Salmo 43(42) con il commento di Massimo Cicchetti



Dal libro dei Salmi
Salmo 43 (42) – Intenso desiderio di Dio e del tempio
(Supplica di un esiliato con temi di fiducia e di speranza. Nostalgia di Dio e del suo Tempio. Responsoriale)

Testo del Salmo
1 Fammi giustizia, o Dio, difendi la mia causa contro gente spietata; liberami dall’uomo perfido e perverso. 2 Tu sei il Dio della mia difesa: perché mi respingi? Perché triste me ne vado, oppresso dal nemico? 3 Manda la tua luce e la tua verità: siano esse a guidarmi, mi conducano alla tua santa montagna, alla tua dimora. 4 Verrò all’altare di Dio, a Dio, mia gioiosa esultanza. A te canterò sulla cetra, Dio, Dio mio. 5 Perché ti rattristi, anima mia, perché ti agiti in me? Spera in Dio: ancora potrò lodarlo, lui, salvezza del mio volto e mio Dio.

 

 

Canto
Sorelle Clarisse del Monastero Natività di Maria, Rimini

Musica di sottofondo al commento
Libreria suoni di Garage Band

Meditazione
Massimo Cicchetti

Meditazione
Si tratta dell’ultima parte del dittico (in realtà un unicum) dei salmi numerati da 41 a 42. Come dicevo nel precedente commento è, come lo sono tutti i Salmi, il testo di un canto. Cantare è un aspetto peculiare del vivere umano, del tutto diverso dal dialogo che è immediato e dove le parole si snodano naturali senza il tempo di meditarle a fondo prima di diventare vibrazione. Nel canto il tempo dell’eloquio è più rarefatto, perché deve sposare l’armonia della musica al contenuto delle parole; questo permette di approfondire meglio il senso di quanto si vuole comunicare e di dargli spessore e risalto attraverso immagini più soppesate, spesso poetiche. In questo brano il salmista è consapevole dei pericoli che lo circondano, come la cerva che avvicinandosi al fiume sente la presenza malvagia dei predatori. Altro non può fare che invocare la presenza di Dio, il suo intervento efficace e la sua luce, capace di illuminare gli anfratti oscuri e di rivelare le presenze pericolose, di abbagliarle e tenerle lontane perché il suo cammino possa procedere con passo sicuro. Questa fede potente che sprona la sua anima a non temere e confidare nella presenza Superiore mi riporta alla memoria un commento di Juan de Yepes Álvarez, meglio noto come san Giovanni della Croce, dottore della Chiesa, mistico e poeta; egli nel suo Cantico spirituale alla strofa 11 parla della necessità fondamentale della presenza di Dio con questi versi. Scopri la tua presenza, mi uccida la tua vista e tua bellezza, sai che la sofferenza di amore non si cura se non con la presenza e la figura. Da questi splendidi versi è nata la canzone La sua figura cantata da Giuni Russo e scritta con la collaborazione dell’amica di sempre Maria Antonietta Sisini e di Franco Battiato. Su questa presenza costante, che non sempre il nostro modo è in grado di percepire, possiamo sempre contare. Capita che per cecità non si possano vedere i colori generati dal sole, eppure anche in questo caso, è possibile percepirne il calore sulla pelle che scende diritto al cuore.

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