Salmo 41(40) con il commento di Loredana Bologna



Dal libro dei Salmi
Salmo 41 (40) – Preghiera di un malato
(Lamentazione di un infermo, abbandonato e tradito. Salmo di fiducia e ringraziamento. Messianico)

Testo del Salmo
1 Al maestro del coro. Salmo. Di Davide. 

2 Beato l’uomo che ha cura del debole: nel giorno della sventura il Signore lo libera. 3 Il Signore veglierà su di lui, lo farà vivere beato sulla terra, non lo abbandonerà in preda ai nemici. 4 Il Signore lo sosterrà sul letto del dolore; tu lo assisti quando giace ammalato. 5 Io ho detto: «Pietà di me, Signore, guariscimi: contro di te ho peccato». 6 I miei nemici mi augurano il male: «Quando morirà e perirà il suo nome?». 7 Chi viene a visitarmi dice il falso, il suo cuore cova cattiveria e, uscito fuori, sparla. 8 Tutti insieme, quelli che mi odiano contro di me tramano malefìci, hanno per me pensieri maligni: 9 «Lo ha colpito una malattia infernale; dal letto dove è steso non potrà più rialzarsi». 10 Anche l’amico in cui confidavo, che con me divideva il pane, contro di me alza il suo piede. 11 Ma tu, Signore, abbi pietà, rialzami, che io li possa ripagare. 12 Da questo saprò che tu mi vuoi bene: se non trionfa su di me il mio nemico. 13 Per la mia integrità tu mi sostieni e mi fai stare alla tua presenza per sempre. 14Sia benedetto il Signore, Dio d’Israele, da sempre e per sempre. Amen, amen.

 

 

Canto
Sorelle Clarisse del Monastero Natività di Maria, Rimini

Musica di sottofondo al commento
Libreria suoni di Garage Band

Meditazione
Loredana Bologna

 

Meditazione
Il salmo che abbiamo appena ascoltato mi fa ovviamente pensare al grande dramma della sofferenza. Certamente alle persone ammalate, perché la mia prima impressione è che si riferisca a loro. Ma non solo, credo che sia rivolto in generale a chi è nel dolore per qualsiasi causa di male, fino ad arrivare a chi sta piangendo, in questo stesso momento, perché costretto a fuggire dal proprio Paese perché manca il lavoro e lì non c’è futuro, oppure a causa di una persecuzione politica, se non addirittura religiosa, e non sa a chi aggrapparsi e magari si affida, pur di fuggire, a soggetti senza scrupoli, diventando così da profugo a schiavo della gente più bieca. Non gli resta che Dio a cui chiedere disperatamente aiuto, cercando di mantenere viva quella flebile luce di speranza che gli resta in fondo al cuore. Però, ed è l’aspetto che più mi inquieta, questo salmo lo posso considerare anche nel modo diametralmente opposto. Si parla di un amico che ora non sta più dalla parte dell’ammalato. Un amico fino a poco tempo prima così caro al punto che mangiava alla tavola dell’infermo e che ora, invece, gli si rivolta contro. Ebbene, quante volte anche io mi sono comportata così? Quante volte, per evitare problemi, giudizio altrui, isolamento, non sono intervenuta per portare un po’ di equilibrio, di misericordia e invece ho preferito abbandonare alla pubblica derisione chi era oggetto del discorso? Credo che sia stata proprio questa la pena maggiore patita dal sofferente del salmo: vedersi tradito, abbandonato anche dall’amico più caro! Eppure, quanto sollievo, quanto conforto avrebbe potuto donare l’amico se solo avesse continuato a comportarsi come tale! Fa’ Signore che il mio cuore non si indurisca, fa’ che non giri le spalle. Aiutami piuttosto, Signore, a saper donare un sorriso e un po’ di calore.

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