Salmo 38(37) con il commento di Matteo Pazzagli



Da libro dei Salmi
Salmo 38 (37) – Supplica di un malato posto ai margini
(Lamentazione di un infermo e di un peccatore pentito. Salmo didattico sulla confessione e sul pentimento. Salmo penitenziale)

Testo del Salmo
1 Salmo. Di Davide. Per fare memoria. 

2 Signore, non punirmi nella tua collera, non castigarmi nel tuo furore. 3 Le tue frecce mi hanno trafitto, la tua mano mi schiaccia. 4 Per il tuo sdegno, nella mia carne non c’è nulla di sano, nulla è intatto nelle mie ossa per il mio peccato. 5 Le mie colpe hanno superato il mio capo, sono un carico per me troppo pesante. 6 Fetide e purulente sono le mie piaghe a causa della mia stoltezza. 7 Sono tutto curvo e accasciato, triste mi aggiro tutto il giorno. 8 Sono tutti infiammati i miei fianchi, nella mia carne non c’è più nulla di sano. 9 Sfinito e avvilito all’estremo, ruggisco per il fremito del mio cuore. 10 Signore, è davanti a te ogni mio desiderio e il mio gemito non ti è nascosto. 11 Palpita il mio cuore, le forze mi abbandonano, non mi resta neppure la luce degli occhi. 12 I miei amici e i miei compagni si scostano dalle mie piaghe, i miei vicini stanno a distanza. 13 Tendono agguati quelli che attentano alla mia vita, quelli che cercano la mia rovina tramano insidie e tutto il giorno studiano inganni. 14 Io come un sordo non ascolto e come un muto non apro la bocca; 15 sono come un uomo che non sente e non vuole rispondere. 16 Perché io attendo te, Signore; tu risponderai, Signore, mio Dio. 17 Avevo detto: «Non ridano di me! Quando il mio piede vacilla, non si facciano grandi su di me!». 18 Ecco, io sto per cadere e ho sempre dinanzi la mia pena. 19 Ecco, io confesso la mia colpa, sono in ansia per il mio peccato. 20 I miei nemici sono vivi e forti, troppi mi odiano senza motivo: 21 mi rendono male per bene, mi accusano perché cerco il bene. 22 Non abbandonarmi, Signore, Dio mio, da me non stare lontano; 23 vieni presto in mio aiuto, Signore, mia salvezza.

 

 

 

Canto
Sorelle Clarisse del Monastero Natività di Maria, Rimini

Musica di sottofondo al commento
Libreria suoni di Garage Band

Meditazione
Matteo Pazzagli

Meditazione
Il riflesso del salmo che ho colto dopo la lettura è quella di Giobbe; la mia osservazione non vuole andare a fondo in merito alla “sofferenza del giusto”, dove Dio lo mette alla prova, attraverso sofferenze materiali e dolori affettivi, ma bensì la sua pazienza, ovvero la resilienza nelle tentazioni di Satana: sopportare le ingiustizie. Tutto questo è stato possibile grazie alla purezza dell’anima, che si racchiude con la semplicità del vivere cristiano e appartenere alla dimora di Dio: la fede. Essere come l’uomo giusto di nome Giobbe, sicuramente è un grande modello da perseguire nel cammino della vita, allo stesso tempo la nostra misera fragilità non porta i frutti sperati nel mietere quanto i “granelli di senape”; sembra che tutto sia più complicato – o forse meglio dire impossibile – , e si spegne la luce. Arrivo al cuore di questo bellissimo inno: è proprio “nell’esperienza” del peccato che il Signore, esattamente come ha fatto con Giobbe, ha un messaggio di rivelazione, si fa “curatore” delle nostre piaghe e cura le ferite; perdonatemi per il gioco di parole, ma personalmente amo l’immagine di Dio che, con la sua premura e perfetta letizia, dedica tutto il tempo necessario alla bellezza della nostra anima. Ho citato la Rivelazione, ecco la luce divina che squarcia le nubi, qualcosa di intenso e profondo che si trasforma in un atto salvifico. Nell’uomo lascia un timbro di stupore, per il Signore è l’azione di amore permanente.

Scarica la nostra App su