Salmo 44(43) con il commento di Fabrizio Marcucci e Alice Valentini



Dal libro dei Salmi
Salmo 44 (43) – Svegliati! Perché dormi, Signore?
(Lamentazione nazionale. Supplica comunitaria per una grave sventura. Celebrazione dell’Alleanza)

Testo del Salmo
1 Al maestro del coro. Dei figli di Core. Maskil. 

2 Dio, con i nostri orecchi abbiamo udito, i nostri padri ci hanno raccontato l’opera che hai compiuto ai loro giorni, nei tempi antichi. 3 Tu, per piantarli, con la tua mano hai sradicato le genti, per farli prosperare hai distrutto i popoli. 4 Non con la spada, infatti, conquistarono la terra, né fu il loro braccio a salvarli; ma la tua destra e il tuo braccio e la luce del tuo volto, perché tu li amavi. 5 Sei tu il mio re, Dio mio, che decidi vittorie per Giacobbe. 6 Per te abbiamo respinto i nostri avversari, nel tuo nome abbiamo annientato i nostri aggressori. 7 Nel mio arco infatti non ho confidato, la mia spada non mi ha salvato, 8 ma tu ci hai salvati dai nostri avversari, hai confuso i nostri nemici. 9 In Dio ci gloriamo ogni giorno e lodiamo per sempre il tuo nome. 10 Ma ora ci hai respinti e coperti di vergogna, e più non esci con le nostre schiere. 11 Ci hai fatto fuggire di fronte agli avversari e quelli che ci odiano ci hanno depredato. 12 Ci hai consegnati come pecore da macello, ci hai dispersi in mezzo alle genti. 13 Hai svenduto il tuo popolo per una miseria, sul loro prezzo non hai guadagnato. 14 Hai fatto di noi il disprezzo dei nostri vicini, lo scherno e la derisione di chi ci sta intorno. 15 Ci hai resi la favola delle genti, su di noi i popoli scuotono il capo. 16 Il mio disonore mi sta sempre davanti e la vergogna copre il mio volto, 17 per la voce di chi insulta e bestemmia davanti al nemico e al vendicatore. 18 Tutto questo ci è accaduto e non ti avevamo dimenticato, non avevamo rinnegato la tua alleanza. 19 Non si era vòlto indietro il nostro cuore, i nostri passi non avevano abbandonato il tuo sentiero; 20 ma tu ci hai stritolati in un luogo di sciacalli e ci hai avvolti nell’ombra di morte. 21 Se avessimo dimenticato il nome del nostro Dio e teso le mani verso un dio straniero, 22 forse che Dio non lo avrebbe scoperto, lui che conosce i segreti del cuore? 23 Per te ogni giorno siamo messi a morte, stimati come pecore da macello. 24 Svégliati! Perché dormi, Signore? Déstati, non respingerci per sempre! 25 Perché nascondi il tuo volto, dimentichi la nostra miseria e oppressione? 26 La nostra gola è immersa nella polvere, il nostro ventre è incollato al suolo. 27 Àlzati, vieni in nostro aiuto! Salvaci per la tua misericordia!

 

 

 

Canto
Sorelle Clarisse del Monastero Natività di Maria, Rimini

Musica di sottofondo al commento
Libreria suoni di Garage Band

Meditazione
Fabrizio Marcucci e Alice Valentini
Recita Alice Valentini

Meditazione
Questo salmo rappresenta il grido d’aiuto che la comunità d’Israele rivolge a Dio a seguito di una gravissima disfatta. Viene considerata la prima lamentazione pubblica che incontriamo nel Salterio ed è la più caratteristica del genere. Nella prima parte (vv. 2-9) viene ricordata la presenza di Dio e la sua particolare assistenza, di cui il popolo eletto ha goduto nel passato contro tutti i nemici: «..con i nostri orecchi abbiamo udito.. i nostri padri ci hanno raccontato..», «Tu per piantarli.. hai sradicato le genti», «Sei tu il mio re, Dio mio». Dopo lo sguardo nostalgico sul passato, nei successivi versetti (10-17) gli occhi della comunità orante si soffermano sulle azioni ingiuste che hanno subìto. Il popolo eletto si sente respinto e “venduto” dal suo Dio: «Ci hai consegnato come pecore da macello», «Ci hai dispersi in mezzo alle nazioni». Nella seconda parte (vv.18-23) del lamento la comunità d’Israele, incredula e arrabbiata nei confronti di Dio, si dichiara innocente, riconfermando la fedeltà all’Alleanza. «Svégliati, perché dormi, Signore?». Tutto ciò sa di provocazione per spingere Dio ad intervenire (vv. 24-27) ma, fra le righe emerge comunque la fiducia e la speranza nella sua misericordia, in nome del patto stipulato prima con Abramo e poi con il popolo d’Israele ai piedi del Sinai. «Salvaci per la tua misericordia». La supplica si conclude con il popolo che vuole scuotere Dio dal suo “sonno”, e sollecitarlo ad intervenire in suo soccorso. Il salmo termina aprendosi alla speranza di salvezza: Dio, infatti, accusato di “dimenticare”, non dorme, perché è «il custode d’Israele». Chiediamoci allora: sono capace di prendere coscienza che tutto è dono e grazia del Signore? Nelle difficoltà, nelle angosce o disfatte della mia vita, come reagisco con Lui? Come sono le mie “lamentazioni” rivolte a Dio? Non perdo mai la speranza, la fiducia e l’abbandono totale nel Signore?

Scarica la nostra App su