo 46(45) con il commento di Iuri Belligotti



Dal libro dei Salmi
Salmo 46 (45) – Sion dimora dell’Altissimo
(Cantico di Sion, escatologico. Ringraziamento nazionale per l’avvento della pace. Responsoriale)

Testo del Salmo
1 Al maestro del coro. Dei figli di Core. Per voci di soprano. Canto. 

2 Dio è per noi rifugio e fortezza, aiuto infallibile si è mostrato nelle angosce. 3 Perciò non temiamo se trema la terra, se vacillano i monti nel fondo del mare. 4 Fremano, si gonfino le sue acque, si scuotano i monti per i suoi flutti. 5 Un fiume e i suoi canali rallegrano la città di Dio, la più santa delle dimore dell’Altissimo. 6 Dio è in mezzo ad essa: non potrà vacillare. Dio la soccorre allo spuntare dell’alba. 7 Fremettero le genti, vacillarono i regni; egli tuonò: si sgretolò la terra. 8 Il Signore degli eserciti è con noi, nostro baluardo è il Dio di Giacobbe. 9 Venite, vedete le opere del Signore, egli ha fatto cose tremende sulla terra. 10 Farà cessare le guerre sino ai confini della terra, romperà gli archi e spezzerà le lance, brucerà nel fuoco gli scudi. 11 Fermatevi! Sappiate che io sono Dio, eccelso tra le genti, eccelso sulla terra. 12 Il Signore degli eserciti è con noi, nostro baluardo è il Dio di Giacobbe. 

 

 

Canto
Sorelle Clarisse del Monastero Natività di Maria, Rimini

Musica di sottofondo al commento
Libreria suoni di Garage Band

Meditazione
Iuri Belligotti

Meditazione
È innegabile che i salmi biblici, in generale, contengano una spiccata dimensione spirituale. Nel senso che contengono una indicazione primaria nell’ordine della propensione alla preghiera personale, una dimensione emozionale in cui l’uomo loda, prega, chiede, oppure inveisce. Questa categoria emerge nel Salmo 46 in modo evidente. Dio risulta essere per i credenti unico rifugio e certezza in tutte le difficoltà e avversità della vita procurate o meno. Non è una preghiera di richiesta di aiuto, ma è l’espressione consapevole di una fede non cieca ma certa e consolidata da una presenza tangibile del divino. Presenza e soccorso rappresentate simbolicamente dal fiume che scorre impetuoso rallegrando la città di Dio, Gerusalemme, dimora dell’altissimo dove Gesù stesso subirà il martirio, la croce, ma anche dove risorgerà. Nel momento in cui scrivo è iniziata da qualche giorno l’ennesima inutile guerra, e mentre sto rileggendo il Salmo 46 provo un attimo di smarrimento, un’emozione di distacco che coincide con la lettura delle parole «Signore degli eserciti», da convinto pacifista e obiettore di coscienza relativamente alla tradizione militare, questo appellativo al Dio in cui credo mi procura un certo fastidio, poi continuo nella lettura: «Farà cessare le guerre sino ai confini della terra, romperà gli archi e spezzerà le lance, brucerà nel fuoco gli scudi». È possibile che in pochissime righe del testo si esprima una enorme ed evidente contraddizione? Una più accurata lettura e interpretazione svela l’arcano di questo problema, che intende il termine «degli eserciti» non rimanda alle armate ebraiche ma, nella fattispecie, sarebbero gli angeli e le costellazioni celesti – nella notte di Natale, secondo Luca (2,13) «Apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste che lodava Dio». Se così non fosse l’immorale e blasfemo «Dio è con noi» dei nazisti dovrebbe far riflettere su tutte le strumentalizzazioni che le religioni hanno subito, tanto da far diventare di uso comune il termine “guerra di religione”. 

 

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